Il Green New Deal è il programma socioeconomico messo a punto dalla deputata newyorchese Alexandria Ocasio-Cortez, stella dei nuovi democratici, e dal suo collega-senatore Ed Markey, con lo scopo di unire il focus sull’ambiente ai temi delle disuguaglianze economiche e sociali.
Già dal nome si capisce che la misura è intesa come uno spartiacque rivoluzionario come lo fu quella varata tra il 1933 e il 1937 da Franklin Delano Roosevelt per risollevare l’economia e lo spirito degli Stati uniti dal buco nero che era stata la Grande depressione del 1929.
Quello che il Green New Deal si ripropone è «combattere l’ingiustizia socio-economica lottando al tempo stesso contro i cambiamenti climatici», come afferma la stessa Ocasio-Cortez. Il programma, nonostante al momento non sia nemmeno una proposta di legge ma una risoluzione congressuale di 14 pagine rilasciate a inizio febbraio, è già uno spartiacque, almeno a sinistra: a dispetto dell’essere al momento poco più di una dichiarazione di intenti, può essere a tutti gli effetti giudicato come il manifesto del socialismo americano.
Il principio di base è che l’abbracciare una svolta verde salverebbe l’ambiente e al tempo stesso creerebbe nuovi posti di lavoro qualificati di cui beneficerebbero principalmente le comunità più svantaggiate e vulnerabili.
Nelle intenzioni del Green New Deal gli Stati uniti dovrebbero passare dall’esperimento di «restaurazione fossile» voluto da Trump, a fonti energetiche rinnovabili con emissioni zero entro 10 anni. Per attuare questo rinnovamento c’è bisogno di investimenti pubblici ingenti, veicoli elettrici, infrastrutture, nuove reti ferroviarie ad alta velocità.
Il piano comprende l’adozione, come metro di giudizio, del calcolo del costo sociale dell’anidride carbonica, vale a dire il prezzo (sanitario, ambientale) che si paga per l’impatto dell’emissione di ogni tonnellata extra di Co2, così da valutare la bontà e efficienza di provvedimenti atto a frenarla.
Il valore economico di un’azione verrebbe misurato non in denaro immediatamente speso, ma in impatto ambientale a raggio più lungo, guidati dalla consapevolezza dei costi del cambiamento climatico che deriva dalle emissioni di Co2.
Questo approccio valutativo era stato già abbracciato da Obama, ma la novità sta nel fatto che il Gnd non si ferma lì ma prevede e include anche la fine del sistema delle assicurazioni sanitarie in favore dell’assistenza sanitaria universale, un salario minimo più elevato, la lotta ai monopoli per le loro conseguenze sociali e lavorative.
Il costo è di oltre mille miliardi che possono essere messi insieme con tasse, in altri tempi già applicate, fino al 70% per i più ricchi con redditi annui oltre i dieci milioni.
Nel piano di Ocasio-Cortez e Markey la concentrazione delle ricchezze e le diseguaglianze vengono affrontate come vere emergenze nazionali. Se stando ai sondaggi l’idea non spaventa gli americani, in maggioranza favorevoli al Gnd, sta creando invece spaccature nel Partito democratico, dove l’ala più di centro e moderata non vede per niente bene questa virata socialista, e il problema di mantenere il fronte comune su un tema che non è solo un problema circoscritto da affrontare in un modo invece di un altro, ma che coinvolge la visione stessa del partito e ne rivela molti nervi scoperti.
Durante un incontro tra ragazzi delle scuole medie e la senatrice californiana Dianne Feinstein, gli studenti, come la maggior parte dei giovani e giovanissimi filo-democratici americani, hanno espresso entusiasmo per il Gnd che invece solleva non poche perplessità nella senatrice che,fino all’entrata alla Camera del gruppo di giovani socialisti era nell’area più a sinistra del partito. Feinstein, incalzata dai ragazzini, è andata molto vicina a perdere le staffe rispondendo che la politica non è poi così facile da spiegare, tanto che il suo staff le ha dovuto ricordare età degli ospiti e presenza dei media.
La cifra della delicatezza della situazione si ricava anche dallo strano garbuglio per cui lo speaker della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, sentendo odore di sangue, si è detto favorevole a un dibattito, divisivo per i democratici, sul Green New Deal, mentre la leader della maggioranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi, sta facendo di tutto perché del Gnd si parli al Congresso il meno possibile. Si deduce quanto il Gnd sia molto più di una risoluzione congressuale.
Il senatore leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Shumer, nell’intento di unificare il partito intorno a un piano comune sul cambiamento climatico e di non lasciare questa istanza come cavallo di battaglia esclusivamente socialista, alienandosi così il voto dei giovani che vedono la difesa dell’ambiente come il loro focus principale, ha proposto una risoluzione che vuole essere un’alternativa verde ma centrista al Gnd, limitandosi all’ambiente senza trasbordare nel socialismo.
Ma è proprio questa tracimazione a fare la differenza e rendere il piano di Ocasio-Cortez e Markey qualcosa di nuovo, fresco e a cui guardare andando oltre il qui e ora Usa, un percorso di sinistra mondiale dove temi e diseguaglianze si intersecano molto più che nel secolo scorso.
«Sono sempre stato più a sinistra del partito democratico – dice Seth fotografo newyorchese 64enne – L’ho sempre votato senza convinzione, ma questo gruppo di ragazzini che è entrato alla Camera mi ha dato nuova energia e qualcosa per cui vale la pena essere attivista. Ciò che mi mancava prima non era la voglia di partecipazione ma un referente al quale puntare per partecipare”.
MARINA CATUCCI
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