Dai “giochi” crudeli nei confronti degli animali al sadismo della caccia: vogliamo fare una classifica in merito?
Molti di voi non trovano immorale e abominevole l’uccisione di qualunque essere vivente.
Molti di voi elogiano persino chi si compiace nello sparare ad un volatile, ad un cinghiale, ad una lepre, ad una volpe, ad un fagiano, ad imbrigliare nelle reti gli uccelletti che vengono venduti dai bracconieri a tanti ristoranti.
Molti di voi sostengono che, tutto sommato, la caccia è uno sport.
Molti di voi dicono che l’essere umano è onnivoro per natura. Ma può diventare vegetariano per scelta. Questo dovrebbe differenziare l’istinto “animale“, impropriamente ma comunemente definito tale, dalla capacità raziocinante nostra (quella infinitesima percentuale di DNA che ci ha fatto “evolvere” rittamente, a due zampe, sviluppare una scatola cranica che consentisse al cerebro di diventare l’oggetto più misterioso che esista…) e fare in modo che gli esseri umani siano, tra i viventi, gli abitanti del pianeta capaci di migliorarne l’eco-sistema.
Invece è l’esatto contrario.
Il problema è lo specismo, il considerarsi, come scrive molto bene Mario Tozzi oggi sui quotidiani del gruppo GNN, superiori alle altre cosiddette “specie” e, in quanto tale, pretendere con prepotenza tutto per noi stessi, tutto a misura di uomo.
Ma tutto dovrebbe essere a misura di natura e non solamente di essere umano.
Condivido ciò che dice quando si mette l’accento sulla contraddizione che emerge quando ci si indigna per la morte atroce dell’elefantina indiana morta per aver mangiato un ananas pieno di petardi.
Voi vi indignate e plaudite alla “Giornata mondiale per l’ambiente“, ma se nel vostro piatto ci sono le carni degli animali che considerate amici, allora avete l’opportunità per vivere questa contraddizione. Come è accaduto a me in un lungo periodo di tempo, non facile da vivere: si tratta di scegliere tra gusto e coscienza, tra gusto e coerenza, tra gusto indotto da millenni di onnivorismo e una nuova età dello sviluppo umano in armonia con la natura tutta.
Noi non siamo padroni di niente e di nessuno.
La lotta di classe deve necessariamente comprendere i diritti di tutti: di tutti gli esseri viventi e dell’ambiente in cui viviamo. Altrimenti potremo anche superare il capitalismo ma senza un vero umanesimo che ci restituisca la dignità di vivere senza provocare sofferenze a nessuno, per nessun motivo.
Chiamatela pure “utopia“, ma preferisco adattare la mia vita al cambiamento che mi piace pensare possibile, piuttosto che vivere nell’ipocrisia quotidiana della carezza data ai nostri animali di casa e, contemporaneamente, avere nel piatto un pesce, “del” coniglio o qualche quaglia…
#antispecismo #vegetarianesimo
Vi invito a sostenere quotidianamente: ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali, LAV e Essere Animali.
(m.s.)
foto: screenshot