Tanti sono i virus che si trasformano in pandemie, in veri e propri stermini di massa della popolazione mondiale. Sono virus che mutano, che si trasmettono da animali a esseri umani; sono virus che si adattano all’ambiente e resistono al nostro sistema immunitario.
Sono virus che creano stigmi di ogni tipo, aiutano la rigenerazione dell’odio sepolto sotto comodi tappeti sui quali camminare incerti, un po’ come il vivere in democrazie che fanno finta di essere tali e somigliano sempre più ad oligarchie che rispondo molto semplicemente all’esigenza di obbedire alla struttura economica della società, vera padrona delle nostre vite.
Tanti sono i virus che si nascondono in creature oscure, che vivono nella notte, quando la luce non esiste e se non tramite qualche bagliore di luna che si fa strada tra le fronde di una foresta che sta morendo sotto il peso dell’esigenza di più legname da esportare o per via della imminente costruzione di capannoni dove ospitare ipermercati, allevamenti intensivi di animali costretti ad una vita di prigionia e di ipersfruttamento.
Tanti sono i virus che ci colpiscono: eppure sembriamo accorgerci solo di quelli che ci portano alla morte fisica, mentre spesso siamo già morti tante volte dentro noi, in quella che poteva essere la nostra umanità e che abbiamo contortamente trasformato in disprezzo degli altri grazie a mille fobie, a paure irreali, a sensazioni.
Credendo a chi grida più forte, a chi citofona un giorno e l’altro va in piazza per dire che i bambini non si toccano. Persino l’ovvietà è diventata banalmente vuota, è diventata alleata di quell’esasperazione cui si dà il volto che si vuole e si preferisce, facendone una clava da agitare per dimostrare una forza irreale sul piano del diritto, della giustizia e dell’umanità.
Tanti sono i virus che nascono, mutano e che poi vengono scientificamente sconfitti. Ma quello che nessuna scienza potrà mai battere è la stupidità figlia della cattiveria gratuita. Quel virus lì non si batte con la scienza, ma solo con la coscienza.
(m.s.)
Foto di Eveline de Bruin da Pixabay