Le foto dell’orrore. I cadaveri di uomini, donne e bambini morti di fame e di sete in pieno deserto al confine tra Tunisia e Libia per abbandono e respingimento in pieno Sahara – le vittime, erano state scacciate da poliziotti tunisini -, non sono state inquadrate in maniera adeguata come importanti prove del «migranticidio» in corso.
Queste vittime sono la diretta conseguenza di prassi «eliminazioniste» dei profughi/migranti dei quali vengono totalmente cancellate la dimensione umana e il diritto alla vita. Prassi «eliminazioniste» perché è fin troppo ovvio che respingere e abbandonare delle persone in pieno deserto equivale a condannarle alla morte sicura.
Queste espulsioni collettive oltre confine ordinate dal governo tunisino sono i diretti, immediati effetti del Memorandum d’intesa tra la Tunisia di Kais Saied e l’Unione europea e come tali devono essere analizzate: scelte politiche intenzionali.
L’Italia e l’Ue sono i veri, diretti mandanti, visto che stipulano «accordi» con paesi detti «terzi» a cui si appaltano il controllo delle frontiere con l’obiettivo di respingere i migranti prima che approdino in Europa, a tutti costi. A tutti costi, facendo agonizzare le persone migranti di fame e disidratazione, di respingimento, di detenzione e di deportazione o, più spesso, facendole sparire nel Mediterraneo come si verifica ormai da 10 anni con numerosissimi naufragi.
Negli ultimi mesi le scomparsa di massa in mare hanno conosciuto una mostruosa accelerazione. Solo dal 4 agosto ad oggi, in almeno 4 naufragi sulle coste tunisine e al largo di Lampedusa, sono scomparse più di un centinaio di persone (circa 120). Ma quante altre vite hanno inghiottito il Mediterraneo e l’Atlantico o sono scomparse per sempre lungo le vie di terra nel 2023? Secondo il censimento elaborato dal Comitato Nuovi Desaparecidos, lungo le vie di fuga verso l’Europa, dal primo gennaio al 7 agosto vanno calcolate 3.551 vittime tra morti e dispersi: 147 nel deserto o comunque «a terra» e 3.404 a mare.
Le cause? Si è accelerata la macchina del crimine, con la moltiplicazione degli accordi sul modello Memorandum Italia-Libia e perché sono aumentate le partenze e le intercettazioni violente e le prassi di manovre pericolose per bloccare le barche da parte delle guardie tunisine e libiche finanziate dall’Italia.
A terra e in mare, in tutto il bacino migratorio del Mediterraneo e dell’Atlantico verso le Canarie si sta commettendo un crimine ormai non più invisibile.
Le foto di alcune delle vittime – autentiche prove del migranticidio in atto (un neologismo coniato da un gruppo di giuristi nel maggio scorso per illustrare e inquadrare il crimine in corso) – avrebbero dovuto scatenare una presa di coscienza civile collettiva su quanto sta avvenendo, giorno per giorno, su tutte le frontiere europee in un arco di barbarie che va dai Balcani all’Africa Occidentale, ovunque si sono esternalizzate le frontiere dell’Ue: un crimine intenzionale, perché frutto di precise scelte ma che si vuole nascondere dietro la narrazione della cosiddetta «lotta a scafisti e trafficanti».
E mentre arrivano queste foto, il sito Statewatch ha ricordato che la Commissione europea ha recentemente proposto aumenti di 15 miliardi di euro al bilancio dell’UE per il periodo 2021-27, sostenendo che le finanze esistenti sono «vicine all’esaurimento».
Tra le proposte vi sono piani per aumentare la spesa a titolo di «Migrazione e gestione delle frontiere» di 1,7 miliardi di euro – che può essere utilizzata per erigere altre barriere di varia natura ai confini – e «Vicinato e mondo» – che può essere utilizzata per finanziare progetti di esternalizzazione delle frontiere nei paesi terzi – di quasi 9,7 miliardi di euro.
Cioè più respingimenti e più morti ai confini dell’Europa, in un crimine ormai strutturale, un crimine di sistema.
FLORE MURAD-YOVANOVITCH
giornalista e scrittrice
foto: screenshot