SECONDA PARTE
In un solo anno, il 1914, Charlie Chaplin era divenuto uno dei massimi esponenti di Hollywood e, lasciata la Keystone (con “strazio” come scrisse nella sua autobiografia), riuscì ad ottenere un contratto con maggiore libertà di azione e 1250 dollari alla settimana dalla Essanay.
Fondata nel 1907 a Chicago come Peerless Film Manufacturing Company da George K. Spoor (Highland Park, 1872 – Chicago, 24 novembre 1953) e Gilbert M. Anderson (Little Rock, 21 marzo 1880 – 20 gennaio 1971), divenne Essanay Film Manufacturing Company allorché i due fondatori decisero di rinominarla utilizzando la crasi fonica delle loro iniziali: S [es] end [en] A [ei]. Tra i punti di forza della casa di produzione c’erano i western che vedevano protagonista Broncho Billy, personaggio ideato e interpretato dallo stesso Anderson, i drammi con Wallace Beery e Francis X. Bushman e le comiche di Ben Turpin, sua la prima torta in faccia della storia del cinema nel film Mr. Flip (1909) diretto da Anderson che era l’autentico factotum della Essanay e che riuscì con determinazione, nonostante lo scetticismo di Spoor, a mettere sotto contratto “il Vagabondo”.
Chaplin, che non era riuscito portare con se nessuno dei colleghi della Keystone, dovette costruirsi un cast pressoché fisso di “comprimari”. Il primo ad essere scelto fu il già citato Ben Turpin (New Orleans, 19 settembre 1869 – Santa Monica, 1 luglio 1940) attore affetto da strabismo che recitò in centinaia di film (nel 1992 venne citato da Elio e le Storie Tese nella canzone “Uomini col borsello” dell’album “Italyan, Rum Casusu Çikti”). Quindi Leo White (Grudziadz, 10 novembre 1882 – Glendale, 20 settembre 1948) spesso impiegato nel ruolo dell’aristocratico di turno, William Edward “Bud” Jamison (Vallejo, 15 febbraio 1894 – Hollywood, 30 settembre 1944) nei panni del corpulento scorbutico ed infine Lloyd Bacon (San Jose, 4 dicembre 1889 – Burbank, 15 novembre 1955) già attore nei western di Broncho Billy. Ma rimaneva un vuoto da colmare, quello della prima attrice, il ruolo che alla Keystone era stato di Mabel Normand. Dopo numerosi colloqui, Chaplin trovò una candidata giovane e carina che la Essanay aveva da poco scritturato, ma il provino fu un autentico disastro. Più tardi l’attrice affermò di averlo fatto apposta poiché interessata solo ai ruoli drammatici. Non sapremo mai la verità su quel provino, ma quell’attrice di successo nei ruoli drammatici ne ebbe eccome, era Gloria Swanson (Chicago, 27 marzo 1899 – New York, 4 aprile 1983).
Il primo film di Chaplin, col nuovo cast e la nuova compagnia, fu His New Job (Charlot principiante, Il debutto di Charlot, Charlot attore) uscito nelle sale il primo febbraio del 1915. Nella pellicola, il Vagabondo (Charlie Chaplin), aspirante attore, si trova sul set di un film in costume insieme ad un’altra comparsa (Ben Turpin). Prima combina guai come aiuto macchinista, quindi causa il ritardo del protagonista (Leo White). Infine viene scelto come attore al fianco della diva (Charlotte Mineau) e del divo (Bud Jamison) con risultati catastrofici. Un’incursione satirica nel mondo del cinema sulla falsa riga di A Film Johnnie girato l’anno precedente per la Keystone. Nel film anche Gloria Swanson che apparve, per pochi secondi, nella parte della stenografa, dopo essere stata sostituita da Charlotte Mineau nel ruolo della diva.
Il problema non era quindi risolto. Chaplin continuava, tra attrici e ballerine, la ricerca della sua “prima donna”. Una sera Carl Strauss, modesto attore di origine tedesca più volte a fianco di Anderson nei film di Broncho Billy, suggerì al regista una ragazza che frequentava il Tate’s Café di Hill Street di San Francisco. Chaplin si precipitò e trovò la giovane. Dubitò delle sue capacità recitative, ma la scritturò. Era bellissima. Si chiamava Edna Purviance (Paradise, 21 ottobre 1895 – Hollywood, 11 gennaio 1958) e divenne la compagna di vita di Chaplin.
Ma i problemi continuavano. La Essanay non stava rispettando gli accordi che prevedevano anche un bonus di 10000 dollari alla firma del contratto. Spoor, assai poco convinto dell’investimento, si rifiutò a lungo di incontrare Chaplin che nel frattempo realizzò A Night Out (Charlot nottambulo, Le notti bianche di Charlot, Una sera fuori casa) proiettato per la prima volta il 15 febbraio 1915.
Incrociatisi per strada il Vagabondo (Charlie Chaplin) e il suo amico (Ben Turpin), ubriachi dopo una notte passata a bere, si concedono un’ultima bevuta nel ristorante dell’hotel che li ospita. Portano lo scompiglio fino a quando un robusto cameriere (Bud Jamison) li caccia in malo modo. Costretti a rientrare in camera scoprono che di fronte a loro c’è la stanza di una bella ragazza (Edna Purviance) che ignorano essere la moglie del nerboruto cameriere. Una scatenata “farsa etilica” che perfezionò il rapporto tra Chaplin e gli oggetti (spazzolino e dentifricio usati per lucidare le scarpe). Il film segnò l’inizio della collaborazione del regista con l’operatore Roland “Rollie” Totheroh (San Francisco, 29 novembre 1890 – Los Angeles, 18 giugno 1967) che durerà per tutti i successivi film.
Le prime due pellicole per la Essanay vennero girate a Boston, la sede principale della casa di produzione, ma Chaplin considerava quella città troppo fredda. Decise pertanto di trasferirsi, con tutta la sua troupe, a Niles una cittadina del Michigan, dove venivano girati i film western di Anderson.
In un clima, lavorativo e climatico, più congeniale, Chaplin realizzò The Champion (Charlot boxeur, Charlot eroe del ring) nelle sale l’11 marzo 1915. Accompagnato da un bulldog, il Vagabondo (Charlie Chaplin) trova un ferro di cavallo e lo considera un segno positivo del destino. Per guadagnare qualcosa si reca pertanto in una palestra che è alla ricerca sparring partner per i suoi pugili e, infilandosi il ferro nel guantone, riesce a mettere KO il suo avversario facendosi notare dall’allenatore (Lloyd Bacon) che lo vuole portare a sfidare il campione Bob Uppercut (Bud Jamison). In palio non semplicemente la gloria, ma le attenzioni della bella figlia (Edna Purviance). Il film, che rese omaggio allo sport preferito di Chaplin, affinò ulteriormente il personaggio che non era e non voleva essere essere un eroe, ma appunto un vagabondo che cerca di sopravvivere. Non a caso l’autore mise in luce la furbizia, l’egoismo e il rifiuto degli scrupoli del suo personaggio. Inoltre per la prima volta Chaplin pretese che venissero fatte copie del film in modo tale che il montaggio potesse essere realizzato sulle copie e non sul negativo originale come era consuetudine per la Essanay.
Meno interessanti In the Park (Charlot nel parco), una raffazzonata comica di un solo rullo (circa 15 minuti) in cui il Vagabondo (Charlie Chaplin) cerca di conquistare la bella bambinaia (Edna Purviance) tra borse rubate, calci nel sedere e lanci di mattone, e A Jitney Elopement (Charlot prende moglie, Charlot rapisce Mabel… un assurdo titolo italiano) che vede la solita coppia, Vagabondo e ragazza (Charlie Chaplin e Edna Purviance), ostacolata da un matrimonio combinato.
Cruciale fu, invece, The Tramp (Charlot vagabondo, Il vagabondo, Charlot ortolano… altro assurdo titolo italiano) giunto nelle sale l’11 aprile del 1915. Il Vagabondo (Charlie Chaplin) dopo aver sventato una rapina ai danni della figlia (Edna Purviance) di un fattore (Fred Goodwins), viene assunto per riconoscenza e affiancato ad un bracciante (Paddy McGuire). Tuttavia più che al lavoro nella fattoria, il giovane squattrinato è interessato alla ragazza e dopo aver sventato un nuovo tentativo di furto, accentua un suo infortunio per tenerla vicino a se. Ma quando pensa di essere riuscito a conquistarla arriva il fidanzato (Lloyd Bacon). Triste e disilluso al Vagabondo non resterà che abbandonare malinconicamente la fattoria.
Senza dubbio la migliore pellicola realizzata da Chaplin alla Essanay “non solo per la straordinaria ingegnosità delle gag (su tutte, la mungitura della mucca utilizzando la coda come leva di fonte) e per la perfezione dei tempi di racconto, ma anche perché rappresenta consapevolmente e sin dal titolo l’evoluzione definitiva e archetipa del personaggio del Vagabondo, lasciandone affiorare senza filtri tutta l’umanità, il patetismo, la necessità di amore e il disincantato fatalismo” (Mereghetti).
Chaplin con The Tramp iniziò a ridere della disperazione, attraverso la disperazione. Il Vagabondo resiste, lotta e vive in una società che non lo vuole, una società che lo respinge e mentre chiude il film, per la prima volta camminando in direzione opposta rispetto alla telecamera, benché affranto viene attraversato da una “scossa” che lo sprona a continuare a camminare. Il viaggio è la sua vita.
Dopo quattro comiche realizzate a Niles, Chaplin decise di affittare un piccolo studio nel cuore di Los Angeles. Una parte dello stesso venne messa a disposizione di due giovani allora semisconosciuti: Hal Roach (New York, 14 gennaio 1892 – Los Angeles, 2 novembre 1992) che anni dopo inventò, insieme a Leo McCarey, la coppia Laurel & Hardy (Stanlio e Ollio) e Harold Lloyd (Burchard, 20 aprile 1893 – Beverly Hills, 8 marzo 1971) che in breve tempo diventerà anch’egli un beniamino del pubblico.
Per Chaplin, invece, la pellicola successiva fu By the Sea (Charlot alla spiaggia) datata 29 aprile 1915, in cui il Vagabondo (Charlie Chaplin), in una ventosa giornata di mare, nell’ordine litiga con un villeggiante (Billy Amstrong), corteggia la bella moglie (Edna Purviance) di un corpulento uomo (Bud Jamison) ed infine tenta l’approccio con la moglie (Margie Reiger) del primo villeggiante. Una comica di un rullo che fece temporaneamente ritornare Chaplin al genere slapstick in cui i coni gelato sostituirono le torte in faccia.
Dopo un cammeo nel film His Regeneration di Gilbert M. Anderson, Chaplin realizzò un nuovo capolavoro: Work (The Paperhanger, Charlot apprendista) uscito il 21 giugno 1915. Sfruttato dal padrone (Charles Insley) che lo usa anche come mulo per trasportare se stesso e un carretto stracarico di attrezzi su una impervia salita, un imbianchino (Charlie Chaplin) inizia a tinteggiare la stanza di una ricca e diffidente signora (Marta Golden) che non tarda a nascondere tutta l’argenteria prima dell’inizio dei lavori. Durante una pausa della sua opera catastrofica, il ragazzo corteggia una bella, ma poco efficiente cameriera (Edna Purviance). Nel frattempo il padrone di casa (Billy Armstrong) bloccato dai lavori, scopre l’amante (Leo White) della moglie. L’uomo cerca così di nascondersi, ma il marito geloso lo insegue pistola alla mano e un colpo, finito accidentalmente nella stufa, provoca la distruzione della casa. Basato sullo sketch di Fred Karno “Spring Cleaning” (“Pulizie di primavera”), il film unì la plasticità migliore di Chaplin alle tematiche sociali, nello specifico lo sfruttamento del lavoro, che saranno sempre più importanti nell’opera dell’autore.
Sydney, fratello maggiore di Charlie, era ormai in scadenza di contratto con la Keystone ed era sempre meno interessato alla carriera di attore e sempre più propenso a curare gli affari di Charles. Il Vagabondo era diventato, film dopo film, sempre più popolare. Veniva richiesto per ogni tipo di attività commerciale, ogni negozio aveva statuine e pupazzi con le sue sembianze. Ogni trasferimento da una città ad un’altra portava la folla al delirio.
La successiva pellicola di Chaplin fu A Woman (The Perfect Lady, Charlie, the Perfect Lady, La signorina Charlot, Charlot signorina, Charlot dongiovanni) uscita nelle sale il 12 luglio 1915. Approfittando dell’assopimento di moglie (Marta Golden) e figlia (Edna Purviance) sulla panchina di un parco, un uomo (Charles Insley) fa delle avance ad una donna (Margie Reiger) corteggiata anche dal Vagabondo (Charlie Chaplin) che nello scontro ha la peggio. La donna, fingendo di voler giocare, benda il marito, lo deruba e gli da un calcione nel di dietro, il Vagabondo approfitta così della situazione e lo spinge in un laghetto per poi raggiungere moglie e figlia sulla panchina. Dopo essersi fatto invitare a casa delle due donne, inizia a corteggiare, con successo, la giovane fino a quando questa entusiasta lo presenta al padre, rientrato a casa accompagnato da un amico (Billy Armstrong), che lo riconosce e cerca di prendersi la sua rivincita. Il Vagabondo per nascondersi si traveste da donna e finge di essere un’amica della figlia. Riesce perfino ad affascinare i due uomini, prima di essere smascherato e cacciato.
Terza e ultima apparizione di Chaplin in abiti femminili dopo A Busy Day e The Masquerader realizzate nel 1914 per la Keystone, ma in A Woman il travestimento fu meno innocente rispetto alle precedenti, non a caso la critica dell’epoca tacciò il film di volgarità anche per aver osato sottintesi sessuali sia tra due donne (la Purviance bacia il Vagabondo quando è travestito da donna) sia tra due uomini (il Vagabondo travestito invita il padre e l’amico a baciarlo contemporaneamente sulle guancia, ma si sposta facendo incontrare i baffi dei due uomini). Cose che possono sembrare folli, ma che più di cento anni fa fecero scandalo al punto che la civilissima Svezia vietò il film fino agli anni trenta. Da segnalare, infine, in A Woman l’uso sempre più disinvolto del bastone da parte del Vagabondo, divenuto ormai una “protesi” del suo corpo.
Seguì The Bank (Charlot inserviente di banca, Charlot in banca), uscito nelle sale il 9 agosto del 1915. Nel film il Vagabondo (Charlie Chaplin) è un addetto delle pulizie in un istituto di credito che decide di dichiararsi alla segreteria (Edna Purviance) del direttore (Charles Insley) con una lettera che la giovane, tuttavia, straccia e cestina. In preda allo sconforto The Tramp interviene per evitare una rapina e salvare l’amata che ora pare ricambiare, ma è solo un sogno e il Vagabondo si sveglia abbracciato ad uno scopa. Il bisogno di amore è ormai fondamentale nella psicologia di Chaplin che per l’occasione riadattò un tema già affrontato alla Keystone in The New Janitor.
Nonostante l’iniziale idillio con la Essanay finì presto, le pellicole realizzate per questa casa di produzione furono molto importanti per Chaplin poiché gli consentirono di misurarsi con budget più importanti rispetto alla Keystone e di conseguenza gli permisero di sviluppare maggiormente le proprie intuizioni in set sempre più elaborati. Per il successivo Shanghaied (Charlot marinaio), nelle sale il 4 ottobre 1915, venne allestito un set con tanto di battello “ondeggiante”. Il proprietario di una barca (Wesley Ruggles), per saldare i debiti accumulati, decide, aiutato da un vecchio nostromo (Bud Jamison) e da un nuovo capitano (John Rand), di far esplodere l’imbarcazione in mare, al fine di incassare il premio dell’assicurazione. Per farlo i tre “ingaggiano” un equipaggio tra i quali figura anche il Vagabondo (Charlie Chaplin). Di nascosto si imbarca anche la figlia (Edna Purviance) del proprietario del battello che si pentirà pertanto del suo piano. Chaplin con Shanghaied (che in termini navali significa “imbarcato a forza”) segnò un “ulteriore passo in avanti nella sua ricerca formale e spettacolare” (Mereghetti). Da segnalare la zuppa servita all’equipaggio che in realtà è l’acqua usata per risciacquare piatti e stracci.
Chaplin aveva ormai maturato l’idea di lasciare la Essanay, ma da contratto, doveva ancora realizzare alcune comiche. Il lavoro successivo fu A Night in the Show (Charlot a teatro) proiettato per la prima volta il 20 novembre 1915. Nella pellicola l’attore smise i panni del Vagabondo per interpretare un doppio ruolo: da una parte l’arrogante borghese Mr. Pest dall’altra il proletario ubriaco Mr. Rowdy. I due, interagendo con praticamente tutti gli attori comprimari della compagnia, disturbano lo spettacolo in una serie di sketch ispirati allo spettacolo di Fred Karno “Mimming Bird” noto anche come “A Night in an English Music Hall”.
Il personaggio del Vagabondo non comparve nemmeno nel successivo Charlie Chaplin’s Burlesque on Carmen (Carmen, La parodia di Carmen) ultimo film di Chaplin per la Essanay. Nell’ottobre del 1915 il regista stava pensando ad un film politico, con forti tematiche sociali. Si sarebbe intitolato Life e avrebbe trattato il tema della disoccupazione, ma la casa di produzione glielo impedì sostituendolo, appunto, con Carmen che più che ispirarsi alla novella di Prosper Mérimée, magicamente musicata da Georges Bizet, parodiò il film omonimo di Cecil B. De Mille. La pellicola venne poi rimontata e allungata dalla Essanay, cosa che fece andare Chaplin su tutte le furie.
Venne realizzato prima, ma uscì molti mesi dopo Police (Charlot ladro) girato nell’autunno del 1915, ma nelle sale solo il 27 maggio del 1916 quando Chaplin aveva da tempo lasciato la Essanay. Uscito di prigione il Vagabondo (Charlie Chaplin) viene coinvolto nel piano di un vecchio compagno di cella (Wesley Ruggles) che vuole svaligiare la casa di una giovane (Edna Purviance). Dopo aver chiamato la polizia, la ragazza intenerita dal Vagabondo, lo presenterà ai poliziotti come suo marito. Una descrizione della povertà cruda e realistica, in un film rimontato dalla Essanay che nel 1918 fece uscire Triple Trouble (Charlot nei guai, I mutamenti di Charlot, Charlot e le spie) un confuso montaggio di immagini di repertorio realizzato da Leo White senza l’autorizzazione di Chaplin.
Chaplin aveva ormai raggiunto fama internazionale. I film del Vagabondo giunsero, infatti, anche in Europa. Nel Regno Unito, Paese natale di Chaplin, ottennero un grande successo, come testimoniato dallo stesso Sydney al fratello. Non meno in Francia. Nel giugno del 1915, l’Himalaya Films, che distribuiva in patria le pellicole di Chaplin, ribattezzò il buffo personaggio con i baffi neri, la bombetta, i pantaloni e le scarpe troppo larghe e la giacca troppo stretta. The Tramp divenne Charlot.
Nel nostro Paese il nome di Chaplin apparve per la prima volta verso la fine del 1915 grazie ad alcuni inserti pubblicitari, curati da Giuseppe Barattolo fondatore della Caesar Film, su “La Cinematografia italiana e estera”, rivista molto attenta a ciò che accadeva oltre oceano. Anche in Italia venne adottato il nome di Charlot (i paesi di lingua spagnola preferirono, invece, il più familiare Carlitos) e tutti i film vennero titolati partendo proprio da Charlot, a caso, anche quando il personaggio non veniva portato sullo schermo (per questo, per facilitare la ricerca, abbiamo riportato anche tutti i, talvolta improbabili, titoli italiani). Nel nostro Paese le comiche di Chaplin arrivarono tra il 1915 e il 1916.
Il primo film a superare le maglie della censura fu His New Profession (realizzato nel 1914 alla Keystone) il 12 ottobre 1915, ma la prima proiezione certa, fortemente voluta dal distributore ligure Stefano Pittaluga della Società Anonima Pittaluga, fu Tillie’s Punctured Romance (il lungometraggio del periodo Keystone diretto da Mack Sennett) avvenuta nel Cinema moderno di Genova, una sala di 480 posti che sorgeva dal 1901 in via XX settembre al numero 193r. Era il 18 marzo 1916 e fu tutt’altro che un successo. Il pubblico si divertì poco, forse anche perché nonostante la titolazione italiana (L’odissea di Charlot, Charlot e Tillie, Charlot milionario per un’ora), Chaplin non interpretò il personaggio del Vagabondo, e la critica, espressa sulle pagine della Cronaca Genovese e della Cronaca Savonese, fu impietosa e bollò la pellicola come un’americanata con scene lunghe e noiose. La Società Anonima Pittaluga aveva l’esclusiva per i film della Keystone e con il passaggio alla Essanay alcune pellicole vennero distribuite, con maggiore successo, dalla Lombardo Film che importò con più regolarità i film di Chaplin. Ormai per tutti i film di Charlot.
Chaplin era sempre più popolare anche negli Stati Uniti. Quasi ogni città che visitava gli conferiva la cittadinanza onoraria, folle di ammiratori lo aspettavano in ogni stazione e sotto ogni hotel in cui alloggiava. Veniva invitato a feste di gala con nobili di mezza Europa, ma quel mondo fasullo fatto più di apparenza che di sostanza non gli apparteneva. Chaplin si appassionò sempre più all’arte, alla cultura, alla musica. Dopo aver realizzato la sua parodia della Carmen conobbe il “tenore per eccellenza”, Enrico Caruso. Ma l’ideatore del Vagabondo si sentiva solo, come un altro Europeo giunto ad Hollywood in cerca di fortuna. I due si incontrarono e il regista incoraggiò quell’italiano che aveva un nome lunghissimo, ma che poco dopo sarebbe diventato un autentico divo con nome di Rodolfo Valentino (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926).
Ad inizio del 1916, dopo gli scontri per Carmen e Police, Chaplin chiuse definitivamente il rapporto con la Essanay e passò alla Mutual Film Corporation, società fondata nel 1912 da Harry E. Aitken (Waukesha, 4 ottobre 1877 – Chicago, 1 agosto 1956) già produttore esecutivo del discusso The Birth of a Nation (Nascita di una nazione, 1915) di David Wark Griffith, e John R. Freuler (Monroe, 17 novembre 1872 – 19 dicembre 1958). L’accordo tra la Mutual e Charlie Chaplin prevedeva un contratto da 670000 dollari annui e la realizzazione di 12 pellicole da due rulli. Il ritmo di produzione passò quindi dai 3 film al mese nel periodo Keystone, ad un film al mese nel periodo Essanay per arrivare ad un film ogni 45 giorni per la nuova casa di produzione.
Chaplin convinse molti dei “suoi attori” a seguirli nella nuova avventura a partire da Edna Purviance. Al gruppo si aggiunsero Albert Austin (Birmingham, 13 dicembre 1882 – Hollywood, 17 agosto 1953) ed Eric Campbell (Dunoon, 26 aprile 1879 – Los Angeles, 20 dicembre 1917) provenienti, come Chaplin, dalla scuola di Fred Karno.
La prima opera realizzata per la Mutual, girata come le successive negli Lone Star Studio a Los Angeles, fu The Floorwalker (Charlot caporeparto, Charlot commesso, La scala mobile) uscito nelle sale il 15 maggio 1916. In un grande magazzino (interamente ricostruito in studio) il Vagabondo (Charlie Chaplin) mette a dura prova la pazienza del commesso (Albert Austin), mentre il direttore (Eric Campbell) e il caporeparto (Lloyd Bacon) svuotano le casseforti degli uffici e stipano il denaro in una borsa. Quest’ultimo vuole tenersi tutto il malloppo e, dopo aver stordito il direttore, approfitta della sua somiglianza col Vagabondo per scappare, ma la borsa finisce proprio nelle mani di quest’ultimo. Un bel debutto alla Mutual anche se Chaplin scontò qualche difficoltà narrativa. Da segnalare la “pantomima” speculare tra i sosia, poi perfezionata dai Fratelli Marx in Duck Soup (La guerra lampo dei Fratelli Marx, 1933) e il geniale inseguimento finale sulla scala mobile.
Il 12 giugno dello stesso anno uscì The Fireman (Charlot pompiere). Per intascare i soldi dell’assicurazione, un uomo (Lloyd Bacon) promette la mano della figlia (Edna Purviance) al manesco comandante dei vigili del fuoco (Eric Campbell) a patto che non intervenga per spegnere l’incendio con cui vuole distruggere la propria casa ed incassare il denaro. Ma alla ragazza è anche interessato il Vagabondo (Charlie Chaplin) che, nonostante la sua goffaggine, è temporaneamente in servizio come pompiere. Mentre i vigili del fuoco sono impegnati a spegnere l’incendio dell’abitazione di un altro uomo (Leo White), il truffatore innesca quello doloso ignorando che la figlia è rimasta intrappolata dentro. La salverà il Vagabondo che, riscattandosi agli occhi dei colleghi, troverà l’amore. La pellicola rappresenta una rara testimonianza dell’epoca: vera fu la caserma dei pompieri, veri furono i mezzi di soccorso (se si escludono le trovate di Chaplin come i due rubinetti), vere furono le case in fiamme (due edifici destinati alla demolizione). Le novità più rilevanti giunsero dal montaggio che aiutò alcune gag e fornì un nuovo ritmo all’azione.
Il film successivo fu The Vagabond (Il vagabondo) la cui prima avvenne il 10 luglio 1916. Il Vagabondo (Charlie Chaplin) violinista di strada è costretto alla fuga dopo aver preso elemosine non sue. Trova rifugio in un accampamento di gitani dove un vecchio zingaro (Eric Campbell) e consorte (Leo White, in abiti femminili) tengono schiava una povera ragazza (Edna Purviance), ma i due giovani riescono fortunatamente a fuggire condividendo momenti di intensa tenerezza. Un giorno un pittore (Lloyd Bacon) fa un ritratto della giovane che viene esposto in una galleria d’arte dove una ricca signora (Charlotte Mineau) lo nota e vi riconosce la figlia un tempo rapita. Il Vagabondo, dopo aver rifiutato dei soldi come ricompensa, è rassegnato alla sua solitudine, ma la ragazza lo vuole con se. Il film, da non confondere con The Tramp dell’anno precedente, può rappresentare una sorta di spartiacque tra la filmografia di Chaplin unendo definitivamente la commedia, non più slapstick, al dramma di tipo dickensiano.
One A.M. (Charlot rientra tardi, Charlot gentiluomo ubriaco, Charlot ubriaco, Il nottambulo) fu, invece, uno straordinario one man show. Rientrato a casa un gentiluomo ubriaco (Charlie Chaplin) lotta contro tutti gli oggetti dell’arredamento il cui uso, reso incongruo dall’alcol, gli si rivolta contro siano essi tappeti, animali impagliati, scale, armadi o letti. Se si esclude l’iniziale apparizione del tassista (Albert Austin) che accompagna l’ubriaco a casa, per oltre 20 minuti Chaplin tenne da solo la scena e, senza interpretare il Vagabondo, diede sfoggio delle sue doti mimiche e acrobatiche.
Una serie di equivoci furono, invece, alla base del successivo The Count (Charlot conte, Il conte) nelle sale dal 4 settembre 1916. Inetto apprendista sarto, il Vagabondo (Charlie Chaplin) viene licenziato dopo aver distrutto alcuni capi anziché stirarli. Quando il suo principale (Eric Campbell) trova in uno di essi una lettera con cui un certo Conte Broko si rammarica di non poter partecipare alla festa della ricca ereditiera (Edna Purviance), decide di spacciarsi per il nobile e si presenta alla festa ignorando che la cuoca di casa (Eva Thatcher) ha una relazione con suo ex dipendente. Temendo di essere smascherato promette al Vagabondo la riassunzione in cambio del suo silenzio. Ma all’atto delle presentazioni sarà proprio The Trump a spacciarsi per Conte fino a quando non arriverà il vero nobile (Leo White). Il film ebbe una preparazione più lunga rispetto ai precedenti e costrinse Chaplin a realizzare di corsa il precedente One A.M. per rispettare le scadenze contrattuali. Ma The Count rappresentò un ulteriore passo in avanti per il personaggio del Vagabondo grazie ad una satira all’alta società, una critica al perbenismo fittizio che sottolineò le barriere sociali.
La maschera del Vagabondo era in grado di adattarsi a qualunque realtà lavorativa e nel successivo The Pawnshop (Charlot usuraio, L’usuraio, L’astuto commesso e La bottega dell’usuraio) divenne il commesso di un negozio dei pegni. Nella pellicola, uscita il 2 ottobre 1916 nelle sale americane, il Vagabondo (Charlie Chaplin), in costante lotta con un collega (John Rand), è innamorato della figlia (Edna Purviance) del suo principale (Henry Bergman). Combina guai passando da un cliente all’altro, ma troverà il riscatto sventando una rapina di un sedicente compratore di gioielli (Eric Campbell). Una serie ininterrotta di gag straordinarie, tutte basate sul rapporto conflittuale tra il protagonista e gli oggetti, che trova il culmine nella scena della sveglia, “visitata” con tanto di stetoscopio e poi smontata sotto gli occhi dello sbigottito cliente (Albert Austin). La pellicola segnò, infine, l’inizio “ufficiale” (non accreditato comparve anche in due precedenti film) della fortunata collaborazione di Chaplin con Henry Bergman (San Francisco, 23 febbraio 1868 – Hollywood, 22 ottobre 1946).
Il 13 novembre uscì Behind the Screen (Charlot macchinista, Charlot operatore). Assistente in uno studio cinematografico il Vagabondo (Charlie Chaplin) porta scompiglio in tutti i set dei film in lavorazione: da un film storico ad un film western per arrivare ad una comica in cui sostituisce il protagonista. Mentre un gruppo di scioperanti, medita di far saltare lo studio. Nuova incursione di Chaplin dietro le scene in cui l’autore “smitizzò” Hollywood (come nella scena della pausa pranzo in cui i lavoratori mangiano come tutti gli operai). Il bacio “omosessuale” tra Chaplin ed Edna Purviance travestita da uomo, fece diventare famoso il film, ma gli causò non pochi problemi. Behind the Screen fu l’ultimo film collegato, seppur marginalmente, al genere slapstick, cui Chaplin non fece più ricorso.
La pellicola successiva, uscita il 4 dicembre, fu The Rink (Charlot al pattinaggio, Charlot pattinatore, Charlot a rotelle, Accidenti alle rotelle). Il Vagabondo (Charlie Chaplin), cameriere pasticcione, si scontra per tre volte con il ricco signor Mr. Stout (Eric Campbell). Altro film praticamente perfetto in cui ogni mezzo è lecito per stappare una risata al pubblico, compreso l’improbabile gatto vivo come pasto. Straordinarie, letteralmente fuori dall’ordinario, le acrobazie sui pattini di Chaplin che una volta di più mise il mondo dei “vagabondi” contro quello dei ricchi.
Sempre più calato nel sociale, Chaplin realizzò Easy Street (Charlot poliziotto, La strada della paura) la cui prima si svolse il 22 gennaio 1917. In un quartiere malfamato, il Vagabondo (Charlie Chaplin) è convinto dalla voce di una pianista (Edna Purviance) dell’istituto di carità, a convertirsi al “bene” e a divenire un poliziotto. Nella zona, degradata e violenta, comanda il bullo (Eric Campbell) che rapisce la ragazza. Ma il protagonista riesce a sconfiggere, contro ogni pronostico, la banda di malfattori. Con Easy Street la comicità passò in secondo piano grazie ad un affresco di vita miserabile e violento. In tal senso vanno lette le scene in cui il bullo maltratta la moglie (Charlotte Mineau), quella della coppia di coniugi indigenti (Loyal Underwood e Janet Miller Sully) con prole a seguito e la più controversa di tutte, quella relativa alla tossicodipendenza del drogato (Lloyd Bacon). Anche il finale fu molto audace: il quartiere non ha più i bulli, ma un nuovo terrore rappresentato dalla polizia e dalla religione.
La lavorazione di Easy Street fu più lunga del previsto e costrinse Chaplin a rivedere il contratto con la Mutual. Le sue pellicole erano sempre più ricercate e costose e non riusciva più a rispettare i tempi di consegna previsti. Il film successivo uscì infatti tre mesi dopo, il 16 aprile e si intitolava The Cure (La cura miracolosa, Charlot fa una cura). L’ubriaco Vagabondo (Charlie Chaplin) si reca, con un baule pieno di bottiglie anziché di effetti personali, in una stabilimento termale le cui acque hanno un prodigioso effetto disintossicante. Durante la degenza si scontra più volte con un paziente affetto da gotta (Eric Campbell) mentre il contenuto del suo baule viene versato nel pozzo termale con effetti catastrofici. Una grande comica che subì in fase di lavorazione non pochi tagli (poi utilizzati nel documentario Unknown Chaplin curato da Kevin Brownlow, David Gill nel 1982), ma che mostrò una complicità unica tra Chaplin e Campbell al punto da relegare in un ruolo secondario Edna Purviance nei panni di una bella paziente.
Il cinema comico americano stava per raggiungere il suo apice. Pochi giorni dopo, il 23 aprile, uscì nelle sale The Butcher Boy che vide il debutto di Buster Keaton con Roscoe “Fatty” Arbuckle come protagonista, parallelamente Harold Lloyd aveva inventato il personaggio di Lonesome Luke protagonista di decine di pellicole dirette da Hal Roach. I tre rivaleggeranno, con stima e amicizia, per anni.
Per Chaplin ogni lavoro era diverso dal precedente, aveva un qualcosa in più come dimostrò The Immigrant (L’emigrante, Charlot emigrante) nelle sale il 17 giugno 1917, una pellicola che ancora oggi dovrebbe far riflettere. Su un piroscafo carico di emigranti e diretto a New York, il Vagabondo (Charlie Chaplin) dona dei soldi vinti al gioco ad una ragazza (Edna Purviance) e alla madre (Kitty Bradbury) che sono appena state derubate. Giunti nel nuovo mondo le loro strade si dividono e l’uomo affronta mille difficoltà, senza tetto, senza soldi e con una fame costante. Il Vagabondo trova una moneta ed entra in un locale dove incontra la ragazza ormai orfana. Nonostante abbia perduto il soldo riesce a pagare il conto e, sotto un violento acquazzone, chiede alla giovane di sposarlo.
Un capolavoro di ispirazione autobiografica riconosciuto dai critici di tutto il mondo come uno delle più potenti rappresentazioni dell’immigrazione nella storia del cinema. Chaplin fece esplodere “ancora una volta la simbolicità del Vagabondo e il suo essere eternamente disallineato e estraneo a un mondo di cui si ritrova traumaticamente costretto a dover accettare le norme e soprattutto le contraddizioni” (Mereghetti). Nel film, il più costoso nel periodo Mutual, il tema dell’ingiustizia della povertà raggiunse vette mai toccate prima, dove la comicità, comunque presente, lasciò spazio all’aspra critica sociale (come non citare lo sguardo verso la Statua della Libertà, mentre i migranti vengono maltrattati e legati).
In quei mesi Chaplin iniziò a frequentare Douglas Fairbanks (Denver, 23 maggio 1883 – Santa Monica, 12 dicembre 1939) maestro dei film di avventura e la sua amante e in seguito moglie Mary Pickford (Toronto, 8 aprile 1892 – Santa Monica, 29 maggio 1979) per tutti la “Fidanzatina d’America” già prima attrice in svariate pellicole dirette da David Wark Griffith e Thomas Harper Ince. I tre divennero amici inseparabili.
Il rapporto di Chaplin con la Mutual si protrasse più del previsto, al punto che l’ultimo dei dodici film pattuiti uscì solo il 23 ottobre del 1917, a sei mesi di distanza dalla scadenza concordata nel contratto. Il film in questione fu The Adventurer (L’evaso, Charlot avventuriero) in cui il Vagabondo dopo essere evaso da Sing Sing salva dall’annegamento una ragazza (Edna Purviance), la madre (Martha Golden) e lo spasimante della giovane (Eric Campbell) per poi fingersi, una volta ospitato nella lussuosa residenza delle due donne, il commodoro Slick. Ma i quotidiani pubblicano una sua foto e, una volta di più, il Vagabondo è costretto a scappare. Nuova gag osè (un gelato in una schiena nuda) e ultimo film per il rivale per eccellenza del Vagabondo, il mastodontico Eric Campbell (130 chili di peso per 2 metri di altezza) che morì due mesi dopo a seguito di un incidente automobilistico.
Secondo Chaplin, quello fu il periodo più felice della sua carriera e forse della sua vita. Conobbe poeti, scrittori, musicisti. Da ricordare l’amicizia con Ignacy Paderewski pianista e in seguito Primo Ministro della Polonia e gli incontri con Vaclav Fomic Nižinskij, semplicemente il più grande ballerino della storia. Mentre dal punto di vista lavorativo Chaplin, grazie al fratello Sydney, riuscì a strappare un contratto da un milione e duecentomila dollari dalla First National, società nata nel 1917 su iniziativa del produttore Thomas L. Tally che voleva contrastare il predominio della Paramount. L’accordo prevedeva la realizzazione di otto pellicole da due bobine.
Ma i venti di guerra che soffiavano in Europa coinvolsero anche gli Stati Uniti. Il 2 aprile del 1917 il Congresso americano aveva deciso la partecipazione diretta al Primo conflitto mondiale, sia chiaro per meri interessi economici vista la sospensione dei commerci con l’Europa. Chaplin, a lungo criticato per non essersi arruolato e accusato di codardia, partecipò insieme a Fairbanks e Pickford ad un tour in diverse città statunitensi per la terza campagna dei cosiddetti “Crediti per la libertà”. A Washington i tre sfilarono per le strade come sovrani fino a giungere al palco. Li un bel giovanotto alto, un militare, suggerì a Chaplin di non fare troppo spirito e di limitarsi a convincere i cittadini ad acquistare i buoni. Chaplin seguì il suggerimento di quello che allora era il vice Segretario della Marina, ma che sarebbe diventato il 32º Presidente degli Stati Uniti d’America. Quel ragazzo rispondeva, infatti, al nome di Franklin Delano Roosevelt.
Tornando al cinema, l’evoluzione del Vagabondo era sotto gli occhi di tutti. Alla Keystone al protagonista bastava soddisfare i propri istinti, alla Essanay iniziarono a presentarsi con maggiore frequenza le tematiche sociali, alla Mutual il dramma cominciò a mettere in secondo piano la farsa, mentre alla First National aumentò la psicologia del personaggio.
La prima pellicola per la nuova casa di produzione fu A Dog’s Life (Vita da cani) che uscì nelle sale il 14 aprile del 1918. Nei bassifondi della città il Vagabondo (Charlie Chaplin) cerca di sopravvivere tra piccoli furti e la ricerca di un lavoro, quando si imbatte in un cagnolino solo e abbandonato come lui. I due, dopo aver furbescamente rubato delle salsicce ad un venditore ambulante (Sydney Chaplin, per la prima volta al fianco del fratello), si intrufolano in un locale di music hall dove il giovane incontra una bella cantante (Edna Purviance), ma una volta scoperta la presenza del cane, goffamente nascosto nei pantaloni, i due “vagabondi” vengono cacciati in malo modo. Dopo essere rientrato nel locale e aver smascherato un furto, grazie all’aiuto del cane, il Vagabondo potrà finalmente coronare il suo sogno d’amore.
Film leggermente più lungo, ma molto più costoso rispetto ai precedenti che riprese con forza elementi cari a Chaplin: la povertà, il degrado sociale, la ricerca dell’amore. Straordinario il cagnolino Scraps alter ego animale di un Vagabondo sempre meno “macchietta” e sempre più risultato di una condizione umana determinata dalla fame e dalla miseria.
Per Chaplin crescevano i successi, ma aumentavano le polemiche. La sua posizione di cittadino inglese in suolo americano era sempre meno gradita al punto che, quasi a discolparsi, realizzò a sue spese un piccolo film di propaganda The Bond in cui si invitavano gli americani ad acquistare “titoli di guerra” per sostenere lo sforzo bellico statunitense.
Dopo How to Make Movies, una pellicola mai distribuita in cui Chaplin interpretando se stesso portava lo spettatore dietro le quinte dei suoi film, il regista realizzò ciò che era impensabile, una comica sulla guerra. Nacque così Shoulder Arms (Charlot soldato) nelle sale il 20 ottobre del 1918, a guerra ancora in corso.
In Francia durante la Prima guerra mondiale, il Vagabondo (Charlie Chaplin), reclutato nell’esercito, arriva in prima linea per svolgere il turno di guardia. Solo e sotto la pioggia, viene colto da malinconia quando i commilitoni ricevono dei regali dai familiari che lui non ha. In compenso riceve da un istituto di carità una puzzolentissima forma di formaggio che, munito di maschera antigas, scaraventa nelle trincee nemiche. Il giorno dopo riesce a catturare tredici soldati tedeschi (“Li ho circondati” afferma beffarda una didascalia) e, travestito da albero, cerca di carpire i segreti militari ai nemici. Scoperto si rifugia in una casa bombardata di una giovane francese (Edna Purviance) che lo cura, ma i tedeschi sono sulle sue tracce. Scappa ancora e dopo aver salvato la ragazza da un volgare comandante (in nessuna fonte viene riportato il nome dell’attore) riesce travestendosi a catturare il Kaiser (Sydnay Chaplin) e il Principe tedesco (Jack Wilson). Tornato alla base è acclamato dai compagni, ma è tutto un sogno. Il vagabondo non si è mai mosso dal campo di addestramento.
Una delle comiche più famose di Chaplin, campione di incassi nel 1918, in cui l’autore mostrò la sua posizione antimilitarista tra malinconia e sberleffo del potere (la fratellanza tra i popoli deve essere più forte dell’odio degli eserciti e dei governi). Un capolavoro assoluto che rischiò di non vedere mai la luce poiché lo stesso autore, insoddisfatto del risultato, lo voleva distruggere.
Chaplin attraversava, infatti, un momento di forte depressione portato dal matrimonio con l’attrice Mildred Harris (Cheyenne, 29 novembre 1901 – Hollywood, 20 luglio 1944). Conosciuti ad una festa, lui aveva ventinove anni, lei nemmeno diciassette, i due si sposarono il 23 settembre 1918 con una sorta di “matrimonio” riparatore, poiché la ragazza aveva dichiarato di essere in cinta, ma non era vero. In quel clima di bugie non fu semplice per Chaplin continuare a lavorare.
Le donne, soprattutto se molto giovani, furono la grande passione di Charles Spencer Chaplin. La prima fu Hetty Kelly (1893 – 4 novembre 1918) conosciuta quando entrambi lavoravano per la compagnia di Fred Karno. Lui aveva 19 anni, lei 15, ma dopo essersi cercati e corteggiati si persero di vista. Quindi Charlie, quando ancora era una giovane promessa, si invaghì dell’attrice Marie Doro (Duncannon, 25 maggio 1882 – New York, 9 ottobre 1956) che rincontrò anni dopo negli Stati Uniti. Poi ci fu un breve flirt con Mabel Normand, che cessò per il rispetto che Chaplin nutriva per il marito Mack Sennett, e la lunga relazione con Edna Purviance interrotta proprio dal matrimonio con Mildred Harris.
La grandezza di Chaplin mal si conciliava con tempi e modi gestiti da altri. Come se non bastasse le case di produzione stavano per unirsi per limitare il potere contrattuale degli artisti. I soldo doveva comandare, non l’arte. Anche la Paramount dava sempre minore spazio a Douglas Fairbanks e Mary Pickford. I tre amici iniziarono così a sviluppare l’idea di un consorzio con i grandi nomi dello schermo. Sottoposero il progetto a William Surrey Hart (Newburgh, 6 dicembre 1864 – Newhall, 23 giugno 1946) incontrastata stella del genere western che, dopo un’iniziale interessamento, declinò l’invito, e soprattutto a Dawid Wark Griffith, il padre del cinema americano e non solo. Griffith non si fece pregare e il 5 febbraio del 1919 i quattro diedero vita, davanti a stampa e telecamere, alla United Artists Corporation (UAC). Quattro più diversi non si potevano trovare, ma quella casa di produzione e distribuzione è ancora oggi in auge.
Il primo film di successo prodotto dalla United Artists (UA) fu Broken Blossom (Giglio infranto, 1919) di Griffith, cui fece seguito Way Down East (Agonia sui ghiacci, 1920) ancora di Griffith. Poi una volta terminato il rapporto con la Paramount arrivarono anche Fairbanks e Pickford. L’ultimo a lavorare per la UA fu Chaplin che era ancora sotto contratto con la First National.
Il successivo film di Chaplin fu Sunnyside (Charlot in campagna, Un idillio nei campi, Charlot campagnolo) uscito il 15 giugno 1919. In un villaggio di campagna il Vagabondo (Charlie Chaplin), attratto dalla figlia (Edna Purviance) di uno scorbutico villico (Henry Bergman), perde di vista le mucche del suo padrone (Tom Wilson). Per raggiungerle ne cavalca una, ma viene disarcionato e batte la testa. Sogna così di essere circondato da quattro ninfe (Helen Kohn, Olive Burton, Willie Mae Carson, Olive Ann Alcorn), ma al suo risveglio non riesce a far colpo sulla ragazza. Tenterà il suicidio in mezzo ad una strada. La scelta finale è tutt’ora oggetto di interpretazioni, ma Sunnyside fu sicuramente uno dei peggiori film di Chaplin che in questa fase risentì delle disastrose nozze con Mildred Harris e dall’aggravarsi delle condizioni di salute dell’anziana madre. Le quattro ninfe furono un omaggio dichiarato al “L’Après-midi d’un faune” (“Il pomeriggio di un fauno”) interpretato dall’amico Nižinskij.
La crisi personale sembrava non avere fine. Dal burrascoso matrimonio il 7 luglio 1919 nacque un bambino, Norman Spencer, affetto da gravi malformazioni che morì tre giorni dopo essere venuto al mondo. La testa di Chaplin era altrove e la crisi creativa continuò anche nel successivo A Day’s Pleasure (Una giornata di vacanza, Una giornata di piacere, Giorno di festa), nelle sale il 7 dicembre 1919, che descrive la gita fuori porta di una allegra famiglia.
Ma la pellicola fu comunque importante e segnò il debutto, nel ruolo di uno dei figli, di John Leslie Coogan per tutti Jackie. Chaplin lo notò durante uno spettacolo di vaudeville all’Orpheum di Los Angeles al fianco del padre e lo voleva ingaggiare a tutti i costi, ma i suoi collaboratori lo informarono che il bambino era già stato messo sotto contratto dal vecchio amico Roscoe Arbuckle. Sbagliavano, “Fatty” aveva scritturato il padre Jack.
Dopo mesi comprensibilmente a corto di idee, Chaplin iniziò a pensare ad un nuovo film. Era di gran lunga la star più pagata dell’epoca, ma non aveva ancora diretto un lungometraggio. L’idea di affiancare al Vagabondo un bambino fece di nuovo correre la sua fantasia. Decise di fare il suo primo lungometraggio che si sarebbe dovuto intitolare The Waif. Il resto fu storia, non solo del cinema. Nacque The kid ovvero Il monello.
Una giovane donna (Edna Purviance) è costretta ad abbandonare il figlio. Sperando di dargli una vita migliore lo lascia sul retro di una macchina di lusso. Dopo poco si pente, ma l’auto è stata rubata da due malviventi che, uno volta trovato il bambino, lo abbandonano per strada in un quartiere degradato. Li viene trovato dal Vagabondo (Charlie Chaplin) che, dopo aver cercato invano di liberarsene, lo accudisce come se fosse suo figlio. I due vivono assieme nell’assoluta povertà guadagnandosi da vivere con una commovente semplicità, il bambino ormai cresciuto (Jackie Coogan) rompe i vetri del quartiere, l’uomo che passa “casualmente” li ripara. Nonostante l’intervento della polizia e dei burocrati, il Vagabondo evita l’orfanotrofio al piccolo. La madre, che nel frattempo è diventata ricca e famosa, lo vuole riavere con se e fa pubblicare una sua foto sul giornale. Il custode del dormitorio dove “padre” e “figlio” si sono recati per passare la notte, riconosce il bambino e, approfittando del sonno, lo porta nella vicina stazione di polizia. Il Vagabondo distrutto rientra a casa e si addormenta sui gradini sognando un quartiere pieno di angeli fino all’arrivo del diavolo tentatore (Jack Coogan senior). Si risveglia dopo lo strattone di un poliziotto che lo porta a casa della donna dove può finalmente riabbracciare il suo “monello”.
Diciotto mesi di lavoro per il film più autobiografico di Chaplin che ripercorse la sua infanzia (a fine ottocento fu per davvero strappato alla madre e portato insieme al fratello Sydney in orfanotrofio) descrivendo i quartieri poveri a malfamati. Un film ricco di sequenze memorabili che unì, come non mai, le risa al pianto. Ma in tutto questo melodramma, Chaplin non rinunciò alla propria carica antisociale che passò attraverso la “cattiva” educazione del bambino. Uscito nelle sale il 6 febbraio del 1921 dopo una lunga polemica e il rischio di essere considerato un bene da mettere sotto sequestro durante la lunga causa di divorzio con Mildred Harris.
Sul set di The Kid Chaplin conobbe quella che sarebbe diventata la sua seconda moglie Lillita Louise MacMurray poi nota come Lita Grey (Hollywood, 15 aprile 1908 – Los Angeles, 29 dicembre 1995). All’epoca delle riprese aveva dodici anni ed aveva interpretato l’angelo tentatore del sogno. I due si sposarono nel 1924 quasi in segreto in una località del Messico, il loro matrimonio non fu tra i più felici, ma la coppia ebbe due figli: Charlie Chaplin junior (Beverly Hills, 5 maggio 1925 – Hollywood, 20 marzo 1968) e Sydney Earle Chaplin (Los Angeles, 31 marzo 1926 – Rancho Mirage, 3 marzo 2009).
Il monello lanciò la carriera di Jackie Coogan. Nato a Los Angeles il 26 ottobre del 1914, negli anni a seguire recitò, tra gli altri, in Oliver Twist (1922) di Frank Lloyd, al fianco di Lon Chaney, Tom Sawyer (1930) di John Cromwell e Huckleberry Finn (1931) di Norman Taurog. Il padre amministrò i suoi beni fino al 1935 quando perse la vita in un incidente d’auto. Il patrimonio di oltre 4 milioni di dollari finì quindi nelle mani della madre, Lillian Rita Dollive, benché i due fossero separati da molti anni. Jackie intentò causa contro la donna, la vinse nel 1939, ma nel frattempo era stata dilapidata quasi l’intera somma (da quella causa nacque la “Child Actor’s Bill” una legge a tutela degli attori minorenni). Dopo decine di modesti film, da adulto Jackie partecipò a numerose serie televisive. Un ruolo in particolare rimase impresso nella memoria degli spettatori, quello del mostruoso e pelato zio Fester della celeberrima The Addams Family nota in Italia come Famiglia Addams. Jackie Coogan, dopo tre turbolenti matrimoni che non lo videro mai felice, morì a Santa Monica il primo marzo del 1984.
Chaplin stava vivendo importanti cambiamenti. Nel novembre del 1920 divorziò da Mildred Harris, l’anno successivo trasferì mamma Hannah a San Fernando in California, per prendersi maggiormente cura di lei insieme a Sydney. Quindi intraprese un lungo viaggio in Europa, rivide Londra venne a sapere della morte prematura di Hetty Kelly che desiderava riabbracciare. Visitò la Germania che non aveva ancora importato i suoi film, ma venne ugualmente riconosciuto dall’attrice Pola Negri (Lipno, 3 gennaio 1897 – San Antonio, 1 agosto 1987) con la quale pochi anni dopo ebbe una relazione… tanto per cambiare. Visitò Parigi e poi di nuovo Londra. Frequentò lo scrittore H. G. Wells, che lo aveva invitato in Inghilterra e scoprì che il vecchio amico Roscoe “Fatty” Arbuckle era stato accusato di omicidio.
Tornato negli USA, Chaplin non vedeva l’ora di passare alla United Artists anche perché gli scontri con la First National erano sempre più frequenti. Ai produttori interessava far soldi, a Chaplin arte; ai primi importava la quantità delle pellicole, a lui la qualità. Gli ultimi tre film, previsti dal contratto, gli sembrarono un ostacolo insormontabile. Ma furono l’ultimo chilometro prima della completa libertà artistica.
Il primo a essere realizzato fu The Idle Class (Charlot e la maschera di ferro, Ricchi e vagabondi) uscito il 25 settembre del 1921. Il Vagabondo (Charlie Chaplin) porta lo scompiglio in un campo da golf, mentre una moglie (Edna Purviance) intima al marito ubriacone (ancora Charlie Chaplin) di lasciarlo qualora egli non si presenti ad una festa in maschera. L’uomo, per non perdere la donna, si veste da cavaliere medioevale, ma l’elmo dell’armatura si incastra con un inevitabile scambio di persona. La pellicola, sin dal titolo (“La classe oziosa”), sembrò deridere l’alta borghesia, ma il risultato non fu dei migliori anche perché l’autore non inventò quasi nulla e utilizzò vecchi spunti a partire dal tema del “doppio”.
Il successivo Pay Day (Giorno di paga) terminò la cosiddetta “trilogia borghese” di Chaplin, iniziata con One A.M. e proseguita con A Day’s Pleasure, in cui la critica sociale è pressoché inesistente e il protagonista è vittima delle circostanze. Non casualmente, infatti, in tutti e tre i film Chaplin smise i panni di Charlot, per dirla all’europea, per indossare quelli di un borghese. In Pay Day, nelle sale il 2 aprile 1922, un maldestro manovale (Charlie Chaplin) è sposato con una megera (Phyllis Allen), ma è segretamente innamorato della figlia (Edna Purviance) del suo capo cantiere (Mack Swain). Dopo aver ritirato la paga, l’uomo passa la notte a folleggiare, quindi rientra a casa evitando la moglie addormentata con un minaccioso mattarello in mano. Ma alle cinque e mezza la sveglia è impietosa. Un Chaplin, decisamente più sereno, tornò a realizzare un grande film che il regista considerava il suo più divertente. Numerose le sequenze memorabili: dalla pausa pranzo all’impilamento “acrobatico” dei mattoni.
L’ultimo film per la First National fu The Pilgrim (Il pellegrino) distribuito dal 2 febbraio del 1923. Evaso da Sing Sing, il Vagabondo (Charlie Chaplin) ruba gli abiti ad un religioso impegnato in un rinfrescante bagno nel fiume. Sale su un treno e si ritrova in un paesino dove viene accolto dal diacono (Mack Swain) e dai fedeli che lo scambiano per il pastore che stavano aspettando e lui, affascinato da una bella fedele (Edna Purviance), rimane e conquista tutti con le sue prediche (indimenticabile quella su Davie e Golia). Tutto scorre felice fino a quando un ex compagno di cella (Charles Riesner) lo riconosce e, approfittando nella situazione, ruba il patrimonio della comunità. Il Vagabondo, pentito, farà di tutto per recuperare il maltolto, ma riconosciuto dalla sceriffo (Tom Murray) verrà scaraventato a calcioni verso il Messico. Una parabola sulla redenzione e l’altruismo che suscitò l’indignazione di molte organizzazioni religiose per la raffigurazione, ritenuta oltraggiosa, della chiesa protestante. Chissà cosa avrà pensato mamma Hannah nel vederlo, considerato che era molto religiosa e che spesso chiedeva conto al figlio dei numerosi flirt che riempivano le pagine dei giornali.
Sempre per la First National Chaplin realizzò The Professor (talvolta datato 1919, altre 1923) in cui lo squattrinato Professor Bosco (Charlie Chaplin) si esibisce col suo spettacolo di pulci ammaestrate. Un personaggio non riuscito in un film del quale rimangono solo pochi frammenti (cinque minuti) ripresi nel già citato Unknown Chaplin.
Mediamente più lunghi e quasi sempre più complessi, con i film del periodo First National Chaplin perfezionò la sue doti da regista, sperimentando soluzioni stilistiche innovative (come l’illuminazione artificiale per Pay Day) e completò la sfaccettata personalità anarchica e romantica del Vagabondo. Al centro una sempre più marcata posizione ideologica.
Non casualmente in quegli anni Chaplin venne incuriosito e attratto da un fatto accaduto tra 6 e il 7 novembre del 1917 (24 e 25 ottobre secondo il calendario giuliano) a Pietrogrado in Russia. Una notte del 1920 nella casa di Buster Keaton iniziò un confronto tra i due amici. L’inventore del Vagabondo iniziò a tessere le lodi di quel “qualcosa di nuovo” chiamato comunismo. Sostenne che quel nuovo movimento avrebbe cambiato tutto, avrebbe abolito la povertà. Il sano avrebbe aiutato il malato, il ricco avrebbe aiutato il povero. Una simpatia politica che gli costerà cara.
redazionale
Bibliografia
“La mia autobiografia” di Charles Chaplin – Mattioli
“Charlie Chaplin” di Giorgio Cremonini – Il Castoro
“I cinema della Liguria” a cura di Stefano Petrella, Riccardo Speciale e Renato Venturelli – Le Mani Microart’S
“David Wark Griffith” di Paolo Cherchi Usai – Il Castoro
“Memorie a rotta di collo” di Buster Keaton con Charles Samuels – Feltrinelli
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2017” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi
Immagini tratte da
foto 1 da pinterest.com, foto 2, 3, 5 da it.wikipedia.org, foto 4 da en.wikipedia.org, foto 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22 Screenshot del film riportato nella didascalia, foto 23 da cinemaforall.org.uk