Un movimento per fermare in Europa la guerra di Putin. E la Nato

Crisi ucraina. L'Ue è stata incapace di fermare l'espansione della Nato, mentre negli Usa commentatori sia liberal che conservatori sapevano che avrebbe portato al conflitto con la Russia

I politici europei dell’estremo centro (centrodestra e centrosinistra) si sono compattati dietro la Nato come una forza del bene. Il centrosinistra sembra essere ancor più propenso al bellicismo del centrodestra. Un manto di conformismo ricopre il continente. Non si trova alcun sognatore. Nel frattempo i rifugiati africani e indiani che fuggono dalla guerra in Ucraina non vengono lasciati entrare o vengono assaliti e abusati. Le guerre della Nato in Yemen e Somalia continuano mietendo più vittime di quelle in Ucraina sinora. E, naturalmente, i paesi Nato supportano inequivocabilmente la continuata occupazione israeliana della Palestina. Le vite non bianche non hanno grande importanza a “Natoland”.

L’UE si è dimostrata incapace di fermare l’espansione della Nato, mentre negli Stati uniti commentatori sia liberali che conservatori sostenevano che la logica di questa espansione sarebbe stata il conflitto con la Russia. Le rubriche di Thomas Friedman degli ultimi giorni sono critiche nei confronti della Nato. Altrettanto lo è Henry Kissinger. E la scorsa settimana Ted Galen Carpenter del Cato Institute ha scritto: “E’ evidente da molto tempo che l’espansione della Nato condurrebbe a una tragedia. Stiamo pagando il prezzo dell’arroganza Usa”. L’élite tedesca, che negli ultimi trent’anni è stata incapace di esercitare un’influenza sulla Nato, ha ora deciso di accettare la richiesta spesso ripetuta da Washington, e ha intrapreso un immenso programma di riarmo.

A differenza della maggior parte dei politici e dei commentatori dell’Ue, Carpenter e altri analisti americani non devono nascondere il fatto che la Nato è uno strumento delle politiche imperialiste americane. L’espansione della Nato e dell’Unione europea hanno reso ogni tentativo di indipendenza della Ue da Washington come un sogno a base di marijuana. Sono consapevoli di chi comanda. Sanno chi dirige lo spettacolo.

L’elite britannica sta ora prendendo di mira la Stop the War Coalition creata nel 2001 dopo che la Nato ha lanciato l’operazione Libertà duratura (provo a non ridere) per occupare l’Afghanistan. Nelle ultime settimane, sia Boris Johnson che Starmer (il leader del Labour della sua corrente di destra) hanno attaccato il movimento pacifista. Starmer ha dichiarato che nessun deputato laburista può criticare la Nato, e ha minacciato di espellere coloro che parlano ai comizi di Stop the War. Questa è la democrazia in azione. Una nebbia di mistificazioni e propaganda avvolge la Gran Bretagna. Gli elementi più estremi vogliono rischiare un conflitto atomico. I media qui hanno lodato i manifestanti per la pace russi ma attaccano Stop the War perché rifiutiamo di assolvere la Nato dalla sua parte di responsabilità nell’aver creato questa situazione, come pure sostengono molti commentatori statunitensi.

La guerra di Putin sta andando male. L’intento di creare uno stato fantoccio russo sul modello dei paesi satellite Usa/Nato nel resto dell’Europa dell’Est sembra naufragato. La popolarità di Zelensky è alle stelle. Ciò che ora probabilmente accadrà è una partizione dell’Ucraina, i cui termini prima o poi dovranno venire negoziati. Le mode della Nato cambiano. Putin un tempo era un amico, lodato da Clinton e Blair per i suoi “successi” nella sconfitta dei ceceni, e ringraziato da Washington per aver consentito che le basi militari ex sovietiche venissero usate per la conquista dell’Afghanistan. Oggi Putin è il male incarnato. E domani?

Nel frattempo, la “civiltà occidentale” è al suo apice di stupidità nel momento in cui un’università italiana cancella una lezione su Dostoevsky, o con i musicisti russi sotto attacco, eccetera. Confrontate ciò al discorso di Lev Kopelev, uno studioso tedesco e traduttore per l’Armata rossa durante la seconda guerra mondiale. Nelle sue memorie (No Jail for Thought), Kopelev (immortalato come il buon comunista Rubin nel capolavoro di Solzhenitsyn, Il primo cerchio) descrive il suo ingresso in una stanza piena di ufficiali tedeschi di tutti i gradi dopo la resa di Stalingrado.

Li descrive come distrutti, fisicamente e mentalmente, mentre mormorano “ci vergogniamo di essere tedeschi”. Kopelev (un ebreo russo la cui parte stava vincendo la guerra) dice loro: non vergognatevi di essere tedeschi. Vergognatevi di combattere per i nazisti. La cultura tedesca, gli dice, si risolleverà. È la cultura di Goethe e Schiller, Beethoven e Bach, Marx e Engels. Non dovete rigettare questo patrimonio. Un’argomentazione diversa da quella impiegata da Lukacs in La distruzione della ragione. E anche se Kopelev in seguito divenne un dissidente, i suoi saggi sulla cultura tedesca erano ancora altamente considerati. Questa è una lezione per gli imbecilli che vogliono boicottare la cultura russa.

Intanto Stop the War sta organizzando, in dieci città, degli eventi in cui si chiede il ritiro delle truppe russe e la fine dell’espansione Nato. C’è stata qualche piccola manifestazione anti-Nato a Napoli e Milano, e Jean-Luc Melenchon, il candidato presidenziale di France Insoumise (al 13% nei sondaggi contro il 3% dei socialisti) ha chiesto il ritiro della Francia dalla Nato. Piccoli fremiti, ma non senza importanza.

TARIQ ALI
è fondatore e leader di Stop the War, il più grande movimento nazionale pacifista del mondo, nato nel settembre 2001 dopo l’attentato alle Twin Towers

da il manifesto.it

foto: screenshot

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Pace e disarmo

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