“Ma pare proprio che compiere una semplice operazione di presa d’atto della realtà faccia paura”, afferma Franco Astengo ne “Le leggi ferree”, pubblicata su “Il Pane e le Rose” ma prontamente ripresa anche su altre fonti; il riferimento della citazione è l’assenza di un minimo tentativo, da parte di Rifondazione Comunista, di operare un bilancio della sua esistenza e dei suoi insuccessi elettorali (mi prendo la responsabilità di aggiungerla io questa considerazione), visti – ovviamente – come insuccesso delle intenzioni rappresentative. E’ una mancanza grave e per più di un motivo; innanzitutto, e banalmente, perché la comprensione degli errori deve orientare le azioni future. In particolare, poi, per chi non ha altro modo di incidere su un sistema di cui vuole il cambiamento, la rappresentatività politica della sua parte sociale nelle istituzioni è fondamentale.
Astengo invita, senza voler prendere parte alla querelle che oppone Rifondazione a Potere al Popolo (ultimo cartello di sinistra al cui fallimento ha comunque contribuito), a riflettere su tre aspetti colti da altrettante citazioni e che, peraltro, dovrebbe riguardare la sinistra in toto: l’invito alla lettura è d’obbligo, vista la crucialità di tali aspetti.
Non mi voglio, pertanto, dilungare su di essi ma alcune considerazioni sull’attuale situazione, che vede l’ennesima rottura all’interno di coloro che si propongono il primato dell’interpretazione autentica del ruolo antagonista alla sinistra istituzionale (per come questa è tristemente evoluta), le voglio fare.
La prima riguarda l’obiettiva involuzione che è seguita alla sinistra radicale successivamente alla perdita del carattere di sinistra alle cose organizzate che hanno visto rimpiazzare il vecchio PCI con la sua meta finale della presa del potere, che ha visto capovolto il senso della conquista del palazzo. Questo perché l’assetto intero della sinistra si reggeva sulla dinamica costruttiva che caratterizzava il confronto tra le sue due anime, quella istituzionale e quella radicale: la crisi della sinistra nasce dal venir meno di questa dinamica, peraltro strategicamente necessaria ad un cambiamento di sistema. Su quanto, perciò, sia produttiva la demonizzazione – oltre la legittima critica – del PD, da parte di chi si dice interessato alla crescita della sinistra, lascio al giudizio comune.
La seconda riguarda la necessità di venire a capo del dilemma della rappresentatività all’interno dell’organizzazione di una forza di sinistra, dell’influenza che esercitano su di essa i consueti strumenti rappresentativi normativamente escogitati (lacune comprese) e dell’impatto che essi hanno sulla qualità della classe dirigente dell’organizzazione. Investe, purtroppo, anche la sinistra radicale la perdita di qualità in chi deve guidarne l’azione come il suo concreto svincolarsi dal mandato rappresentativo della base (tacendo, per carità di patria, del salto della quaglia di molti suoi autorevoli rappresentanti, già rivoluzionari autoproclamatisi): un’inevitabile – quanto paradossale – conseguenza della crisi della democrazia interna ai partiti?
Quelle proposte nella mia modesta esposizione – senza esaustività e dando per assodata una definizione non scontata degli obiettivi – sono i convitati di pietra dell’attuale situazione a sinistra del PD, allo stato di difficile inquadramento e soluzione.
Personalmente, ritengo che quella di Potere al Popolo sia stata un’esperienza conseguenzialmente fallimentare, alla quale ognuno dei partecipanti ha dato il peggio di sé e, probabilmente, per motivi non commendevoli. Occorreva dare segno di sé proponendo obiettivi prioritari di programma, facilmente identificabili da un popolo dal quale ci si voleva far conoscere e che si diceva di voler rappresentare; e invece si è compilato un inutile cahier de doléance – realizzato a mo’ di elenco della spesa – di rivendicazioni rinvenibili giusto facendo shopping nei luoghi comuni di certa sinistra inconcludente. Alla luce del risultato ottenuto, Rifondazione e gli altri avrebbero dovuto staccare la spina al corpo esanime che avevano contribuito a creare e avrebbero dovuto ripensare il ruolo della sinistra al di fuori di certe velleitarie aspirazioni giovanilistico-rivoluzionarie. E invece, come quelle coppie che per amore dei figli rimangono insieme finché i Carabinieri non devono intervenire nel domicilio coniugale, si è continuato a vivere nell’equivoco sinché quelli dell’ex OPG non hanno svelato la loro vera faccia – di cui i social hanno dato ampi ragguagli – rendendo impraticabile quel percorso tanto desiderato.
In Brood, film di David Cronenberg, la rabbia progressiva ed incontrollata di Samantha Eggar dà luogo ad una psicoplasmia, inducendola a generare – dai suoi violenti stati emotivi – dei violenti mostriciattoli dalle fattezze di bambini, impossibilitati ad evolvere a causa della loro origine; se proprio a sinistra non vogliamo riflettere sui nostri errori, cerchiamo almeno di non contribuire a creare altri orrori sociali alimentati dalle nostre pulsioni inconfessabili.
BACHISIO CANU
9 ottobre 2018