Una Italia senza eroi, senza odio, senza crudeltà diffusa

Una prima citazione: “I due ladri, assassini del povero carabiniere Mario Rega, erano nordafricani. Ma nei titoli i giornaloni online non ve lo fanno sapere #dueuomini #youarefakenews“. Poi arriva...

Una prima citazione: “I due ladri, assassini del povero carabiniere Mario Rega, erano nordafricani. Ma nei titoli i giornaloni online non ve lo fanno sapere #dueuomini #youarefakenews“.

Poi arriva la vera e propria violenza verbale istituzionale cui ci si sta lentamente abituando e non si prova sdegno se un deputato, un ministro o un altro esponente della Repubblica si esprimono in questo modo: a proposito del carabiniere accoltellato e barbaramente ucciso a Prati in Roma, si leggono espressioni del tipo… “bastardi“, “infami“, “stronzi“, “ai lavori forzati“, “caccia all’uomo“.

Il linguaggio energicamente muscoloso prosegue: “Provo rabbia e tristezza, l’Italia non può essere punto di approdo do certe bestie. Vicinanza alla famiglia e ai Carabinieri, spero che questi animali vengano presi e marciscano in galera“.

Infine, tra le tante espressioni di cordoglio riservate a Mario Cerciello Rega, sul luogo dove ha trovato la morte per mano di due ventenni di nazionalità statunitense, alla ricerca di cocaina da sniffare e per questo ladri di un borsello che avrebbero restituito in cambio di una misera banconota da 100 euro…, spunta un foglietto bianco scritto al computer. Vi si legge: “I carabinieri muoiono / I delinquenti diventano eroi / Vedi caso giuliani / Ciao Mario / firma olografa“.

Chiunque mi voglia scusare lo faccia, dall’alto della sua etica differente dalla mia: ma io prima del carabiniere, vedo colpito a morte un giovane di 35 anni che si guadagnava il pane con un mestiere certamente molto rischioso. Vedo un giovane marito, appena sposatosi. Vedo un viso sorridente allo stadio. Vedo una vita stroncata davvero nel fiore degli anni per mano di due altri giovani, molto più giovani di lui che hanno reagito con una violenza inaudita al controllo che stavano subendo.

Invece tutto intorno percepisco solo odio, cattiveria, voglia di vendetta con bava alla bocca, schiumante di rabbia. Provo ad immedesimarmi nella moglie del carabiniere e sentire il pugnale che anche lei ha nel suo cuore oggi. A lei e a tutti i famigliari è concesso l’odio, è una necessità profondamente umana, un sentimento che in questi casi deve essere provato almeno per un certo tempo per elaborare quanto accaduto, davanti al quale si rimane increduli, catatonici e privi di speranza per il futuro.

La perdita di una persona cara è sempre una tragedia: ma quando avviene sotto forma di brutale omicidio è ancora più terribile e quindi non si può e non si deve biasimare il parente, la moglie, chiunque pronunci parole durissime contro gli assassini.

Ma la parte istituzionale del Paese, che rappresenta il governo e la Repubblica e si lascia scientemente andare a condanne preventive, travalicando lo stato di diritto e spargendo veleni contro presunti assassini nordafricani, così come chi pretende di fare informazione, essere giornalista, e twitta la medesima cosa salvo poi correggere la propria “fake news” poche ore più tardi, dopo aver accusato i quotidiani di essere spargitori di false notizie (vedere l’hashtag #youarefakenews…), sa che sta facendo politica nel mentre si esprime sguaiatamente in quel modo, alimentando un clima di disagio, di rabbia e di crudeltà nel Paese intero.

E’ un comportamento irresponsabile nelle forme e nei termini, ovviamente. E’ come se lo stato di diritto si fermasse per davvero su alcune soglie e fosse una variabile dipendente dalla necessità che un partito o un esponente politico ha di accrescere il suo favore presso la popolazione esaltandola, esacerbandone gli animi, rendendola più forcaiola di quanto già non sia per un istinto quasi ancestrale.

L’invocazione dei lavori forzati può impressionare qualcuno, creare un battimani telematico che si trasforma in tanti “likes” e in tanti commenti che esprimono solo insulti ed auspicano il ritorno della pena di morte: ma è una bugia giuridica anzitutto. Nel nostro ordinamento non è contemplata nessuna pena che riporti alla mente il carcerato come Papillon, legato con catena e palla al piede e costretto a trasportare tronchi di legno magari in una paludosa zona in mezzo ai coccodrilli.

Per fortuna non siamo nella Guinea francese dell’epoca… Magari le Valli di Comacchio si potrebbero prestare ad una rivisitazione reale di una cinematografia che condannava la reclusione a vita, per di più, in quel caso, di un innocente.

Poi c’è l’altra Italia, quella della Costituzione, del diritto, della semplicissima ma importantissima conservazione del principio di “umanità“. C’è l’Italia di Luca Bizzarri che, indirettamente, così risponde ai sovranisti e a tutti coloro che vomitano bile in gran quantità:

Sono figlio di un carabiniere, un abbraccio immenso a chi soffre. Spero che l’assassino di stanotte sia arrestato, che sia processato in tempi brevi, che gli sia assicurata una difesa, che venga giudicato secondo la legge, che sconti la sua pena in un carcere e non in una topaia“.

Caro Luca Bizzarri, non è che vorresti fare il ministro dell’Interno? Magari non in questo governo… non mi sembra proprio faccia al caso tuo. Tu pensaci… caso mai le forze progressiste e di sinistra tornassero ad avere un valore in questo disgraziato Paese… Caso mai tornasse di moda essere cittadini degni di questo rivoluzionario nome.

MARCO SFERINI

27 luglio 2019

foto: screenshot

categorie
Marco Sferini

altri articoli