Il problema della manovra non è il deficit, perché sul deficit – spending si può sicuramente aprire un discorso politico serio se ad esso si affidano serie politiche di sviluppo di tipo keynesiano, in un quadro di programmazione e di intervento pubblico in economia di stampo socialdemocratico destinato a due grandi comparti: quello industriale (con una robusta presenza di gestione pubblica nei settori strategici) quello delle infrastrutture e quello del rilancio dello stato sociale.
Roba da anni ’50, inattuale forse rispetto al tipo di gestione liberista del ciclo, il processo esasperato di finanziarizzazione delle economia, i pericoli di guerra (anzi di cyber – guerra) in atto tra le grandi potenze.
Il richiamo giusto, però, rispetto alla manovra del governo Renzi non è proprio questo.
Bensì l’annotazione di fondo che il tutto è sovrastato dalla tendenziosità relativa alla valutazione delle crescita del PIL all’1%.
Prescindendo dall’analisi di cosa significa il PIL nel quadro dell’economia di oggi e nel rapporto tra economia reale, speculazione, vita quotidiana, è il caso di ricordare come questo 1% rappresenti una vera e propria spada di Damocle in quanto obiettivo di assai problematica realizzazione, contestato tra l’altro dalla Banca d’Italia e dalla Commissione parlamentare per il Bilancio.
L’altro aspetto concreto da prendere in esame è quello riguardante il rapporto con l’Europa rispetto al rapporto 2,3% tra deficit e PIL.
Tutto insomma si tiene per adesso come un castello di carte, tenuto conto che giornali e TV trattano questi provvedimenti come già fatti, mentre molti di essi non sono neppure scritti nel dettaglio e ci saranno almeno quattro passaggi parlamentari, con tutte le insidie presenti nella labile maggioranza di Palazzo Madama (per fortuna della dialettica democratica e della possibilità di correggere macroscopici errori, che non sarebbe la prima volta potrebbero essere commessi in sede redigente: addirittura, in passato, abbiamo avuto casi di finanziarie uscite dal Parlamento redatte in un certo modo e poi pubblicate in maniera diversa sulla Gazzetta Ufficiale).
Molti scrivono di manovra a spot e bonus “pro Referendum”: tutto sommato questo appare una valutazione corretta.
Ecco d seguito i provvedimenti principali accompagnati, in alcuni casi, da un piccolo commento.
MISURE
15,1 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva
Sono disinnescate le clausole di salvaguardia: in questo modo si annulla l’aumento dell’Iva, previsto per il prossimo anno, dal 10 al 13% e dal 22 al 24 per cento.
E’ questo il punto cardine, legato alla previsione dell’1% di crescita del PIL. Se non si realizzerà, come probabile, cosa sarà lasciato in eredità per gli anni immediatamente a venire?
2,5 miliardi per il pacchetto competitività
A tanto ammontano le risorse destinate al rilancio degli investimenti delle imprese e al varo del piano nazionale Industria 4.0. L’intero pacchetto ammonta oltre 20 miliardi di risorse in otto anni e include la conferma del taglio dell’Ires dal 27,5 al 24 per cento. Nasce l’Iri, l’imposta sul reddito d’impresa: sarà destinata alle piccole imprese che oggi sono soggette all’Irpef.
E’ questo il punto controverso degli “spot” e dei “bonus” non collegato a una seria politica di investimento industriale a programmazione pubblica.
Ecco un esempio di programmazione economica condotta con riferimento al momento insuperabile valenza europea e avente al centro l’idea dell’iniziativa pubblica in economia attorno ad alcuni fondamentali campi di intervento:
- Il territorio. Serve un piano straordinario per il ripristino dell’assetto idro-geologico del territorio che va franando dappertutto, dal Nord al Sud, sulle coste e nell’entroterra. Eguale urgenza ha, ovviamente, il tema della difesa dell’ambiente nel sue complesso, dello smaltimento dei rifiuti, della cementificazione;
- Le infrastrutture. La situazione delle ferrovie italiane è semplicemente disastroso, così come quello delle strade ed autostrade, in particolare al Sud;
- Il nodo energetico, non risolvibile, ovviamente, con un ritorno al nucleare;
- Il finanziamento della ricerca destinata soprattutto verso l’innovazione di processo nell’industria;
- Il rilancio del settore industriale. La Fiat può esercitare il suo ricatto perché questo Paese è privo, da anni, di politica industriale. Siamo, per varie ragioni, pressoché privi di siderurgia, chimica, agroalimentare, elettromeccanica, elettronica. In questa situazione ormai sono asfittici e sottoposti al processo di delocalizzazione anche quei settori “di nicchia” sui quali si era basato lo sviluppo anni’80- anni’90;
- Il rientro della programmazione pubblica nel settore bancario, con l’obiettivo principale del credito nella media e piccola industria;
- Non è affrontato il divario ancora allargatosi tra le diverse aree del Paese, tra Sud e Nord oltre al drammatico processo di espansione economica della criminalità organizzata al di fuori dalla zone di tradizionale appartenenza delle grandi centrali mafiose, camorristiche, della n’drangheta e della Sacra Corona Unita.
- E’ minimizzato il tema della evidente speculazione economica che si sta realizzando sulla vicenda dei migranti. Speculazione economica che si sta realizzando in diverse forme, molto pericolose per l’economia e l’equilibrio sociale.
1,9 miliardi per l’Ape e la 14esima alle pensioni più basse
Il pacchetto pensioni prevede l’introduzione dell’Ape, cioè l’anticipo pensionistico, che potrà essere chiesto dall’anno prossimo a partire dai 63 anni di età, quindi fino a 3 anni e sette mesi prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia (per gli uomini, le donne la raggiungono ancora l’anno prossimo a 65 anni e 7 mesi). Le risorse serviranno anche ad aumentare l’importo delle quattordicesime delle pensioni più basse.
Su questo punto rimane il giudizio di e fermo rimanendo il giudizio di vero e proprio scandalo al riguardo dell’APE, con cittadini di 63 anni costretti ad anticipare un mutuo per poter andare in pensione.
600 milioni per le famiglie, riforma Irpef nel 2018
Tra le misure finanziate c’è la conferma e la stabilizzazione del bonus bebè e del bonus baby sitter. Viene introdotto il bonus “mamma domani” al settimo mese di gravidanza e il voucher di mille euro per sostenere il costo dell’asilo nido.
1 miliardo a università e scuole
Le risorse saranno destinate a università, incentivi per le scuole materne paritarie, sostegno alle scuole non statali che hanno alte percentuali di studenti disabili. Tra le altre misure per la scuola, inserite in manovra, c’è la stabilizzazione dell’incremento del Fondo per il diritto allo studio, la no tax area per i redditi bassi e borse specifiche per gli studenti più meritevoli.
500 milioni contro la povertà, risorse per il Fondo non autosufficienza
La manovra prevede lo stanziamento di 500 milioni per finanziare la lotta alla povertà e 50 milioni di euro da destinare al Fondo nazionale per la non autosufficienza, che fornisce sostegno a persone con gravissima disabilità e agli anziani non autosufficienti.
1,9 miliardi per il rinnovo dei contratti degli statali e assunzioni polizia
Le risorse serviranno a rinnovare i contratti del pubblico impiego e per riorganizzare il comparto delle Forze armate e della polizia, prevedendo nuove assunzioni.
Tutti questi punti sono ancora da scrivere e comunque legati alla possibilità di utilizzo del deficit previsto.
Terremoto e bonus ristrutturazione
Nelle spese previste per il prossimo anno sono incluse anche una parte dei 4,5 miliardi stanziati per la ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto lo scorso 24 agosto e una parte dei 3 miliardi, sotto forma di incentivi, destinati al bonus per le ristrutturazioni, che interesserà anche condomini e alberghi.
100 milioni per i Comuni che accolgono i migranti
Ai sindaci che accolgono sul proprio territorio i migranti al 15 ottobre sarà riconosciuto un contributo specifico di 500 euro una tantum a migrante. Il totale delle risorse è pari a 100 milioni di euro.
Fondo sanità a 113 miliardi, 1 mld per vaccini, farmaci e precari
Due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale, che dagli attuali 111 miliardi passerà a 113 miliardi nel 2017. Un miliardo andrà al piano vaccini, a un fondo per i farmaci oncologici innovativi e alla stabilizzazione dei precari, medici e infermieri.
Tutti questi punti sono ancora da scrivere e comunque legati alla possibilità di utilizzo del deficit previsto e rimangono di assoluta aleatorietà
COPERTURE
4 miliardi da stop more e sanzioni su cartelle Equitalia
La vera novità sul fronte delle coperture riguarda la stima, pari a 4 miliardi, che il Governo stima di incassare dalla rottamazione degli interessi e delle more sulle cartelle esattoriali ancora pendenti. Le multe si pagheranno ancora, ma non appunto le sanzioni e le more. Come previsto nel decreto fiscale, collegato alla manovra, Equitalia sarà assorbita, entro sei mesi, dall’Agenzia delle Entrate.
Si tratta di una vera e propria bufala tutta da dimostrare. Inoltre: come farà l’Agenzia delle Entrate ad organizzare la riscossione in rapporto con gli Enti Locali?
3,3 miliardi dalla spending review
La spending review sale da 2,6 miliardi, indicati dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un’audizione sul Def in Parlamento, a 3,3 miliardi. Si tratta di tagli su beni e servizi. Sono previsti 1,2 miliardi di risparmi nella sanità grazie ad acquisti Consip.
2 miliardi dalla voluntary disclosure, 1,6 mld
La riedizione del rientro dei capitali dall’estero porterà, secondo le previsioni del Governo, a un incasso pari a 2 miliardi di euro. Dalla riorganizzazione dei fondi 2016 arriveranno invece 1,6 miliardi.
Spending rewiew (ricordiamo l’esperienza Cottarelli) e voluntary disclosure non hanno funzionato in passato, sarà consentito un sano scetticismo su queste indicazioni di posta.
Oltre 15 miliardi al centro della trattativa sulla flessibilità con Bruxelles
6,5 miliardi di flessibilità sono stati già concessi dalla Commissione europea. Per un ulteriore margine bisognerà aspettare la risposta di Bruxelles che esaminerà il Documento programmatico di bilancio dove il rapporto deficit-Pil per il 2017 è stato fissato al 2,3%, in rialzo rispetto al 2% riportato nell’ultima nota di aggiornamento del Def. A questo importo, pari a circa 12 miliardi, va aggiunta la flessibilità per le spese relative all’accoglienza dei migranti, pari allo 0,2%, che non è stato incluso nella stima del deficit.
E’ questo l’altro punto nevralgico, nelle condizioni date, dell’intero impianto.
Fare propaganda non va bene in questo caso, fare campagna elettorale in favore del mostro delle deformazioni costituzionali è ancora peggio, far finta di non rendersi conto delle condizioni reali del Paese, ammantandosi di nazionalismo e mandando i soldati al confine della Russia in una situazione internazionale delicatissima, è colpevole.
FRANCO ASTENGO
redazionale
16 ottobre 2016
foto tratta da Pixabay