Quarantotto ore, forse nemmeno precisamente tali, quelle che sono intercorse tra una richiesta di messa in stato di accusa del Presidente ad una sua repentina archiviazione.
Uno scivolone può capitare a tutti. Ma i toni sono stati durissimi, hanno esagitato gli animi dei tanti protagonisti del pentastellatismo telematico che hanno offeso, minacciato il Capo dello Stato.
Offese e minacce brutali. E’ questo che più mi interroga: come è possibile non riuscire un attimo a fermarsi, a ragionare, a scorrere dichiarazioni, ad ascoltare… Ecco. Ascoltare. Manca anche questa pratica singola e sociale: mettersi in ascolto e poi, ovvio, discutere, esprimersi.
Invece questa sembra sempre più una società tornata ad un medievalissimo anatemismo popolare fatto di gogna, berlina, condanna a priori.
Lo ripeto: c’è un dramma economico che ci investe, una crisi politica ed istituzionale evidente. Ma c’è anche un grande problema tutto sociale che è di natura culturale, civica.
Come recuperare civismo (civiltà) e cultura (consapevolezza) di ciò che si assimila e di ciò che si dice? Come tornare ad avere rispetto reciproco e, quanto meno, tolleranza per le opinioni e le azioni (anche) altrui?
Ragioniamoci…
(m.s.)
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