Vaccinarsi per battere oggi il virus e domani il capitalismo

Una delle prime obiezioni che viene mossa al cosiddetto “Green pass“, passaporto anti-Covid per accedere a tanti servizi, locali e strutture sociali e muoversi liberamente ovunque, è che sarebbe...

Una delle prime obiezioni che viene mossa al cosiddetto “Green pass“, passaporto anti-Covid per accedere a tanti servizi, locali e strutture sociali e muoversi liberamente ovunque, è che sarebbe l’espressione del tutto evidente della “dittatura sanitaria” in corso. Fantasisti di complotti e affini teorizzano una marea di sciocchezze per sostenere, pur legittimamente, la loro convinzione sull’inaffidabilità dei vaccini.

Nel nome della scienza – dicono alcuni di questi no-vax – non faccio il vaccino e rinuncio al “Green pass” proprio perché non credo che scientificamente si possa creare un preparato, che protegge dall’evolversi della malattia nei nostri corpi, in un annetto appena. Tempi, modi, finanziamenti, rapporti tra le Big Pharma e i governi, tra il grande capitale e gli agglomerati di interessi in ogni parte del mondo: c’è tanto materiale per fare proclami ogni giorno dai social e dalle televisioni, per diffondere e insinuare il dubbio che, scienza o non scienza, i vaccini sono inoculati ad una massa di ingenui che non si accorgono di essere delle cavie.

Scienza o non scienza, preferisco che sui vaccini la situazione me la spieghino Galli e Crisanti, Burioni e Capua: non di certo legioni di improvvisati cultori della libertà, che scrivono magari su giornali sovranisti o che si sono intestati di fare la rivoluzione in Italia insieme ai neofascisti, seppur vestiti di arancione. Frattaglie di un sottobosco di pseudo-deduzioni che altro non sono se non mere supposizioni. Non traggono nulla dalla realtà per approfondirne la conoscenza, ma la deformano piuttosto che informarla.

Il “Green pass” apre indubbiamente ad una serie di contraddizioni e problematiche che, prima di tutto, vanno risolte tenendo conto del pieno rispetto della libertà di ogni cittadino. Ma, va considerato, unitamente alla formazione del benessere collettivo, della tutela della salute pubblica. Di ognuno e di tutti. Per questo la chiamata alla vaccinazione, per ora ancora del tutto volontaria (che dittatura sanitaria imbecille!), è una misura di solidarietà anche sociale, di spinta alla coesione popolare, di ingaggio della buona volontà di ognuno di noi nel concorrere al raggiungimento di quella famosa “immunità di gregge” che pare sempre più lontana.

Mentre il virus corre, ricorre e concorre a destabilizzare già da ora, da questa metà di luglio, una estate che un po’ tutti vorremmo vivere il più serenamente possibile. Nessuno di noi vuole rinunciare a spazi e momenti di libertà, di condivisione delle giornate con amici, parenti, amanti e così via… Ognuno di noi vorrebbe poter fare ciò che ha sempre fatto, convinto che fosse la vera libertà, tornando alla cosiddetta ipocrita e falsa “normalità“, ma la pandemia è tutt’ora in corso, il biennio contagioso non è ancora passato e, avanti di questo passo, gli scienziati prevedono ad ottobre una risalita dei casi di Covid-19 maggiore rispetto allo scorso anno.

Con alcune differenze: grazie alle vaccinazioni, meno ricorso agli ospedali e meno alle terapie intensive. Abbiamo almeno questa speranza, che si fonda sulla certezza – questa sì scientifica – per cui maggiore è il numero di vaccinati ed inversamente proporzionale il numero di chi può sviluppare le fasi acute della malattia.

Certi concetti dovremmo averli chiari: invece c’è gente che dalle onniscienti colonne dei social tributa dei veri omaggi alla stupidità. Uno tra i tanti che ho avuto la sfortuna di leggere: «Ma se sono vaccini, perché non ci proteggono dal contagio?». La domanda è ben posta, almeno. Gli studi dell’EMA (l’Agenzia europea per i medicinali) dicono che l’efficacia contro la contagiosità è circa del 70%; mentre sullo sviluppo della malattia in forma grave, il vaccino protegge quasi al 100%.

Quindi vaccinarsi, anzitutto, riduce al 30% la possibilità di beccarsi il Covid-19. Se vi sembra poco… Nessun farmaco dà la garanzia di efficacia totale e per tutti. Un po’ come la nostra politica tutta italiana: dovrebbe dare la garanzia di tutelare gli interessi sociali, civili della gran parte della popolazione, ma non arriva nemmeno lontanamente ad immunizzarci dalle spinte particolariste, dalle influenze private che pesano sul pubblico e così via…

I dubbi sono sempre legittimi. I sospetti meno se si protraggono nel tempo. Divengono ossessioni e assumono i connotati di false verità che imbrogliano anche l’evidenza delle evidenze. Quelle scientifiche, per l’appunto: nemmeno le dimostrazioni in laboratorio varranno mai come prova per lo scettico a tutto tondo, per il negazionista che deve interpretare quella parte che si è dato dal principio della pandemia e che non può dismettere. Per ignoranza, per superbia, per un falso mitizzante orgoglio che avvolge anche menti critiche, capaci di ammettere quando si è sbagliato senza doversi cospargere per questo il capo di cenere.

La questione concernente il passaporto verde europeo (ed italiano, quindi) non è differente dalla patente di guida: se ce l’hai puoi salire su una moto, su una macchina e andare dove vuoi, rispettando il Codice della strada; ma se invece ti rifiuti di vaccinarti, è del tutto evidente che non puoi pensare di agire, pur nel rispetto dei diritti della persona e del cittadino, al pari di chi ha invece il 70% di probabilità in meno di prendersi il coronavirus rispetto a te che sei privo di protezione. Nonostante tu possa portare la mascherina, igienizzarti le mani e restare sempre attento al metro e mezzo di distanza, il vaccino fa una differenza enorme nel proteggere te stesso e gli altri dal replicarsi del contagio e – circostanziano gli scienziati – dalla mutazione del Covid-19 in quella varianti alternative che sono indicate con l’alfabeto greco.

La lettera “delta” è quella che ora fa più paura. Ma si parla già della “epsilon” e poi si passerà alla “zeta“, alle “eta“, alla “teta” e alla “iota“, se non si ferma il contagio con una immunizzazione di massa. Il capitalismo e la globalizzazione stanno già sfruttando la pandemia in abbondanza: con i brevetti sui vaccini, spartendosi un mercato enorme che contrasta, nell’offerta, con ampi settori di sviluppo che sono invece bloccati o frenati drasticamente dalla pandemia. E’ una lotta globale che non si ferma e che apre delle contraddizioni talmente importanti da far impallidire le fantasie di complotto sulle sperimentazioni di massa sulle popolazioni-cavie.

Eh certo che siamo delle cavie! Lo siamo ogni giorno, in mille modi diversi, mica solo quando ci iniettano un vaccino. Siamo molto più cavie quando scegliamo al supermercato un prodotto piuttosto che un altro, influenzando così i flussi di vendita, di produzione, di concorrenza, l’andamento azionario delle aziende produttrici, rispetto a quando ci sediamo davanti ad un medico che ci inocula un vaccino. Su di noi, ogni giorno, sono testati i punti degli indici di borsa. Milioni e milioni di persone non se accorgono. Altri fanno palesemente finta che tutto vada per il meglio. Altri ancora, quelli più (dis)onesti intellettualmente, con una dose di cinismo propria dei mercanti di ogni tempo, lasciano che tutto scorra e arraffano più che possono.

Indubbiamente i vaccini sono un rischio, visto che sono oggettivamente in una fase di sperimentazione. Di massa. Lo si è detto e ripetuto millanta volte alla televisione. Fino alla nausea. Sappiamo benissimo che incorriamo in rischi: ma sappiamo altresì molto bene che, al di là della volontà e del potere stesso del capitalismo, il virus fa il suo corso e non guarda in faccia nessuno.

Rifiutare il vaccino potrà anche essere un momento di coerenza con sé stessi, aderendo ad una profonda convinzione personale. Legittimo. Ma, senza toccare nessun diritto costituzionale, è evidente che vanno operate scelte che trattino differentemente chi ha aderito ad una operazione di salute pubblica e chi si è rifiutato di farlo.

Questo discorso potrebbe far pensare che io sia favorevole ad un obbligo vaccinale. Non lo sono. Penso che la politica degli incentivi, della persuasione e della collaborazione sia migliore del dettato, dell’imposto, della coercizione. La vera dittatura rimane quella dei mercati e non quella della scienza: questa, per essere veramente libera di studiare senza i lacci dei vincoli dell’economia e del profitto, dovrebbe essere finanziata totalmente dal pubblico o, per lo meno, lasciare ai privati solo le mere fasi produttive. Non la ricerca, che dovrebbe essere spontanea, istintiva passione di tutti quei ricercatori che hanno voluto essere tali per obbedire al giuramento di Ippocrate.

Purtroppo il capitalismo mortifica tutte le libertà, le dispone al perseguimento dei soli suoi scopi. Ma una critica senza se e senza ma in questo senso non preclude la razionalità, la capacità di discernere e di comprendere che qualcosa possiamo fare per noi stessi e per gli altri, nonostante ci si senta avvolti dalla spirale della dominazione totale e totalizzante del liberismo.

I complotti sono evidenze ormai, sono plateali. Li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, in ogni parte del mondo. Ma, si sa, il complottismo è tale perché è funzionale al sistema e vuole evitare di farci accorgere che la verità e l’oggettività è proprio sotto il nostro naso. Le fantasie di complotto nascono per farci trasognare, per staccarci dalla realtà e per creare un mondo di immagini bugiarde, così come lo sono tutti i replicanti che vi aderiscono. Siano in buona o cattiva fede. Le distinzioni sono permesse fino ad un certo punto. Ed ormai quel punto di non ritorno è stato ampiamente superato.

Vacciniamoci per battere oggi il virus e lottare ugualmente contro lo sfruttamento capitalistico, contro tutti: animali, esseri umani e natura. E’ la migliore sintesi politica in questa fase.

MARCO SFERINI

17 luglio 2021

foto: screenshot

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