Un’organizzazione politica che vota quale statuto adottare tra più modelli proposti è un’organizzazione impolitica, nel senso che non inizia a fare politica così.
Così dimostra soltanto di avere davanti a sé opzioni tanto diverse da essere impossibili da ridurre a sintesi ragionata, politicamente tale.
Gli statuti, da che mondo è mondo, almeno tra noi comunisti, si votano su base di una proposta che viene emendata da un congresso con sostituzioni, integrazioni, ecc.
La votazione a statuti contrapposti, la scelta dello Statuto A piuttosto che dello Statuto B o dello C è una novità interessante (nel senso più negativo e deleterio dell’avverbio).
Così come è interessante la proposta della “democrazia diretta”, l’elezione plebiscitaria del o dei portavoce.
Di un potere così, francamente, il popolo può farne a meno. Almeno quello di sinistra.
(m.s.)
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