La furia della destra sulla scuola non avanza solo a colpi di riforme ma anche attraverso le numerose circolari che il ministro Valditara manda ai dirigenti con vari scopi: additare qualche insegnante sgradito, imporre le presenze degli studenti a eventi di parte (la sua) e ora per vietare l’uso dell’asterisco e dello Schwa nei documenti degli istituti.
Una insolita premura dato che questi segni grafici non conformi non sono ancora di uso comune ed è quindi molto raro vederli in testi ufficiali. «L’Accademia della Crusca – si legge nel testo diffuso alle scuole – ha evidenziato che tali pratiche non sono corrette e ostacolano la leggibilità e l’accessibilità dei testi».
Tuttavia le spiegazioni non celano che il vero interesse non sia la correttezza grammaticale. Piuttosto il tema è di quelli tipici della destra, e in particolare del partito a cui fa riferimento il ministro, la Lega, che vede la presunta teoria gender dappertutto.
Leghista è anche Rossano Sasso che, sedendo in commissione istruzione, è costretto a occuparsi di scuola anche se la sua ossessione è «l’indottrinamento omosessuale dei bambini» e che ora esulta: «È un ulteriore passo avanti contro l’ideologia gender: ci voleva una circolare ministeriale per far rispettare la lingua italiana per certi docenti e dirigenti ideologizzati».
Come da copione arriva anche il sostegno dell’associazione cattolico reazionaria Pro Vita & Famiglia che legge nel rifiuto del ministro alla «neolingua Lgbt (sic), un forte richiamo alla realtà: non esistono generi neutri». Ma non sarebbe un autentico comunicato dei Pro Vita se non contenesse anche l’esortazione alla punizioni: «Ci auguriamo che gli uffici scolastici regionali sanzionino eventuali, ostinati abusi, il prossimo passo sarà quello di vietare qualsiasi iniziativa ideologica Lgbt nelle scuole».
Il partito della premier concorda, anche se con uno stile più sobrio. Il vicepresidente della Camera FdI, Fabio Rampelli legge nella decisione di Valditara l’esigenza «di fermare l’imbastardimento dell’italiano, piegato alle esigenze del politicamente corretto e della finta inclusività».
Davanti a tanto giubilo per una circolare, l’opposizione non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di evidenziare le incongruenze della destra. «Il governo fa appello al rispetto della lingua italiana solo quando deve condurre battaglie ideologiche di retroguardia – nota la responsabile scuola Pd, Irene Manzi – La circolare è l’ennesima arma di distrazione di massa anziché occuparsi di precariato, di tagli, del dimensionamento scolastico».
Si tratta di «una nuova campagna contro un fantomatico nemico» per la senatrice dem Cecilia D’Elia che chiede invece di «dare seguito all’educazione affettiva». Mentre la collega alla Camera Maria Cecilia Guerra fa notare come «secondo il ministro non ci sia invece ambiguità nel riferirsi a una donna con un sostantivo o un articolo maschile, quando la lingua italiana prevede il femminile: la presidente del consiglio, la ministra, etc». E critiche arrivano anche dall’associazionismo Lgbtql+.
«Che la lingua italiana abbia dei problemi è noto, questo dipende però da investimenti zero nella scuola, dal fatto che abbiamo gli insegnanti meno pagati d’Europa e non dall’uso di soluzione alternative al maschile sovraesteso – nota Rosario Coco, presidente Gaynet – La linea è quella trumpiana».
LUCIANA CIMINO
foto: screenshot tv