PRIMA PARTE
Con la Prima guerra mondiale il cinema subì importanti trasformazioni: da un lato il cinema statunitense superò, nel favore del pubblico, quello europeo (anche grazie al declino della cinematografia francese e di quella italiana), dall’altro crebbe la necessità di consolidare il linguaggio espressivo avviato da David Wark Griffith. Su questa scia nacquero importanti correnti cinematografiche, le cosiddette “avanguardia europee”, dall’estetismo francese all’espressionismo tedesco, dall’astrattismo tedesco al realismo psicologico tedesco fino ad arrivare al realismo sovietico e al realismo poetico francese. Autentici movimenti artistici che elevarono, non casualmente, il cinema a “settima arte”.
Negli Stati Uniti d’America, dopo la stagione di David Wark Griffith, di Thomas H. Ince e di Mack Sennett, si sviluppò il cosiddetto “realismo americano” grazie ad alcuni talentuosi registi di origine europea come Erich von Stroheim, Josef von Sternberg, Victor Sjostrom, Mauritz Stiller. Tuttavia, desiderosi di conquistare i mercati di tutto il mondo, i produttori statunitensi coltivarono, con successo, altri generi non direttamente riconducibili alla “corrente”: dal western di James Cruze e John Ford al genere horror grazie all’uomo dai mille volti Lon Chaney, dalle pellicole d’avventura con Douglas Fairbanks ai drammi sentimentali interpretati da Rodolfo Valentino passando per le commedie di Ernst Lubitsch. Ma si sviluppò soprattutto una grande e irripetibile stagione del cinema comico guidata da Charlie Chaplin, Harold Lloyd e Buster Keaton.
Joseph Frank Keaton nacque a Piqua in Kansas il 4 ottobre del 1895 primo di tre figli di Joseph e Myra Keaton, due attori di vaudeville (commedie leggere accompagnate musicalmente) sposatisi l’anno precedente in Nebraska e avviati ad una collaborazione sul palco con Bessie e Harry Houdini, il più grande illusionista di tutti i tempi. Tra il 1898 e il 1899 la famiglia Keaton si trasferì a New York e lo spettacolo si arricchì della presenza del piccolo Joseph che debuttò sulle scene prima ancora di aver compiuto quattro anni. Benché lo spettacolo vantasse “la prima sassofonista femmina d’America”, l’attenzione degli spettatori si rivolse subito sull’ultimo Keaton le cui performance erano fatte di cadute precipitose al punto che un giorno l’amico illusionista sentenziò “Che rompicollo!”, Buster in inglese.
Negli anni successivi la famiglia si allargò: nel 1904 nacque Harry Stanley, più noto come Jingles e due anni più tardi Louise. Lo spettacolo dei “Tre Keaton” era unico proprio per la presenza del bambino che veniva lanciato, con estrema disinvoltura, per tutto il palco. Intervenne addirittura la Gerry Society, la Società per i diritti dei bambini, che denunciò papà Keaton, lo costrinse a pagare 300 dollari di multa e gli impedì di esibirsi a New York fino al 1909.
I cinque Keaton si trasferirono quindi nel Michigan per poi realizzare una tournée in Inghilterra col consueto collaudato schema: Joseph ballava e cantava, Myra suonava il sax, Buster era il bersaglio. Successivamente si specializzarono in parodie di famosi spettacoli di Broadway che non di rado ottenevano più successo degli originali.
Gli spettacoli di vaudeville erano in declino, ma le offerte di lavoro abbondavano per un nuovo mezzo espressivo: il cinema. Papà Joseph non credeva nell’invenzione dei Lumière e rifiutò. Rivolgendosi a William Randolph Hearst (il magnate che ispirò Orson Welles per Quarto potere) che gli aveva proposto di realizzare una serie di cortometraggi, rispose stizzito: “Vuole proiettare i Tre Keaton su un lenzuolo per 10 cents?”. Ma Buster, ormai ventiduenne, credeva nel cinema e nel 1917, nonostante il vivo disappunto dei genitori, decise di tornare da solo a New York. Qui conobbe Natalie Talmadge (1896-1969) che aveva interpretato una ragazza dell’harem nell’episodio babilonese di Intolerance (1916) di David Wark Griffith, ma soprattutto era la sorella di Norma e Costance Talmadge due attrici ben affermate, nonché la segretaria di produzione di uno dei comici più in voga all’epoca, Roscoe “Fatty” Arbuckle.
Arbuckle aveva debuttato nel 1909 in Ben’s Kid di Francis Boggs per poi affermarsi nelle serie di comiche “Keystone Cops” ideate da Mack Sennett in cui recitarono tutti i grandi dell’epoca tranne Buster Keaton. Nella seconda metà degli anni dieci Fatty era diventato un maestro nel “lanciare le torte in faccia” e guadagnava 1000 dollari al giorno (per fare un paragone Charlie Chaplin “viaggiava” sui 1250 a settimana). Natalie Talmadge presentò Buster a Fatty e il corpulento attore lo invitò per l’indomani mattina ai Colony Studios.
Buster Keaton debuttò sul grande schermo il 23 aprile 1917 nel film The Butcher Boy (Fatty macellaio o Il garzone di macelleria) una classica slapstick comedy ambientata in un emporio di campagna in cui è il corpo dei protagonisti a farla da padrone. Keaton, un innocente contadino, entra in scena e poco dopo Fatty e Al St. John (anch’egli un ex “Keystone Cops”) iniziano a lanciarsi sacchi di farina, torte e oggetti di ogni tipo generando il caos.
L’apparizione di Keaton fu breve, ma definì due caratteristiche che fecero parte del suo successo e non lo abbandonarono più: il cappello piatto (Pork pie hats) e quel suo sguardo serio e imperturbabile nonostante gli eventi. Dichiarerà nella sua splendida autobiografia “Memorie a rotta di collo” (Feltrinelli): “… facevo apposta a sembrare infelice, umiliato, perseguitato, tormentato, vessato, stupito e confuso… Per tutta la vita mi sono sempre sentito felicissimo quando gli spettatori dicevano, guardandomi: ‘Guarda quel poveraccio!'”.
Buster Keaton recitò complessivamente in 15 pellicole dirette e interpretate da Arbuckle. Seguirono: A Reckless Romeo (1917), The Rough House (La casa tempestosa, 1917 co-diretto da Keaton), His Wedding Night (Le nozze di Fatty, 1917), Oh? Doctor! (Oh, dottore, 1917), Coney Island (Fatty alla festa, 1917), A Country Hero (1917), Out West (Nel West, 1918), The Bell Boy (Il fattorino, 1918), Moonshine (Chiaro di luna, 1918).
Nel giugno del 1918 Keaton venne arruolato nella Quarantesima Divisione di fanteria per combattere nella Prima Guerra Mondiale. Dopo un addestramento lampo vicino a San Diego e una sosta a Long Island, la “Divisione” partì per la Francia. Ma la guerra, quella guerra, non dava pace a Buster Keaton che nella sua autobiografia scrisse: “Per me non era possibile prendere sul serio quella guerra. Prima di tutto non riuscivo a capire perché noi, i francesi e gli inglesi combattevamo contro i tedeschi e gli austriaci. Essendo stato nel vaudeville tutta la vita il mio modo di pensare si era internazionalizzato. Avevo conosciuto troppi cortesi attori tedeschi – cantanti, acrobati, musicisti – per credere che fossero così cattivi come scrivevano i nostri giornali. Dopo aver conosciuto tedeschi, prestigiatori giapponesi, maghi cinesi, tenori italiani, cantanti di yodel e suonatori di campanaccio svizzeri, attori irlandesi, ebrei, olandesi, ballerini inglesi e dervisi indiani, ero convinto che, qualunque ne fosse la provenienza, gli uomini erano tutti uguali”.
Keaton nei periodi di congedo recitò, sempre con Arbuckle, in Goodnight, Nurse (Buonanotte, infermiera, 1918), The Cook (Il cuoco, 1918), Backstage (Fatty attore, 1919), The Hayseed (Il rustico, 1919) e The Garage (Il garage, 1919). In tutte le pellicole la differenza con gli altri interpreti dei film era evidente, gli altri erano dei personaggi che saltavano, gesticolavano, Buster era un attore, un ideatore di gag e situazioni.
Differente era anche la visione di cinema tra i due amici, per Arbuckle: “Il pubblico del cinema ha un’età mentale di dodici anni” e per questo tra la prima e la seconda parte dei suoi film non c’era alcun collegamento logico, se non la presenza degli stessi attori. L’importante erano le “torte in faccia”. Per Keaton non era così, il cinema aveva un grande avvenire, poteva migliorare tecnicamente e doveva costruire storie sempre più interessanti. La chiave di volta fu Nascita di una nazione (Birth of a Nation, 1915) di David Wark Griffith. Non a caso Keaton quando incontrò il padre del cinema americano gli disse: “Ogni volta che qualcuno farà un altro bel film, le persone intelligenti andranno a vederlo”. L’obiettivo era fare film comici con una storia e non semplicemente una concatenazione di gag.
Keaton non aveva ancora finito il lungo servizio militare che fioccavano già offerte da 1000 dollari la settimana per importanti case di produzione, dalla Warner alla Fox. Fino ad allora i film nei quali aveva recitato erano stati distribuiti dalla Paramount, ma prodotti dalla piccola Comique Films fondata nel 1916 da Arbuckle con Joseph Schenck, produttore russo con cittadinanza statunitense, sposato con Norma Talmadge.
Keaton rinunciò a molti sodi, rimase con una paga di 250 dollari a settimana e nel 1919, dopo la realizzazione di The garage, fondò con Schenck la Buster Keaton Commedies che trovò spazio negli studi lasciati da Chaplin. Ma prima di dedicarsi esclusivamente ai “suoi” film, Keaton si lasciò convincere a interpretare The Saphead (Lo sciocco, 1920) diretto da Herbert Blaché e Winchell Smith, tratto da una piéce teatrale che mal si addiceva a Buster.
Quando Keaton si mise in proprio il genere slapstick era ancora molto in voga ed era legato alle classiche due bobine (circa 20 minuti di pellicola), ma Buster voleva far “commedie lunghe” e cercò, senza successo, di convincere Schenck. “Se ce l’avessi fatta la mia carriera avrebbe preso un’altra strada. In quei giorni né Chaplin né Lloyd facevano commedie lunghe e avrei avuto su di loro il vantaggio di essere partito per primo” dichiarò nella già citata autobiografia.
Il debutto di Buster Keaton dietro la macchina da presa avvenne, contrariamente a quanto si è creduto per anni, con The High Sign (Tiro a segno) girato nel gennaio del 1920, ma distribuito solo l’anno successivo in quanto il risultato non soddisfaceva lo stesso autore, complice anche un incidente sul set che lo costrinse all’immobilità. La storia raccontata è quella di un giovane vagabondo che si fa assumere in un tiro a segno per poi diventare la guardia del corpo di un miliardario, e immancabilmente si innamora della figlia. Ingaggiato da una banda per uccidere il miliardario, il giovane riesce a sgominare tutti gli avversari in un travolgente finale.
Il primo film di Buster Keaton soffriva ancora dell’eredità delle slapstick comedy, non a caso è diviso in due (storia del vagabondo e storia della guardia del corpo), ma conteneva uno dei capisaldi del suo racconto comico: il rapporto tra il personaggio e un mondo che lo rifiuta (qui esemplificato nella sequenza iniziale che vede il protagonista cadere da un tram). The High Sign segnò inoltre l’inizio della fortunata collaborazione con Eddie Cline (1891-1961) che proseguì anche per il successivo One week (Una settimana, 1920) uno dei corti più noti di Keaton, per anni considerato il suo primo film.
In occasione del loro matrimonio, due giovani sposi (Buster Keaton e Sybil Seely) ricevono in regalo una casa prefabbricata, ma un rivale geloso scambia i numeri delle casse. Ignaro lo sposo inizia la costruzione del “nido d’amore” con risultati disastrosi: dai muri obliqui all’ingresso e al primo piano passando per il tetto che copre solo una parte della casa. Come se non bastasse il giorno dell’inaugurazione un tornado travolge l’edificio che verrà, dopo uno scambio di terreni, distrutto da un treno.
Considerato uno dei migliori cortometraggi della storia del cinema, One week fece conoscere al pubblico il “Keaton autore” e portò con se il primo “non lieto fine” della filmografia keatoniana (i due sposi sono salvi, ma il loro “nido d’amore” è distrutto), e introdusse alcuni elementi surrealisti: il profilo della casa, il trasporto della stessa in auto tramite una corda. Questi fecero di Keaton un punto di riferimento del movimento surrealista, al punto che una foto tratta dalla pellicola fu tra le prime immagini pubblicate sulla rivista francese “La révolution surréaliste” nel 1924, senza dimenticare gli atti teatrali El paseo de Buster Keaton (La passeggiata di Buster Keaton) scritti da Federico García Lorca nel 1928. Questa genialità nel nostro Paese non venne colta e Buster Keaton nell’Italia Fascista divenne semplicemente “Saltarello” e il film venne presentato come La casa smontabile di Saterello. Tristezza.
Meno noto, ma parte integrante dell’evoluzione di Keaton, fu il successivo Convict 13 (Il carcerato n. 13). Nella pellicola un giovane (Buster Keaton) durante una partita di golf viene colpito da un rimbalzo della sua stessa pallina e sviene. Al risveglio scopre che un evaso gli ha rubato i vestiti e decide di indossare la classica “tuta a righe” del malvivente. Scambiato per il delinquente viene arrestato e condannato a morte, ma la figlia (Sybil Seely) del Direttore del carcere si innamora di lui e riesce a farlo evadere. Il giovane subisce un nuovo colpo in testa, la ragazza lo soccorre, ma era tutto un sogno e il ragazzo si risveglia nel campo da golf aiutato da una ragazza uguale alla figlia del Direttore del carcere.
Il tema del sogno, che divenne sublime in successive pellicole, e il finale che lascia aperti degli interrogativi (qual è il sogno? L’incubo è davvero finito col risveglio?) consolidarono la sua fama tra i surrealisti; Luis Bunuel riservò grandi apprezzamenti all’opera, ma per l’incolta Italia Fascista questo fu solo Il delitto di Saltarello.
Nel novembre del 1920, Buster Keaton realizzò The Scarecrow (Lo spaventapasseri o Saltarello sfortunato) in cui due contadini (Buster Keaton e Joe Roberts) si contendono l’amore di una giovane (Sybil Seely). La pellicola di due rulli aggiunse un altro particolare al percorso del grande comico: gli oggetti che cambiano funzione (un frigo diventa una libreria, un grammofono una stufa a gas).
Nel film comparve anche Joseph Keaton che aveva in parte cambiato idea sul cinema e aveva recitato in piccoli ruoli in A Country Hero, Out West, The Bell Boy ed era stato un prigioniero in Convict 13. Nel successivo Neighbors (I vicini o Saltarello e la sua vicina) divenne anche sul grande schermo il padre di Buster. I figli di due famiglie rivali (Buster Keaton e Virginia Fox) si innamorano. Tra equivoci, fraintendimenti e un’udienza in tribunale riusciranno rocambolescamente a sposarsi. Keaton continuò la sua personale evoluzione aumentando il distacco dalle comiche che lo avevano lanciato al fianco di Fatty Arbuckle. La messa in scena viene affinata così come le acrobazie di Buster.
L’uscita del successivo The Haunted House (The Haunted House o Saltarello e la casa incantata, 1921) coincise con l’annuncio del fidanzamento con Natalie Talmadge. Un impiegato di banca (Buster Keaton), innamorato della figlia del Direttore (Virginia Fox), per una serie di equivoci viene inseguito dalla polizia. Si rifugia in una casa abbandonata infestata dai fantasmi. Ma è tutto un sogno. Uno dei meno riusciti tra i cortometraggi di Keaton, nettamente diviso in due parti sostanzialmente non comunicanti, il film ripropose alcuni elementi tipici di Buster (il sogno, le case “meccaniche”, il risveglio al fianco della ragazza di turno), ma non ne aggiunse di nuovi.
Hard Luck (Fortuna avversa o Saltarello e la forca elastica, 1921), settimo cortometraggio di Keaton, venne considerato perso per decenni, fino a quando Francesco Ballo nel 1980 non ne trovò un negativo nella Cineteca Italiana di Milano (curiosamente rititolato Nel paese degli armadilli e datato 1917), e ricostruì la pellicola integrandola con una copia ritrovata in un archivio russo. Nella pellicola Keaton è un giovane che cerca invano di suicidarsi perché povero e senza lavoro. Non vi riesce e, dopo evidenti parti mancanti, ritrova la voglia di vivere, sconfigge una banda di rapinatori guidata dal temibile Lizard Lip Luke (Joe Roberts) e salva una ragazza (Virginia Fox). Dichiara il suo amore, ma la giovane è già sposata. Il ragazzo decide così di suicidarsi nuovamente, questa volta lanciandosi sul terreno da un altissimo trampolino. Qualche anno dopo riemergerà dal buco creato vestito da cinese con moglie e figli orientali a seguito. A noi è arrivato “mutilato”, ma per Buster Keaton questo fu il cortometraggio migliore, quello il cui finale aveva strappato al pubblico le risate più fragorose.
Il successivo The Goat (Il capro espiatorio o Saltarello sfortunato, 1921) è tutto incentrato sull’equivoco iniziale che vede il ragazzo (Buster Keaton) fotografato per sbaglio al posto di un pericoloso assassino. Scappa dalla polizia e si rifugia nella casa di una ragazza (Virginia Fox) di cui si è invaghito, ma scopre che è la figlia del Commissario (Joe Roberts). Alla fine l’equivoco si chiarisce. Humour nero e pessimismo per la pellicola realizzata al fianco di Malcolm St. Clair che in futuro dirigerà la grossa parte della coppia Laurel e Hardy alla Fox.
Un incidente sul set di The Electric House (poi uscito nel 1922) costrinse Keaton al riposo per diversi mesi. Approfittando della pausa il 31 maggio del 1921 sposò Natalie Talmadge. Dal matrimonio, a tratti burrascoso, nacquero due figli James (noto anche come Buster Keaton Junior, 1922-2007) e Robert (noto anche come Bob Talmage, 1924-2009). La coppia si separerà nel 1932. La pausa lo costrinse, per rispettare gli accordi con la Metro Pictures Corporation (poi dal 1924 MGM) che aveva distribuito i suoi corti, sia a distribuire The High Sign (realizzato nel 1920) sia a studiare un copione senza corse e acrobazie. Nacque così lo splendido The Playhouse (Il teatro o Saltarello e le sue trovate, 1921) che venne distribuito dalla First National.
Buster (ovviamente Keaton) entra in un teatro dove tutti, direttore d’orchestra, musicisti, gli attori e perfino il pubblico hanno il volto di Keaton (un totale di 27 personaggi). In realtà è tutto un sogno. Come scrisse nell’autobiografia: “Nel 1921 per far questo ci volevano dei trucchi fotografici che non erano mai stati provati prima. In quei giorni una doppia esposizione di un attore faceva strabuzzare gli occhi al pubblico, era considerata un miracolo della scienza. Ma i miei operatori riuscirono a mostrare ben nove Buster Keaton sullo schermo allo stesso tempo”. Sta in questo e nella serie di gag dedicate al teatro la grandezza di The Playhouse.
Nelle settimane di realizzazione del film un fatto sconvolse la vita di Keaton: l’amico Arbuckle era stato accusato di omicidio. Il 5 settembre del 1921, per festeggiare il rinnovo del contratto con la Paramount, Fatty aveva organizzato una grande festa St. Francis Hotel di San Francisco. Tra la cinquantina di invitati figurava anche Virginia Rappe, giovane stella della Fox che venne trovata praticamente nuda e in fin di vita nella camera del corpulento attore. Pare che la giovane morendo il 10 settembre pronunciò la seguente accusa: “È stato Fatty Arbuckle a ridurmi così… vi prego, fate che non la passi liscia”. Arbuckle dopo il terzo e ultimo processo conclusosi il 12 aprile 1922 venne scagionato per mancanza di prove, ma la sua carriera di fatto finì. La vicenda, anche a distanza di quasi cento anni, rimane controversa, ma una cosa è certa: violando le “direttive” dello star-system di Hollywood, che vietò ai propri membri di presentarsi a qualsiasi titolo ai processi, Buster Keaton difese pubblicamente l’amico definendolo una delle persone più candide mai conosciute.
Tornando al cinema, il successivo The Boat (La barca) riprese alcuni aspetti di One Week. Un giovane (Buster Keaton) costruisce dentro la sua abitazione una barca per poi scoprire che non passa della porta. Smonta l’abitazione e finalmente riesce a partire per l’oceano con la famiglia. L’imbarcazione è vittima di una tempesta e la famiglia si salva in una vasca da bagno. “Una concatenazione complessa di gag perfettamente e uniformemente funzionali, in cui anche il caso diventa una necessità o, per dirla con i surrealisti che tanto lo ammiravano, l’anima e la logica di una seconda realtà” (Cremonini).
Il 17 dicembre del 1921 uscì nelle sale americane The Paleface (Il viso pallido). Un entomologo (Buster Keaton) penetra in una riserva indiana e viene inseguito da dei pellerossa che avevano deciso di uccidere il primo “bianco” giunto della riserva. Il giovane si rifugia in una capanna dove taglia e cuce una tuta di amianto. Quando gli indiani cercano invano di brucialo diventa per gli stessi un essere dai poteri sovrannaturali rinominato Little Chief. Il nuovo capo guida la lotta contro i bianchi e sventa il tentativo di capitalisti di rubare il petrolio ai nativi. Alla fine, dopo rocambolesche avventure, sposa una bella squaw (Virginia Fox). Non sarà una delle pellicole migliori di Keaton, ma non si può non evidenziare un’insolita, soprattutto per l’epoca, presa di posizione a favore dei “pellerossa”.
Keaton non mischiò mai la vita personale con quella lavorativa, ma il successivo Cops (Polizziotti, 1922) si ispirò, almeno in parte, alle vicende giudiziarie dell’amico Arbuckle, visto che narra la storia di un innocente ingiustamente perseguitato. Buster (Keaton) è innamorato di una ragazza (Virginia Fox) che gli promette la mano solo se sarà in grado di dimostrare di saper fare buoni affari. Dopo un equivoco iniziale, il giovane diventa il proprietario di un carretto stracolmo di roba che finisce per sbaglio in una sfilata delle forze di polizia. Un terrorista getta una bomba, ma Buster la raccoglie, la usa per accendersi una sigaretta e la lascia cadere. Questa esplode e il protagonista viene pertanto inseguito da tutti i poliziotti della città. Nel finale riesce a chiudere tutti i “cops” in carcere, ma poiché la ragazza non lo vuole più, entra anch’egli in prigione. Un altro grandissimo film, una concatenazione perfetta. La storia di una persecuzione ingiusta e collettiva che lascia, anche per il finale, l’amaro in bocca.
Il matrimonio con Natalie fu, come scritto, burrascoso e peggiorò quando l’intera famiglia Talmadge (suoceri e cognate) si trasferì a casa Keaton. Non casualmente uscì nelle sale My Wife’s Relations (I genitori di mia moglie, 1922). Coinvolto in una rissa nel quartiere polacco di una città, un giovane (Buster Keaton) viene accusato e portato in tribunale da una grossa e scorbutica donna… ma il Giudice parla solo il polacco e li sposa! Costretto a vivere anche con i rozzi fratelli della neo moglie che lo credono un ricco ereditiero, il giovane riesce a scappare verso Reno in Nevada, la capitale del divorzio. Uno dei film più “cattivi” di Keaton degno di Erich von Stroheim.
Non si può sempre essere originali e il successivo The Blacksmith (Il maniscalco o Saltarello fabbro, 1922), ancora realizzato con Malcolm St. Clair, deve molto ai primi cortometraggi realizzati con Arbuckle. Un aiuto maniscalco (Buster Keaton) deve occuparsi dell’officina in assenza del capo con conseguenze disastrose.
Più interessante The Frozen North (Il nord ghiacciato o Saltarello esquimese, 1922) che rappresentò una parodia dei film interpretati da William S. Hart (1864-1946) tra i principali esponenti del cinema western, nonché uno dei più grandi accusatori di Arbuckle. Nella pellicola, il protagonista interpretato da Keaton è un “cattivo” giunto in una landa ghiacciata del nord che dopo una mancata rapina in un saloon, uccide la moglie che trova abbracciata con un altro uomo, ma… ha sbagliato abitazione. Raggiunta la “vera” moglie i due si mettono a litigare, per poi svegliarsi in un cinema. Ancora il tema del sogno per la pellicola che fece infuriare Hart al punto che non parlò a Buster per diversi anni a seguire. Ma The Frozen North mostra e rafforza la cattiveria e l’aggressività del personaggio interpretato da Keaton raggiungendo vette di humour nero (l’uccisione della moglie sbagliata).
Tutti i cortometraggi di Keaton furono di due rulli, tranne il successivo Daydreams (Sogni a occhi aperti o Castelli in aria, 1922) girato nel settembre del 1922 che dilatò la lunghezza a tre. Un giovane, ovviamente Keaton, è innamorato di una ragazza (l’attrice francese Renée Adorée che diventerà celebre per La grande parata di King Vidor realizzato nel 1925) e per conquistarla fa un patto col padre: o il giovane troverà un lavoro dignitoso o il “suocero” gli presterà la pistola per suicidarsi. Finge così di aver fatto tante professioni, ma in realtà rimane senza niente ed è pronto al suo destino, ma sbaglia mira. Le tre bobine rallentano un po’ il ritmo “e per di più danno, anche se marginalmente, l’impressione di un certo moralismo, assai lontano dalle corde di Keaton” (Cremonini).
L’ultimo film del 1922 fu, invece, The Electric House (La casa elettricia o Saltarello e l’hotel elettrico) che Keaton aveva iniziato a girare l’anno prima, per poi essere bruscamente interrotto a causa del già citato incidente alla caviglia. Ma la pellicola era troppo keatoniana per essere abbandonata. Finito il college, Buster (Keaton) è un botanico, ma alla consegna dei diplomi gli viene consegnato quello da elettricista e come tale viene assunto per progettare una casa ultramoderna arricchita da ingegnosi congegni: dalla scala mobile interna al biliardo che fa uscire automaticamente le bocce, dalla libreria che estrae da sola i libri al sistema per apparecchiare tavola. Buster riesce nell’intento grazie ad un manuale, ma quando il vero elettricista torna e “scambia i fili” iniziano i guai. Piccolo ruolo anche per papà Keaton in un film decisamente lineare e compatto.
Cambiano nuovamente gli spazi, invece, nel successivo The Balloonatic (Il matto sul pallone o Il matto sulla mongolfiera, 1923) in cui il protagonista interpretato da Keaton, partendo da un luna park, fa un viaggio in mongolfiera che lo trasporta in spazi aperti e selvaggi.
Il successivo cortometraggio di Buster Keaton uscì nelle sale il 6 marzo del 1923 e rimane tra i meno conosciuti, al punto che nemmeno l’autore lo cita nella sua autobiografia. The Love Nest (Il nido d’amore o Saltarello capitano di lungo corso) racconta la storia del “solito” ragazzo (Buster Keaton) che ripudiato dalla ragazza che ama (Virginia Fox, qui all’ultima interpretazione) parte per il mare a bordo di un canotto denominato “Cupidon”, ma ben presto si trova su una baleniera agli ordini di un comandante rozzo e violento (Joe Roberts). Ma era tutto un sogno, il canotto non è mai partito. Nuovamente il tema del sogno in un film “discontinuo”.
Da contratto con la First National mancava ancora un cortometraggio, ma come racconta Keaton nell’autobiografia: “Stavo per cominciare l’ultimo quando Joe Schnenk ricevette il seguente telegramma da John D. Williams presidente della compagnia: ‘Non abbiamo alcuna intenzione di rinnovare il contratto a Keaton STOP I suoi cortometraggi non ci interessano più’. Schenck mi mostrò il telegramma e io dissi ‘OK, non farò il loro ultimo film'”. Più tardi si scoprì che quel telegramma era un bluff per evitare che Keaton, visto i successi delle pellicole, chiedesse maggior denaro per il rinnovo del contratto.
Nei 19 cortometraggi Keaton portò il suo personaggio a relazionarsi con spazi diversi, da quelli claustrofobici di una casa a quelli aperti di una prateria, con risultati discontinui, ma tratteggiò un personaggio (talvolta senza nome, talvolta chiamato Buster… evitiamo il nome dato nell’Italia Fascista) diverso da quelli interpretati dagli amici-rivali Charlie Chaplin e Harold Lloyd. Il primo era un vagabondo, poi chiamato Charlot, che alla fine del film coronava il suo sogno d’amore o comunque giungeva ad un lieto fine, il secondo era un “figlio di papà” che dimostrava di sapersela cavare anche nelle situazioni più difficili. Il ragazzo interpretato da Keaton, invece, era solo in una società che gli era ostile, lavorava, si impegnava, ma non giungeva mai ad un vero lieto fine.
Le comiche dei tre guadagnavano più dei romantici drammi hollywoodiani. Le pellicole di Chaplin incassavano in media 3000000 dollari, quelli di Lloyd 200000, quelli di Keaton tra i 500000 e i 2000000, ma nel frattempo gli amici-rivali erano passati al lungometraggio. Chaplin proiettò il suo primo “film lungo”, il celeberrimo The Kid (Il monello), il 6 febbraio del 1921, mentre Lloyd tenne la prima del suo A Sailor-Made Man (Lupo di mare) il giorno di Natale dello stesso anno.
Anche per Keaton era l’ora di fare il grande passo.
redazionale
Bibliografia
“Memorie a rotta di collo” di Buster Keaton con Charles Samuels – Feltrinelli
“Buster Keaton” di Giorgio Cremonini – Il Castoro
Immagini tratte da
Immagine in evidenza Screenshot dei film Cops e Love Nest, foto 1, 3 da media.photobucket.com, foto 2 da en.wikipedia.org, foto 4, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14 Screenshot del film riportato nella didascalia, foto 5 da fr.wikipedia.org, foto 6 Screenshot del film Goodnight, Nurse, foto 10 da it.wikipedia.org, foto 15 da pixabay.com, foto 16 da it.pinterest.com