Durante la notte di giovedì un giudice federale del Texas, Robert Pitman, ha bloccato la legge super restrittiva sull’aborto dello Stato. Nel suo verdetto il giudice ha voluto aggirare il nuovo schema di applicazione della legge, strutturata proprio per complicare il percorso legale che i sostenitori del diritto all’aborto sono soliti seguire per bloccare le misure che impediscono le interruzioni di gravidanza.
Il giudice ha affermato che il disegno di legge – noto come Senate Bill 8 – impedisce alle donne di «esercitare il controllo sulla propria vita nei modi protetti dalla Costituzione. Che altre corti possano trovare un modo per evitare questa conclusione è una decisione che spetta a loro; questa Corte non consentirà un solo altro giorno a questa offensiva privazione di un diritto così importante».
Per far rispettare la propria legge i funzionari del governo del Texas avevano di fatto incaricato i privati cittadini di intentare un’azione legale contro qualsiasi clinica che pratichi un aborto dopo le 6 settimane, mentre chi aiuta una donna ad abortire rischia sanzioni fino a $10.000. «Pienamente consapevole che privare i propri cittadini di questo diritto tramite un’azione diretta dello Stato sarebbe palesemente incostituzionale, lo Stato ha escogitato uno schema legale senza precedenti e trasparente per farlo» ha spiegato il giudice.
Ora l’ordine di Pitman impedisce a qualsiasi funzionario dello Stato, inclusi i giudici della corte statale e gli impiegati del tribunale, di far rispettare il divieto, e proibisce esplicitamente di «accettare o archiviare, mantenere, ascoltare, risolvere, concedere danni, eseguire sentenze, applicare sanzioni amministrative e amministrare qualsiasi causa» intentata ai sensi del SB8. Il giudice ha anche ordinato allo Stato di adottare misure proattive per informare i funzionari del tribunale, nonché i privati che cercano di far rispettare il divieto, che la legge è attualmente bloccata dal suo ordine.
Il blocco messo in atto da Pitman potrebbe comunque essere temporaneo, dal momento che il Texas ha già detto che presenterà ricorso contro l’ordinanza alla quinta Corte d’Appello degli Stati Uniti, probabilmente la più conservatrice del Paese.
«Nonostante questa lotta sia tutt’altro che finita – ha dichiarato Alexis McGill Johnson, presidente e Ceo dei consultori di Planned Parenthood Federation of America – speriamo che l’ordine del tribunale che blocca la legge texana consentirà a chi pratica aborti in Texas di riprendere i servizi il prima possibile».
A settembre, poco dopo l’entrata in vigore della legge, lo stesso Dipartimento di giustizia aveva fatto causa al Texas, accusato di violare la sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema che dal ’73 sancisce il diritto federale ad abortire legalmente. Il procuratore generale Merrick Garland, annunciando l’azione legale contro il Texas, aveva affermato che la mossa dello Stato era «senza precedenti, cerca di impedire alle donne di esercitare i propri diritti costituzionali».
Garland ha celebrato la decisione del giudice Pitman, e in una dichiarazione scritta ha affermato che «la sentenza che si impone sul SB8 è una vittoria per le donne in Texas e per lo stato di diritto. Difendere la costituzione è la principale responsabilità del Dipartimento di giustizia. Continueremo a proteggere i diritti costituzionali contro tutti coloro che cercheranno di minarli».
Con l’eccezione di un medico che ha scritto un editoriale pubblicato sul Washington Post dove dichiarava di avere praticato un aborto in violazione del divieto statale, le cliniche texane affermano di aver tutte rispettato la legge durante il mese in cui è stata in vigore.
L’affermazione sembra essere tristemente confermata dai dati diffusi da Planned Parenthood dove si legge che i suoi consultori del vicino Oklahoma hanno visto un aumento del 133% di donne provenienti dal Texas, e quelli dell’altrettanto vicino New Mexico un aumento del 67%.
MARINA CATUCCI
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