Zingaretti parte ad alta velocità: «La Tav è un simbolo»

Sotto a un treno. Il neo segretario del Pd sceglie il sì alla Torino-Lione per il debutto e va da Chiamparino, in difficoltà nella corsa per la rielezione

Il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti a Torino ha già compiuto un mezzo miracolo: l’incremento dei votanti rispetto alle primarie del 2017 è stato del 2%. L’emorragia che portò alla storica sconfitta nel 2016 alle elezioni comunali pare essersi interrotta e qualche timido segnale di ripresa si vede in controluce.

Ieri il segretario in pectore si è recato a Torino per salutare il presidente della Regione Sergio Chiamparino, in difficoltà nella corsa per la rielezione, ma sopratutto per allargare la frattura che spacca i gialloverdi: il Tav. La Torino-Lione appare sempre più come l’anello che non tiene, il punto che potrebbe far collassare il governo. Più della grave crisi industriale che sta nuovamente colpendo la città, il Tav attira come un miele chiunque venga in Piemonte.

Assediato dai fotografi e dai giornalisti, accompagnato dal deputato e compagno di partito Andrea Giorgis, nella piazza che ha ospitato ben due massicce manifestazioni pro Torino-Lione Zingaretti ha definito il Tav «un simbolo nazionale». Il neo segretario, circondato da cartelli «Sì Tav» ha poi aggiunto: «Questo paese è di nuovo in ginocchio: abbiamo dati sugli indici di fiducia economica drammatici. I cantieri del paese sono fermi. La Tav è un simbolo di come non ci si deve comportare. Il blocco del Tav lo sta pagando tutto il paese ed è inaccettabile. Per questa ragione i bandi non si devono interrompere, sarebbe un gesto criminale perdere investimenti per il lavoro, ovvero per l’unica vera priorità del paese».

Il tema del lavoro attraverso la creazione di nuove maxi infrastrutture per attrarre investimenti privati, è lo “Zingaretti pensiero” che emerge dopo l’incontro torinese: il tutto in chiave “ambientalista”, perché il Tav, sempre secondo il neo segretario, agevolerà il trasporto delle merci su ferrovia, portando via dalla strada autotreni e inquinamento. Di per sé non è una grande novità: è la posizione storica dai Democratici di sinistra in poi sul Tav. L’unico a rompere, per breve tempo, questo fronte ideologico fu Matteo Renzi nel 2014, quando definì la Torino-Lione «inutile».

Tutto ora pare ruotare intorno al tunnel di base, uno dei grimaldelli con cui il centrosinistra pensa di recuperare il terreno politico conquistato dall’avanzata del centrodestra a trazione leghista, in Italia e in Piemonte. Sergio Chiamparino, al termine del breve incontro ha ringraziato Zingaretti «perché la sua scelta di fare la prima uscita pubblica a Torino sul tema della Tav e delle altre infrastrutture sospese è un segnale di grande vicinanza. Così è chiaro qual è l’unico schieramento che da sempre, senza se e senza ma, lavora per le infrastrutture che servono al futuro del Piemonte e dell’Italia». Gli unici a favore delle grandi opere, tutte, pare voler dire il governatore del Piemonte, siamo noi del Pd, mentre il leghisti sono venditori di fumo.

Oltre al Tav, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, poco altro. Sulla legge per le autonomie Zingaretti è in fase di ascolto: «Ho iniziato ad ascoltare i presidenti delle regioni amministrate dal centro sinistra e il prossimo passo sarà quello di mettere in campo una proposta del centrosinistra sul tema delle autonomie regionali».

Vasto il consenso dei militanti che ieri si sono trovati in piazza Castello per salutare il nuovo segretario del Partito democratico, che domenica sotto la mole ha strappato una larga vittoria sugli avversari con il 67% delle preferenze, ponendo fine all’infatuazione renziana durata poco più di quattro anni.

Marco Titli, giovane consigliere di circoscrizione del Pd, per altro contrario al Tav – ma il fronte è più vasto di quanto si pensi – ieri sembrava sollevato: «Un’attesa molto grande per quello che sarà il partito, che arriva dopo un anno molto impegnativo: siamo stati ingiustamente attaccati da ogni angolo. Al nuovo segretario chiedo che i territori vengano coinvolti nelle scelte, che il partito sia meno romanocentrico, ad esempio valorizzando la proposta di Maurizio Martina di svolgere referendum sulle tematiche più importanti. In ogni caso per noi è un punto di svolta».

MAURIZIO PAGLIASSOTTI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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