L’abuso d’ufficio scompare dal codice penale. Lo ha deciso la Camera, che ha confermato così come gli era arrivato dal Senato il Ddl Nordio: martedì sono stati cassati uno dopo e senza tanti complimenti gli emendamenti, ieri, con 199 favorevoli e 102 contrari, è arrivata l’approvazione definitiva di un provvedimento nato giusto un anno fa. Furibonde le opposizioni, che hanno accolto i risultati della votazione gridando «Vergogna!», mentre dai banchi dell’Alleanza Verdi Sinistra sono spuntati dei cartelli: «Indagini impossibili», «Reati aboliti», «Niente carcere per i colletti bianchi».
Non è una notizia ma ormai una consuetudine il voto favorevole di Azione (il deputato Enrico Costa ha sempre dichiarato di apprezzare questa misura) e di Italia Viva, che nei giorni scorsi, per bocca di Matteo Renzi in persona, aveva lasciato intendere di voler tentare di riallacciare i rapporti con il Pd di Elly Schlein. E invece, per l’ennesima volta, ha fatto vedere da quale parte sta.
Roberto Giachetti, con tutto l’imbarazzo del caso, ha annunciato il voto favorevole di Iv, sottolineando che in ogni caso abolire l’abuso d’ufficio non è abbastanza: «Avete dovuto pagare un dazio alla magistratura con l’inserimento nel decreto carceri di un contentino», ha detto rivolto al governo. Il «contentino» sarebbe il reato di peculato per distrazione, finito nel decreto carceri della settimana scorsa.
L’analisi di Giachetti sul punto è a dir poco lunare: non si tratta infatti di una concessione alla magistratura, ma della presa d’atto – dietro segnalazione di Mattarella – che l’Ue non è disposta ad accettare in toto la cancellazione di un reato del genere da parte di un paese membro: non è un capriccio, è una prescrizione della convenzione di Merida del 2003 sulla corruzione, recepita dall’Italia nel 2009. Da qui l’affannosa corsa ai ripari e la toppa inserita nei (blandi) provvedimenti per alleviare la drammatica situazione delle patrie galere.
E se da Avs fanno presente che con il ddl Nordio si introduce anche una nuova limitazione alla pubblicazione delle intercettazioni (lo si potrà fare solo e soltanto se si trovano all’interno di un provvedimento o se vengono utilizzare durante il processo, «a tutela dei terzi»), dal M5s, l’ex pm Federico Cafiero de Raho ci è andato giù durissimo: «L’abrogazione dell’abuso d’ufficio è gravissima, è un reato spia sia per il sistema della corruzione sia per le infiltrazioni mafiose».
Per quello che riguarda il Pd, Federico Gianassi ha parlato di «arroganza» per qualificare il comportamento della maggioranza, che ha fatto passare il ddl Nordio a tappe forzate, senza concedere spazio al dibattito parlamentare: «Oggi (ieri, ndr) ottenete uno scalpo a danno dei cittadini, se associamo la cancellazione dell’abuso di ufficio a reati ulteriori che introdurrete ai danni dei cittadini, come la resistenza passiva, ci sarà uno squilibrio enorme» e si imboccherà «la pericolosa strada dell’autoritarismo».
In tutto questo, Nordio non sembra preoccuparsi molto delle discussioni intorno ai suoi provvedimenti. Anzi. Il sito della Gazzetta del Mezzogiorno ha diffuso un video girato di nascosto con uno smartphone durante una cena del «Forum in masseria» organizzato da Bruno Vespa e Comin & Partners a Manduria qualche giorno fa. Presenti in platea, tra gli altri anche il vicepremier Matteo Salvini e il ministro degli Interni Matteo Piantedosi.
«Di vino abbiamo usato e abusato, potrebbe costituire un buon alibi per le eventuali sciocchezze che posso dire, ma speriamo di no», ha esordito il ministro. Che poi si è lasciato andare: «L’abolizione dell’abuso d’ufficio avrà un effetto dirompente. Toglierà ai magistrati uno strumento di potere. Dovremo festeggiare e anche i sindaci stapperanno una bottiglia». Sulle intercettazioni, un po’ scherzando eun po’ no, ha avvertito il pubblico: «Siete tutti intercettabili e probabilmente intercettati».
Un affondo sull’Anm, che «continua a essere autoreferenziale, a parlare bene di se stessa, a dire che tutto questo dipende dall’indipendenza e dall’autonomia della magistratura e non si rende conto che il suo prestigio, ahimé il nostro prestigio, perché io mi ritengo ancora magistrato, semel semper, è crollato». Per questo tagliare abuso d’ufficio e intercettazioni è cosa buona e giusta. Del resto, «la reazione negativa dei magistrati a è dovuta al fatto che gli viene tolto uno strumento di potere che hanno usato in modo anomalo. Il tacchino non ama prepararsi il pranzo di Natale».
E giù risate. E giù bicchieri di vino. Con una postilla d’orgoglio: «Uno dei miei miti politici è Winston Churchill, che beveva fumava e manteneva lucidità anche con il vino». Ma quello era Churchill.
MARIO DI VITO
foto: screenshot ed elaborazione propria