Von der Leyen ha un piano. Di riarmo

I tentativi di guidare la svolta da parte della coppia extra-Ue Macron-Starmer mostrano crepe con il freno da parte di Londra della proposta di tregua limitata a un mese da parte del presidente francese Macron

L’Europa lasciata da sola non vuole dire addio agli Usa. O forse non può, dato lo sforzo organizzativo e finanziario che le sarebbe richiesto per sostituirsi all’ex alleato atlantico, che flirta apertamente con Putin e medita di interrompere gli aiuti verso Kiev.

L’Europa allargata oltre i confini Ue, come «coalizione dei volenterosi», fatica però a trovare una voce unica e ancor meno una leadership. I tentativi di guidare la svolta da parte della coppia extra-Ue Macron-Starmer mostrano crepe con il freno da parte di Londra della proposta di tregua limitata a un mese da parte del presidente francese Macron.

Così, appena spenti i riflettori sul vertice di domenica a Londra sulla sicurezza europea e il sostegno all’Ucraina, già il blocco si confronta con le prossime tappe. Questa mattina, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen annuncerà i termini del «piano di riarmo» con una lettera ai leader in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì 6 marzo a Bruxelles.

Ma anche in quella occasione non sarà facile raggiungere il consenso di tutti. E soprattutto la chiarezza riguardo alle mosse di breve e medio termine da mettere in campo per mantenere la promessa fatta a Zelensky di restare al fianco dell’Ucraina.

Alle necessità di fare sintesi tra le voci divergenti dei Ventisette si aggiunge così la nuova iniziativa da parte di von der Leyen. Alcuni dettagli in proposito arrivano dalla portavoce della Commissione, che spiega come la lettera di Ursula contiene diverse opzioni in merito alla difesa europea, incluse le varie opzioni di finanziamento intorno alle quali i leader dei Ventisette restano divisi. Vengono elencati gli interventi a livello nazionali, come lo scorporo degli investimenti bellici dal patto di stabilità, oppure a livello Ue, come la possibilità di dirottare sul capitolo sicurezza fondi regionali e Pnrr non utilizzati.

Ancora più ampio il versante finanziario, che va dalla revisione delle regole della Banca europea per gli investimenti (Bei) in materia bellica a una riforma del mercato dei capitali per sostenere la produzione armata, fino alla creazione di un fondo ad hoc per gli armamenti aperto a paesi extra-Ue come Norvegia e il Regno Unito. La lettera della presidente della Commissione viene descritta come «parte della discussione» che i leader affronteranno giovedì e che verrà poi raccolta nel Libro bianco della difesa, la cui presentazione è attesa ufficialmente il 19 marzo.

Nel merito, i governi sembrano andare nella stessa direzione della Commissione. Dalla prima bozza, per quanto ancora provvisoria, delle conclusioni del Consiglio straordinario di giovedì emerge la richiesta di rafforzare la sua capacità di difesa «accelerando la mobilitazione degli strumenti necessari e dei finanziamenti». Tra gli strumenti consigliati c’è in primo luogo proprio quello della flessibilità finanziaria rispetto al Patto di Stabilità: «Gli stati devono aumentare in modo sostanziale le spese per la difesa», si legge al primo punto delle raccomandazioni sulla sicurezza europea.

La proposta di flessibilità trova il consenso perfino dei trumpiani dell’Ue, come il premier ungherese Orban e quello slovacco Fico. Ma quest’ultimo minaccia di mettersi di traverso nel vertice di giovedì, se Bruxelles non insisterà per ripristinare il passaggio del gas russo attraverso l’Ucraina. Budapest invece ha una carta ancora più temibile da giocare, prospettando di mettere il veto agli aiuti all’Ucraina, che la responsabile degli Esteri Kaja Kallas ha quantificato in almeno 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai fondi finora stanziati.

Su questo Orbán potrebbe paralizzare il vertice, anche se le capitali hanno ormai già pronta la contromossa della «coalizione dei volenterosi» (ovvero, 25 paesi più eventualmente il Regno Unito). C’è poi da registrare che Starmer non è stato invitato al Consiglio straordinario del 6, contrariamente a quanto si pensava all’indomani dell’incontro di Londra, e a quanto sembrava plausibile ieri mattina. «Non ci saranno leader non Ue a parte Zelensky», ha confermato nella serata un funzionario Ue alla testata Euractiv.

Fa discutere infine il tema dell’estensione dell’ombrello nucleare anglo-nucleare al resto dell’Europa in funzione di deterrenza contro Mosca. La proposta era stata originariamente formulata dal vincitore delle elezioni tedesche Merz, alla vigilia del summit di Londra.

«Al momento c’è la Nato», ovvero lo scudo Usa, aveva detto il cancelliere in pectore al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, ma «bisogna prepararsi al peggio». Ovvero all’abbandono atlantico, a cui l’Europa guarda con un mix ancora poco decifrabile di ansia ed eccitazione.

ANDREA VALDAMBRINI

da il manifesto.it

foto: screenshot ed elaborazione propria

categorie
Guerre e pace

altri articoli