Un dibattito a quattro e a distanza sull’orsa e il runner

Ha scritto Mario Tozzi in merito al caso dell’orsa che ha ucciso il giovane runner in Trentino: «Sapiens versus viventi non umani 1. Un riflessione critica aperta da una...

Ha scritto Mario Tozzi in merito al caso dell’orsa che ha ucciso il giovane runner in Trentino:

«Sapiens versus viventi non umani 1. Un riflessione critica aperta da una circostanza dolorosa e drammatica: i sapiens si illudono di essere superiori agli altri viventi e soprattutto pensano di poterne fare a meno. E di poterne regolare tipo, numero, carattere, stile di vita e interazioni.
È un pregiudizio basato sulla nostra autoreferenzialità e sulla nostra ignoranza del mondo naturale. Davvero siamo più intelligenti di uno scimpanzé, più sociali di un’ape, più loquaci di un cetaceo, più sensibili di un elefante, più giocosi di un cane e più sgamati di un corvo?
Davvero può sopravvivere una specie circondata da manufatti e soli animali addomesticati? Possiamo fare a meno del mondo naturale?
».

Scrive un amico su Facebook in risposta alla pubblicazione delle osservazioni del celebre divulgatore scientifico:

«È una sciocchezza. In Trentino la gente vive la natura, i boschi sono ovunque, e non è normale che un ragazzo abituato alla natura vada a correre sui sentieri e muoia ucciso da un orso.
Non siamo in Canada o nei parchi americani. Ci saranno altri morti. Vado nei boschi e so che posso trovare animali anche pericolosi, ma mai un predatore di esseri umani.
Questo ragazzo non ha commesso nessuna imprudenza e il rischio di essere ucciso da un orso non ha precedenti in Italia. Amo gli animali, ho incontrato spesso cinghiali, e non ne ho paura. Ma un orso è un’altra cosa.
È come se nel mar Ligure girasse uno squalo bianco che uccide chi va in mare. Cosa diremmo? È il suo habitat? Nessuno venga più al mare? Nessuno esca più in mare? Questo mi sembra fanatismo, riflettere sarebbe utile».

Parto dal fondo. Non mi sono mai considerato un “fanatico” per le idee che ho condiviso in passato e che, tutt’ora, mi ritrovo a condividere. Le verifico giornalmente, le confronto con quelle degli altri. Potrei esserlo se si trattasse di affibbiarmi il termine in senso latineggiante: un ispirato, ma sempre laicamente parlando.

Penso di avere ragione quando ritengo che esistano sfruttati e sfruttatori, quando reputo ancora attuale il comunismo come movimento davvero reale, concreto di tutte e tutti coloro che vogliono capovolgere questa società. Penso che non basti avere ragione e, rasentando quella che potrebbe sembrare una banalità (del bene), dirò che non basta leggere Marx per capire fino in fondo le ragioni antropologiche della continuazione del sistema capitalistico.

Nemmeno il Moro aveva sempre ragione. Solo Mussolini sosteneva di averla e, infatti, s’è visto cosa ha combinato…

Ma credo che sia utile confrontarsi apertis verbis, senza troppi baroccheggiamenti parolai. In particolare sulle questione che concernono l’etica e i rapporti tra gli esseri viventi. Tutti quanti. A questo proposito, non credo di essere un “fanatico” se affermo che dovremmo cominciare a metterci in dubbio come esseri umani distinti dal resto degli abitanti del pianeta.

Se lo possiamo fare senza sentirci strani, ma anzi “superiori“, è perché ci siamo estraniati dal mondo animali. Ci consideriamo altro dall'”animalità“. Mentre noi siamo animali esattamente come altri mammiferi ben noti. Siamo diversi gli uni dagli altri, ma siamo animali. Umani se vogliamo. Ma siamo animali.

Se ci considerassimo pienamente parte del mondo animale, e non solo quando facciamo qualche timido paragone con le scimmie cui somigliamo e le quali somigliano vicendevolmente a noi antropomorficamente, allora forse il nostro punto di vista su tutti gli altri nostri fratelli animali sarebbe meno specista. Probabilmente un po’ francescano ma, rimanendo nel campo laico, ci renderemmo conto che la diversità non ci autorizza alla superiorità.

Anche le religioni, come quella cristiana, hanno messo l’uomo al centro della “creazione“, scansando ogni evoluzionismo, anatemizzando su chiunque tentava scientificamente di dimostrare che non la mano di un dio, bensì una serie di complicatissimi passaggi biologici ha determinato l’autocoscienza umana e il discernimento tra utile e inutile, tra bene e male.

Noi “sappiamo“, noi “giudichiamo“, noi ci riconosciamo e diamo un nome ad ogni essere, cosa. Lo abbiamo dato anche a quell’inimmaginabile immenso che è il cosmo, il vuoto, la materia e, così, tutto è diventato “a misura d’uomo“.

Ogni cosa è stata messa al nostro servizio, benedicente la Bibbia. Ma non solo.

Ragionare così vuol dire essere fanatici? Non vuol forse dire calarsi un po’ di più nel dubbio, mettere in forse millenarie catene di presupposti e di pregiudizi e aprirsi ad una visione diversa dell’esistente, rispettosa di ogni vita, tanto di ogni gioia quanto, soprattutto, di ogni sofferenza?

Ecco, io non credo di essere un fanatico e sono felice di essere arrivato a questo punto del mio percorso di autocoscienza. Distribuendola diversamente. Non al di sopra di chi mi è intorno, qualunque animale sia (umano o non umano), ma condividendola perché il mio dolore non ha un valore maggiore di quello di un orso, di un cane, di un pesce.

Ci saranno sempre delle ingiustizie e delle sopraffazioni. Ma potessimo almeno annoverarle davvero tra i casi rari e non in una normalità che è quanto di più avvilente, tremendo e orrorifico vi possa essere. Per questo sono comunista. Ancora. Per questo lo sono da antispecista convinto. Proprio felice. Sì.

[Hanno “identificato” l’orsa che ha ucciso il giovane runner. L’hanno chiamata JJ4 e ha 17 anni. La cercano per assassinarla. Così la gente potrà sentirsi al sicuro e le istituzioni avranno la loro medaglia pubblica di solerzia. Ma, a questo proposito, ha ragione un’altra amica che scrive su Facebook e che mi permetto di citare:

«In Trentino hanno ricevuto una pioggia di milioni per il progetto “Life Ursus”. Me li ricordo bene gli esordi, ho radici li. Peluche venduti ovunque. E orsi trattati come peluche.
Ma gli orsi non sono peluche e ora ne vediamo gli esiti. Il fiume di denaro è servito per una gigantesca operazione di marketing, anziché per un progetto ambientale serio e gestito.
Ed ora la risposta sarebbero i fucili? Mi dispiace ma non ci sto. E chi ha sbagliato (con fiumi di soldi pubblici, cioè nostri) paghi. L’orso, dal canto suo, fa l’orso, di che stupirsi?

P.S.: in ogni caso l’orso non è un predatore dell’uomo. È un modestissimo carnivoro e ha paura di noi. Il problema, come dice Tozzi, è l’interazione tra sapiens e resto dell’universo»].

MARCO SFERINI

12 aprile 2023

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Punto critico

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