La Camera dei deputati ha appena approvato la nuova legge elettorale mista maggioritario / proporzionale con il voto automaticamente trasferito da una parte all’altra della scheda senza possibilità di disgiunzione (almeno così può essere definita tecnicamente).
Il testo adesso passa al Senato dove probabilmente il percorso sarà molto più complicato di quanto non sia avvenuto nella Camera bassa. Non è questo però il punto da rimarcare in questo frangente. Piuttosto dall’ascolto del dibattito è emerso un elemento da rimarcare: l’assoluta strumentalità dei passaggi di ricostruzione storica al riguardo delle vicende relative alla legge elettorale che si sono ascoltati nei vari interventi.
Nessuno ha ammesso le gravi responsabilità che le forze politiche hanno accumulato su questo delicato terreno contribuendo ad una vera e propria caduta di credibilità dell’intero sistema e alla rilevante flessione fatta registrare nella partecipazione elettorale, indicatore di una vera e propria crisi democratica che attanaglia il Paese.
Un parlamento che ha approvato di seguito due leggi elettorali entrambe bocciate dalla Corte Costituzionale, a cui si è avuto accesso soltanto grazie al generoso impegno di un gruppi di cittadine e cittadine e non certo grazie all’operato di chi questa sera ha in maniera roboante rivendicato quell’esito.
Questa legge per ora parzialmente approvata da un solo ramo del Parlamento presenta nel suo testo ancora i principali elementi per i quali per ben due volte la Corte Costituzionale ha bocciato i precedenti testi del cosiddetto Porcellum nel 2014 e dell’altrettanto cosiddetto Italikum nel 2017.
Una continuità che si esplicita essenzialmente su di un punto preciso; quello del Parlamento dei “nominati”.
Era proprio la continuità del “Parlamento dei Nominati” la questione che interessava alle forze politiche che hanno trascurato perfino la tanto decantata governabilità, oltre ad ignorare – come accade da tempo – quell’elemento della rappresentatività politica che pure rappresenta l’indicazione più rilevante presente, sulla materia, nella Costituzione Repubblicana.
Il trasferimento automatico del voto dal candidato uninominale a quello dei listini bloccati nel proporzionale rappresenta infatti il meccanismo concreto perché sicuramente i 2/3 dei componenti delle future Camere siano semplicemente indicati dall’alto senza alcuna possibilità di scelta da parte delle elettrici e degli elettori.
La quota dei nominati risulterà comunque sicuramente più elevata dei 2/3, al di là delle fole sul collegio uninominale e la vicinanza tra eletto ed elettore (davvero una favola incredibile) con un bel numero di “paracadutati” nei tanti collegi considerati “sicuri” nella apparente contesa tra le diverse forze politiche.
Nel caso malaugurato di approvazione definitiva della legge aspettiamo con ansia il disegno dei collegi che, detto per inciso, è stato delegato al governo nel testo della legge.
Sicuramente nell’esaminare i dettagli dei confini dei singoli collegi ci sarà di divertirci, come già accadde nel Mattarellum.
In sostanza ci sono tutte le ragioni per continuare la battaglia contro il “Parlamento dei nominati” in ogni sede, dentro e fuori il Parlamento.
Infine qualcuno dovrebbe ricordare a queste signore e signori che con apparente passione discettano di “democrazia” e “interesse del Paese” che non sono mai stati eletti da nessuno e che la loro temporanea posizione di parlamentari deriva dal dato di promessa fedeltà d a qualche cordata interna alle varie consorterie politiche che hanno semplicemente deciso una certa posizione piuttosto di un’altra all’interno di una lista la cui esatta composizione è stata letta per intero da una quota sicuramente minoritaria di elettrici ed elettori.
Un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale ha tentato di modificare la Costituzione (e qui ci hanno pensato le espressioni voto “vero”) e hanno varato ben due leggi elettorali: la prima smontata dalla Corte Costituzionale, la seconda di vedrà.
FRANCO ASTENGO
13 ottobre 2017
foto tratta da Pixabay