Il degrado della qualità dell’acqua a livelli pericolosi è uno dei casi gravi di legittima messa in stato di accusa da parte dei cittadini dei poteri pubblici e dei soggetti privati implicati per crimini di non assistenza a persone in pericolo.
Da decenni è stato denunciato il grave dissesto idrogeologico del Paese. A più riprese, la Commissione europea ha suonato il campanello di allarme ed anche multato l’Italia per non rispetto delle regole relative alla qualità dele acque. Ma niente è cambiato. Siamo altresi di fronte ad un caso evidente di comportamento criminale per non assistenza alle persone quello perpetrato non solo in Italia ma quasi dappertutto per effetto di non volontà di agire con le misure necessarie ed indispensabili per contrastare i fenomeni estremi (inondazioni, uragani, tifoni, siccità…) legati al disastroso cambiamento climatico in corso. Si potrebbero ancora criticare o ridurre se a livello mondiale si prendessero le misure appropriate. Ma questa volontà non sembra essere di casa nei «palazzi» del potere. .
In occasione della «celebrazione» annuale (proprio ieri) della Giornata Internazionale dell’Acqua, proclamata dall’Onu nel 1993 e rivelatasi, in 25 anni, un rituale autoreferenziale di «propaganda» in favore delle concezioni e delle scelte dominanti (mercificazione dell’acqua, marketizzazione e privatizzazione dei servizi idrici, monetizzazione e finanziarizzazione speculativa delle acque, gestione estrattiva e produttivista a corto termine delle risorse), ed in sostegno della manifestazione nazionale di lotta, il 23 marzo, contro le grandi opere, la proposta è la seguente: agiamo come cittadini utilizzando le leggi e gli strumenti democratici esistenti.
1) Occorre a tal fine mettere fuori legge le produzioni ed i prodotti tossici tipo glifosato e Pfas all’origine degli inquinamenti e delle contaminazioni delle acque e del dissesto idrogeologico. Stop effettivo della cementificazione e della distruzione del ciclo idrico. Occorre liberare le istanze di decisioni dai lobbies industriali e commerciali che spendono somme ingenti per far produrre delle valutazioni d’impatto favorevoli ai loro interessi di profitto e di potenza dietro l’alibi dell’incertezza scientifica e delle controversie tra esperti. Cessiamo di intervenire a rischio certificato, quando è troppo ardi, ma imponiamo la prevenzione, «precauzione first».
2) Adottare i provvedimenti immediati di lotta contro il cambiamento climatico e l’ingiustizia sociale, quali la messa fuori legge della finanza criminale (paradisi fiscali, evasione fiscale, prodotti derivati, libertà dei fondi predatori e speculativi mondiali) e delle opere gigantesche senza senso ( le grandi dighe, i programmi di deforestazione, i costosissimi progetti militari, programmi spaziali inclusi, sostanzialmente non sostenibili sul piano umano ed ambientale. Le guerre in Iraq, Siria, Yemen, Libia sono state ancora una volta un atto di pura distruzione della vita. Le spese militari non risolvono alcun problema. Le guerre non sono innocenti rispetto al cambiamento climatico. I giovani l’hanno capito e per questo hanno associato la lotta contro il cambiamento climatico con la lotta per la pace .
3) Approvare d’urgenza un piano (nazionale, europeo e mondiale) di messa in sicurezza dei beni comuni essenziali ed insostituibili per la vita di tutti gli abitanti della Terra (acqua, semi, conoscenza/lavoro).
4) Dare forza e sicurezza alle istituzioni pubbliche fondate sulla partecipazione diretta dei cittadini, scelti anche a sorte se altrimenti impossibile, incaricate di far rispettare i modi e tempi di attuazione delle misure adottate e dei progetti messi in esecuzione.
Lungi da noi il pensare che quanto proposto, seppur limitato, possa essere realizzato subito e senza difficoltà. E’ evidente, però, che oramai è venuto il tempo di ricorrere agli strumenti offerti dalla legge, dalla giustizia, per iniziare delle mass actions nei confronti dei responsabili politici e privati per crimini di non assistenza a persone in pericolo. Usiamo la forza del diritto per far rispettare i diritti di ed alla vita di tutti. Non aspettiamo di essere sopraffatti dalla forza della violenza sia essa dello Stato poliziesco o quella dei «casseurs», sovente manipolata dai potenti, non solo nei paesi dell’America latina.
RICCARDO PETRELLA
Recente promotore insieme ad altre persone d’Europa, d’Africa, d’America latina e d’Asia dell’Associazione «L’audacia nel nome dell’umanità. L’Agorà degli abitanti della terra»
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