Il 7,4% degli italiani ritiene accettabile che «un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha flirtato con un uomo», il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Più del doppio (il 17,7%) ritengono accettabile che un uomo controlli abitualmente il cellulare o l’attività sui social network della moglie o compagna. Sono i dati della rilevazione statistica sugli stereotipi, sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza realizzata dall’Istat e diffusa ieri, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Gli stereotipi più comuni tra gli italiani sono: «Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro» (32,5%), «gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche» (31,5%), «è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia» (27,9%). Il meno diffuso è «spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia» (8,8%).
Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se vuole. Elevata anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire (23,9%). Il 15,1%, inoltre, ritiene che una donna che subisce violenza quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile. Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (il 12,7% degli uomini, il 7,9% delle donne); per il 7,2% «di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì», per il 6,2% le donne serie non vengono violentate. Per finire con l’1,9% secondo cui non si tratta di violenza se un uomo obbliga la propria moglie o compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
Il 63,7% della popolazione considera causa della violenza le esperienze violente vissute in famiglia durante l’infanzia, il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile mentre il 33,8% associa la violenza ai motivi religiosi (in particolare al Centro-Nord). Sui motivi che possono scatenare la violenza, il 77,7% l’attribuisce al fatto che gli uomini considerano le donne oggetti di proprietà (84,9% donne e 70,4% uomini), il 75,5% dà la colpa all’abuso di droghe o alcol, 75% al bisogno di sentirsi superiori. Infine per il 70,6% dipende dalla difficoltà degli uomini a gestire la rabbia.
A una donna che ha subito violenza il 64,5% consiglierebbe di denunciare, il 33,2% di lasciare il compagno. Il 20,4% indirizzerebbe la donna verso i centri antiviolenza e il 18,2% verso servizi pubblici o professionisti (ad esempio consultori, psicologi, avvocati). Il 58,8% della popolazione tra i 18 e i 74 anni, senza differenze tra uomini e donne, si ritrova negli stereotipi di genere. Il fenomeno aumenta al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti. Gli stereotipi sono più frequenti al Sud (67,8%), in particolare in Campania (71,6%), e meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%). Sardegna (15,2%) e Valle d’Aosta (17,4%) presentano i livelli più bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i più alti.
«La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica – ha commentato ieri il presidente Sergio Mattarella -. Le donne sono oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso dentro le famiglie o perpetrati da persone conosciute». Basta leggere le cronache. Ieri, ad esempio, un trentenne di Portici è stato arrestato mentre picchiava la compagna davanti al figlio di 9 anni. A Massa domenica notte è stata divelta la statua che ricorda Cristina Biagi, massacrata dall’ex marito. Si tratta del sesto episodio di danneggiamento in due anni.
ADRIANA POLLICE
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