Il 20 si vota per le legislative spagnole. Negli ultimi sondaggi Podemos sembra essere in risalita: c’è chi lo indica come secondo partito (dietro al PP), chi come terzo (dietro ai socialisti) e chi come quarto, quasi alla pari di Ciudadanos. Cosa c’è da aspettarsi?
La mia impressione è che, salvo colpi di scena strani dell’ultima ora, si può prevedere che Podemos superi il tetto del 16% ottenuto nelle municipali. Le ragioni sono di diversa natura, ma forse l’eccessiva pressione mediatica precedente non ha dato i frutti desiderati e questo ha permesso a Podemos ristabilire l’ottimismo, essenziale per catturare il voto degli indecisi. Siamo comunque in una situazione di grande volatilità. Attualmente vedo dei risultati più vicini al 20% e non chiudo la porta ad una svolta ancora più positiva. Il vero problema sarà il mondo rurale, che potrebbe permettere ai Popolari di rimanere come il partito più votato e al PSOE di avere più seggi di Podemos malgrado ottenga meno voti.
Nei sondaggi compare una forza identificata come “Unidad Popular”, della quale fanno Izquierda Unida e Unidad Popular en Común. Di cosa si tratta?
Unidad Popular è stato il tentativo di Izquierda Unida di radunare una coalizione di sinistra, iniziato con Ahora en Común, progetto abbandonato, invece, quando Equo ed una parte del settore critico di Podemos hanno abbandonato l’iniziativa. Si potrebbe dire paradossalmente che è IU, considerando che IUCM [sezione di Madrid di IU, NdA] è il colpevole dell’insuccesso della sinistra nella regione di Madrid proprio perché IU non voleva perdere la propria identità.
Quindi questa volta Podemos e Izquierda Unida non saranno alleati?
Personalmente credo che ci sarà un processo di convergenza dopo le elezioni. Podemos ha le sue radici non soltanto all’interno del 15M [movimento degli “Indignados”, il cui simbolo è la maschera del protagonista di “V per Vendetta”, nato in Spagna nel 2011, e poi diffusosi in Europa e nel mondo, per richiedere una maggiore partecipazione del popolo nella gestione del potere, NdA], ma anche all’interno dei partiti della Sinistra. Lo stesso Iglesias ha aspettato fino alla fine una mossa convincente di IU per dare spazio alle energie nuove che provenivano dalla protesta. Per questo motivo avevano chiesto che fossero instaurate delle primarie. Iglesias ha avuto sempre degli ottimi rapporti con Monereo, Anguita o con lo stesso Garzón; ma è ovvio che esistono delle forti differenze su come dovrebbe funzionare un partito. D’altro canto, Garzón è stato inserito, forse troppo tardi, per evitare un crollo ed è lecito che abbia visto con sfiducia, anche per fedeltà a chi l’aveva scelto per il suo attuale ruolo [Garzón è il leader di Izquierda Unida, NdA], un processo di convergenza dove IU poteva sciogliersi all’interno di Podemos. Del resto, personalmente, penso che fino al consolidamento sia stato più positivo per queste due identità rimanere separate. Il potere, che negli ultimi mesi ha coccolato come mai IU, avrebbe accusato tale unione come una sorta di cospirazione radicale. Forse è meglio che s’inizi a parlare a gennaio per risolvere questa assurda separazione fra due partiti che propongono praticamente lo stesso programma.
Se, come prevedono i sondaggi, il Partido Popular tornerà a vincere ma, questa volta, con una maggioranza minore, cosa si prospetterebbe per il governo spagnolo? Il PP potrebbe avere il sostegno di Ciudadanos? O potrebbe formarsi un governo “di larghe intese” (PP-PSOE)? O, ancora, ci potrebbe essere un “Portogallo Bis”? [In Portogallo, il centro-destra non è riuscito a formare un governo stabile e l’incarico è passato al secondo partito (socialista) che ha formato un governo che gode dell’appoggio esterno della Sinistra radicale spagnola (CDU e Bloco), NdA]
Il partito socialista ha molta paura della pasokizzazione [il Pasok, centro-sinistra ellenico, per aver sostenuto governi di austerity in coalizione con il centro-destra ha perso il sostegno dell’elettorato di Sinistra (spostatosi su Syriza), passando in pochi anni dal 43% al 5%, NdA]. Ha integrato tanti aspetti del programma di Podemos, che inizialmente aveva ritenuto dichiaratamente folli, nella propria proposta presentata adesso ai cittadini. Escludo un governo stabile. Del resto, Ciudadanos ha perso parte della sua proiezione nei sondaggi giusto quando Rivera [presidente di Ciudadanos, NdA] ha iniziato a parlare come Aznar [Presidente del governo spagnolo dal 96 al 2004 con i Popolari, NdA], quando, travolti dall’ebrezza di diventare il partito più votato, hanno voluto aggredire lo spazio a destra. In quel momento i cittadini hanno iniziato a vedere il vero volto di Ciudadanos. Rivera da quel momento si è mostrato nervoso e titubante nelle interviste. Questo potrebbe permettere di presagire le difficoltà della successiva alleanza col PP. Intuisco che un possibile governo del PP sarebbe di minoranza, della lista più votata, con tutti ad attendere la prima crisi per farlo cadere. Da questo punto di vista, forse per Podemos è preferibile un passaggio, di due anni, nell’opposizione. A meno che non ci fossero delle vere possibilità di un’alleanza Podemos-PSOE (con IU, se ottiene qualche seggio), soltanto auspicabile se Podemos fosse il partito più votato. Inoltre, la leadership di Sánchez [segretario del PSOE, NdA] è in forse all’interno del PSOE. Se i risultati attuali dovessero confermarsi, Susana Díaz [governatrice dell’Andalusia con il PSOE, NdA] rimane lì, in agguato, attendendo il suo momento. Alcuni gruppi di opinione, come El País, è da tempo che hanno puntato per una coalizione PSOE-Ciudadanos, che tradirebbe meno la volontà del proprio elettorato di queste formazioni. Ma i numeri che si prospettano al momento non lo permetterebbero.
Ma è una prospettiva realistica quella di un governo PSOE-Ciudadanos?
Certamente. Questo però per il PSOE significa rinunciare ad un settore della Sinistra al quale ormai non convince da tempo, ma estremamente identitario per i loro interessi. In molti sensi, queste elezioni sono un crocevia per la vecchia politica spagnola. Il PSOE non ha, come il PD italiano, la condizione di partito che arriva al potere senza una retroscena forte a livello nazionale. Puntare sugli interessi dell’IBEX-35, cioè dei principali gruppi economici e del settore finanziario, significa abbandonare definitivamente la O di “obrero”, operaio, delle proprie sigle. Se pensiamo che anche il PSOE si nutre, come il PP, di un elettorato che prevalentemente oltrepassa i 40 anni, il loro futuro inizia ad essere in pericolo.
Fino diversi mese fa, Podemos volava nei sondaggi intorno al 30%, poi era calato di poco oltre il 10% e, nelle ultime settimane, è risalito tra il 15% e il 20%. A cosa sono dovuti il calo e il successivo recupero?
I sondaggi sono stati quasi sempre manipolati. E, forse, continuano ad esserlo. C’era un evidente interesse, persino dalla destra, a presentare l’equilibrio del paese a rischio in modo da poter ottenere un appoggio più deciso da parte dei soci dell’UE. Il PP conosceva anche il forte calo di voti che doveva affrontare e, di conseguenza, di sicuro vide come positiva l’emergere di una nuova formazione politica che restasse forza d’opposizione. Il problema è che dopo la situazione è sfuggita al loro controllo e Podemos è diventata una vera minaccia. Per contrastarla hanno dovuto ingigantire delle autentiche piccolezze, trasformare in scandali alcune questioni che erano veramente ridicole. Hanno fatto, ad esempio, intervenire le competenze dello Stato in beneficio degli interessi del proprio partito, presentando come irregolare una procedura nel pagamento delle imposte di Juan Carlos Monedero [uno dei dirigenti di Podemos], che viene usata da tantissimi contribuenti. E dopo la questione dei tweet fuori contesto di Zapata, del resto scritti 5 anni prima, ecc. Scandali creati dal nulla che, in tutti i casi, quando sono stati portati dai giudici, son finiti disistimati e senza nessun tipo di sanzione. Ma il fango era lì e l’immagine di Podemos era messa in discussione permanentemente per l’opinione pubblica. Dopo, la campagna catalana focalizzata come un plebiscito su questioni di Stato ha lasciato Podemos in una posizione scomoda. Il miracolo era possibile e personalmente prevedevo una crescita in questa campagna per due motivi: prima o poi il resto dei partiti doveva lottare fra di loro per il potere, dimenticando Podemos; in secondo luogo, i consensi sociali sono rotti da tempo e questo riguarda persino i grandi gruppi economici. È bastato che Ciudadanos volesse mettere in discussione il primato del PP e, subito dopo, è venuto fuori che Podemos stava dove potevamo immaginare, con circa il 16% di voti reali che finora aveva ottenuto in Spagna. E questo ha scatenato il processo inverso, con un clima di crescita nel rush finale che permette di lottare per ottenere i voti dei cittadini indecisi.
Dunque, secondo la tua analisi, è ancora possibile pensare ad una vittoria (relativa) di Podemos?
Podemos ha già vinto per chi considerava che, pur partendo con l’intenzione di vincere le elezioni, il traguardo vero era consolidare il partito come la vera forza politica alternativa ai poteri stabiliti. Podemos è consapevole del fatto che vincere le elezioni non significa avere un vero potere trasformatore di questa società. Il percorso sarà in ogni caso lungo. Ma lottare adesso per diventare il partito egemonico della Sinistra e persino per poter ottenere il premio di diventare il partito più votato è già una vittoria. Podemos adesso può aspirare, non soltanto ad essere un referente vero per la politica spagnola, bensì diventare un modello per l’emergente Sinistra internazionale, che nell’ultimo decennio tenta di trovare la strada per configurare delle nuove alternative di lotta contro il neoliberismo. Non siamo i primi arrivati e l’esempio di Syriza può vantare di aver raggiunto dei traguardi più importanti. Ma se confrontiamo che l’interessante esperienza italiana di L’Altra Europa era riuscita ad ottenere dei consensi analoghi a quelli di Podemos per le elezioni europee, possiamo capire che il resto del processo costituente del partito è da analizzare, in quanto contiene molti aspetti su cui la Sinistra dovrebbe riflettere, fondamentalmente per quanto riguarda la partecipazione cittadina e la capacità di coinvolgere i giovani in un processo costituente. Oltre al fatto di capire la strada da ripercorrere per diventare di nuovo decisivi nell’egemonia ideologica. L’agenda politica di tutti i partiti spagnoli è già guidata dalle proposte di Podemos. In questo senso, abbiamo già vinto indipendentemente dai risultati, che ci auspichiamo siano buoni malgrado tutte le avversità che sono state affrontate.
Infatti il problema della Sinistra Europea sta nei rapporti di forza, totalmente sfavorevoli ad essa (come nel caso della Grecia). Si sta assistendo ad un rafforzamento della Sinistra in quasi tutti i cosiddetti “PIIGS”: in Portogallo, la Sinistra radicale, raccolta in CDU e Bloco, ha ottenuto complessivamente il 18% e sostiene il governo del socialista Costa; in Irlanda, Sinn Fein è dato tra il 20% e il 25%; in Grecia, ci sono state due vittorie di Syriza con 36% e 35%; in Spagna, Podemos viaggia intorno al 20%. Manca l’altra “I” di “PIIGS”: in Italia c’è una grande assenza di Sinistra. L’elettorato storico di Sinistra e il “nuovo” anti-sistema è, in parte, stato intercettato dal Movimento 5 Stelle e, in parte, finito nell’astensionismo. La Sinistra è da anni frammentata e indebolita e crea liste unitarie che nascono appena in tempo per partecipare alle varie elezioni. Riguardo alla Sinistra italiana, quali sono la tua analisi, i tuoi auspici e i tuoi consigli?
Effettivamente l’Italia adesso è l’anello mancante. Negli anni 70 la maggior parte della Sinistra spagnola si è formata sulla teoria politica italiana e francese. Quando in Italia è emerso il M5S siamo stati in tanti ad avvertire il pericolo reale dei veri populismi. Se la Sinistra non si muoveva, perdeva i tempi necessari in politica. Io stesso l’ho avvertito dopo le elezioni italiane del 2013 nel mio blog, inconsapevole del fatto che anche in Spagna, nei diversi movimenti che hanno generato Podemos, si stava, per fortuna, riflettendo seriamente su queste necessità. L’Italia non ha attualmente i problemi che ha dovuto affrontare Podemos, cioè un calendario elettorale imminente. I diversi gruppi alternativi di Sinistra, gli attivisti politici, la società italiana, tutti sono pronti ad accogliere un tipo d’iniziativa come quella di Podemos. Il problema è che un processo emergente non si può indurre e non si può raggiungere soltanto con un tipo d’iniziativa di porte aperte, ma spingendosi oltre e dando protagonismo ai giovani, rivolgendosi direttamente a loro in modo che diventino parte attiva del processo. La rappresentanza diretta non è possibile e Podemos è consapevole di non rappresentare il 15M, ma è stato un interlocutore valido. Contrariamente, il M5S ha giocato soltanto con l’illusione di democrazia, senza curare la partecipazione cittadina. C’è, di conseguenza, ancora spazio per delle nuove iniziative. Altrimenti non ci sarebbe Possibile nell’orizzonte, non sarebbe emersa L’Altra Europa, non ci sarebbe un interesse di SEL, né Landini e la Coalizione Sociale come movimento. Il problema è che questo non funzionerà se non si crea dimenticando l’apparato di partito, se non si costruisce a partire da strumenti di aggregazione. Conviene, in questo senso, ricordare che Podemos ha liberato la propria piattaforma come open source e che i diversi statuti costituenti forse sono da studiare per capire come si possono costruire e migliorare queste nuove forme di associazione. Dobbiamo considerare che se Podemos non è in questi momenti in condizione di disputare veramente l’assalto al potere, cioè una vittoria che permetta di governare con assolute garanzie, è dovuto al fatto che non ci sono dei circoli nella Spagna rurale. Molti si stanno costituendo adesso, con l’aiuto di tanti compagni impegnati nell’attuale campagna per queste elezioni e che trovano il sostegno e le adesioni di tante persone che non erano riuscite ad associarsi per partecipare attivamente alla vita del partito. Del resto, per tanti motivi, spetterebbe all’Italia un ruolo di primo livello all’interno di questo processo e sarebbe imperdonabile se così non fosse a causa della paura di rinunciare ad una piccola influenza sociale e politica, quando è in gioco l’imperante necessità di reagire di fronte ai danni che il neoliberismo sta generando.
Grazie per l’intervista e auguri a Podemos e a tutta la Sinistra spagnola!
Grazie a te e a tanti per averci dato ascolto e sostegno in questi inizi così difficili!
PIETRO MARINO
redazionale
19 dicembre 2015
foto tratta dal canale You Tube IU Cordoba TV