Lidia Brisca Menapace, 94 anni – «Ma per favore non compatitemi» ripete divertita con capriccio – partigiana sempre, dalla lotta di Liberazione fino alla manifestazione di Macerata di sabato 10. Sull’esperienza partigiana ha scritto due libri molto belli, Io partigiana. La mia Resistenza e Canta il merlo sul frumento (ed Manni). È stata impegnata nei movimenti cattolici progressisti e ha vissuto il fermento del Sessantotto; è stata docente all’Università Cattolica di Milano, dove per un documento «per una scelta marxista» non le fu rinnovato l’incarico universitario. Ha collaborato alla rivista Il Manifesto, partecipando alla nascita del gruppo politico e poi del quotidiano il manifesto, sul quale ha scritto a lungo; nel 2006 è stata eletta senatrice con Rifondazione Comunista (fu indicata come presidente della Commissione Difesa, ma non fu eletta per le sue posizioni pacifiste: definì le Frecce tricolori «uno spreco, fanno baccano, inquinano e vanno abolite. Meglio il vino Tocai»). Sui contenuti di scuola, femminismo, non violenza, pacifismo, autonomia dei movimenti è considerata politicamente una «anticipatrice». A Lei che ha deciso di candidarsi nelle liste di Potere al popolo abbiamo voluto rivolgere alcune domande.
Perché, tu che pure hai già avuto una lunga esperienza politica e anche un po’ parlamentare, hai deciso di candidarti di nuovo e, immagino, con il tuo tradizionale appassionato impegno personale
In Parlamento veramente ho fatto solo meno di mezza legislatura, poi è stata interrotta, ma non importa molto la mia vicenda elettorale, in genere, cui ho sempre dato solo una utilità strumentale, cioè come a un luogo dal quale si può fare politica più efficacemente, mi è stata chiesta una opinione su Potere al popolo: mi sono espressa con entusiasmo favorevolmente, e mi è stata offerta la candidatura che ho volentieri accettato, mi riprometto di fare il possibile: può ripresentarsi un altro 4 dicembre (la vittoria del No al referendum costituzionale del 2016), dato che ironia e autoironia che considero essenziali sono coltivate pure dalla «capa» di Potere al popolo, Viola Carofalo.
Perché con Potere al popolo (Pap)? Che cosa rappresenta questa esperienza, mentre la sinistra che abbiamo conosciuto è scomparsa e quella nuova è già divisa? Che cosa la distingue da LeU?
Pap mi si è presentata come una forma politica (unica in questa tornata) che cerca di sperimentare pratiche di democrazia diretta, fuori dalle strettoie e confusioni che ormai pervadono le varie forze politiche, anche se chiamarle forze e per di più politiche sembra uno scherzo di cattivo gusto: chi vi potrebbe riconoscere la straordinaria invenzione che il partito politico di massa fu? LeU, pur con tutto il rispetto che i suoi rappresentanti meritano, non è attrattivo, personalmente poi ero favorevole a un altro candidato, quando fu messo a capo dell’antimafia, ero per Caselli. Può darsi che un risultato inatteso, come fu quello del 4 dicembre 2016 sia possibile e sarebbe segno che chi legge la realtà dei grandi e piccoli strumenti di informazione non sappia più leggere o – peggio – sappia il potere che ha per non far leggere la realtà complessa in cui viviamo.
Che Italia ci lascia l’esperienza di governo del Pd, e in particolare il premierato di Matteo Renzi?
Mi sembra che la risposta migliore sia stata data dallo slogan gridato a Macerata: «E se ci sono così tanti disoccupati, la colpa è del governo, e non degli immigrati».
Torna la destra estrema fascista sull’onda della xenofobia e di un razzismo che si alimenta della campagna contro l’«invasione» dei migranti. Perché non si parla mai delle responsabilità delle guerre e della nostra economia di rapina, all’origine della fuga epocale di milioni di esseri umani?
Le migrazioni di popoli (così si dovrebbero chiamare) non sono un fenomeno emergenziale, ma una costante della storia umana fin dai Longobardi, da Attila e non aver saputo dare una risposta è segno di una assoluta incapacità di individuare la responsabilità degli imperialismi (dei vari imperialismi da Roma in qua) per ideologizzare e conquistare i popoli sottomessi. Non esistono razze umane, ma solo razze animali e persino in quelle le razze pure non sono le migliori: una quota di bastardaggine giova, Hitler aveva torto persino a proposito di razze pure.
L’estrema destra fascista in Italia era già forte negli anni Settanta e Ottanta, dalla violenza squadrista ai moti di Reggio Calabria, alle stragi, fino ad influenzare i governi Dc. Che cosa la fa ora più pericolosa? Forse la svolta di Salvini: dal leghismo secessionista alla guida del risentimento xenofobo etnico-nazionale?
Oggi è più pericolosa perché la crisi strutturale globale e – spero – finale del capitalismo offre politicamente un enorme e pericoloso spazio di azione. Torna ad essere vera l’alternativa detta da Rosa Luxemburg: la crisi capitalistica lasciata alla sua spontaneità, non produce il superamento del capitalismo, bensì barbarie. Per questo è stupido litigare sul riformismo, esso non è più possibile, arriva la barbarie, se non si incomincia a pensare ad agire l’alternativa, detta socialismo o come altro si deciderà. La crisi consiste soprattutto nell’incapacità del capitalismo di costruire una sua classe dirigente decente, basta passare in rassegna da Trump, Hollande, Sarkozy, il re di Spagna (aggiungerei quanto a impresentabilità perfino il nemico necessario, il nordcoreano Kim). Lascio i nostri per carità di patria. Agli estremi questo capitalismo incapace potrebbe ricorrere alla sua arma assoluta che è la guerra, ma oggi la guerra atomica è certo la fine del capitalismo, ma insieme la fine del mondo civile.
Che cosa pensi del Movimento 5 Stelle?
Che sono una riedizione aggiornata del qualunquismo. Sono qualunquisti.
Quanto fa paura il ritorno di Berlusconi, che pure non riesce a mettere insieme la compagine di governo della Destra, se non nelle liste elettorali e forse nemmeno in quelle?
Berlusconi non è meno o più ridicolo di altri, come non vederne la levatura e l’incapacità di dire qualcosa di razionale, a parte che è un personaggio colpito dalla giustizia per cause affatto eroiche.
Molti, a sinistra, sono tentati dall’astensione…
Astenersi significa semplicemente far sì che Renzi abbia una facilità in più, essere il 45% del 30% è ben diverso che essere il 40% dell’80%.
E in tanti non vedono l’ora che le elezioni finiscano. Non credi che il giorno dopo le elezioni, oltre coalizioni e schieramenti in campo e dopo la rottura dell’esperienza positiva del Brancaccio, a sinistra bisognerà pure tornare a lavorare, tutti, alla nascita di una nuova forza di sinistra alternativa? C’è spazio ancora per l’unità a sinistra?
Sì, bisognerà continuare a parlare ed agire in tante e tanti, ad agire nello spazio e nel tempo perché il popolo trovi coscienza e usi il suo potere: la democrazia significa Potere al popolo, che ne ha esercizio diretto.
TOMMASO DI FRANCESCO