Una politica comune per l’immigrazione legale come esiste gia’ in tutti i grandi paesi del mondo. Necessita’ di maggior democrazia nei meccanismi europei ed un secco ‘no’ all’idea che i governi scelgano a porte chiuse un presidente della Commissione diverso da loro. Sono stati i pochi punti in comune nel dibattito televisivo tra i cinque candidati, organizzato dall’Eurovisione, trasmesso in diretta in 30 paesi e argomento di oltre 63mila tweet. Il primo cui ha partecipato anche il greco Alexis Tsipras, il leader di Syriza e della Sinistra Unitaria, se l’è vista con Jean Claude Juncker (Ppe), Martin Schulz (S&D), Guy Verhofstadt (Alde) e Ska Keller (Verd9).
La disoccupazione giovanile, le radici e le conseguenze dell’austerity, le colpe delle banche, la politica estera dell’Europa, l’immigrazione e le sue tragedie, le scelte nei temi sensibili dei simboli religiosi e delle spinte indipendentiste, i principali temi toccati dalla moderatrice, Monica Maggioni, in un confronto serrato, con risposte limitate a un minuto a testa.
Ed e’ stato proprio Tsipras ad uscire come il più battagliero. Un successo testimoniato dall’alto numero di tweet con il suo nome rispetto agli altri antagonisti. “Io sono europeista, gli europeisti distruggono l’Europa” ha detto,
attaccando la ‘vecchia’ Ue. Arrivando a pungere Juncker perche’ dicesse “la verita’ sul G20 di Cannes” quando “fecero pressioni
per far cadere due governi in Italia e in Grecia”, oppure ricordando che all’inizio della crisi la Grecia aveva un debito molto più basso (appena 10 miliardi) cresciuto poi con la politica di austerità. Partito sottolineando che l’Europa “ha speso 1500 miliardi per le banche e solo 6 per la disoccupazione giovanile”, il greco ha anche lanciato la proposta di una rinegoziazione del debito sovrano europeo “come si fece per la Germania nel ’53” alle ricette di “disciplina fiscale” e “conti pubblici in ordine” prima di poter rilanciare gli investimenti “con soldi che non abbiamo” ribadite da Juncker e Verhofstadt.
Riformismo da “seconda linea”, invece, quello Schulz che ha tirato fuori la proposta di un fondo in soccorso delle Pmi. Il fondo dovrà utilizzare soldi del bilancio Ue e della Bei. L’ecologista Keller ha proposto gli investimenti nell’economia verde e nelle rinnovabili tanto come chiave di sviluppo e crescita quanto come mezzo per conquistare indipendenza energetica dalla Russia.
Sui temi di politica estera, con la crisi Ucraina in primo piano, Verhofstadt ha difeso la posizione guerrafondaia definendolo “il banco di prova” per la Ue proponendo “sanzioni personali” per Putin, mentre Keller ha punto la Francia chiedendo lo “stop alle esportazioni di armi alla Russia”. Mentre Juncker ha parlato di sazioni “che non vanno abbastanza lontano” e di “comportamento inaccettabile” da parte di Putin, Schulz ha osservato che “il rischio di guerra non e’ teorico”.
E sulle tragedie dell’immigrazione e’ arrivata la condanna unanime per i governi che non trovano accordi per una politica di redistribuzione dei rifugiati e non si dotano di quote per l’immigrazione legale. Ma mentre secondo Juncker è necessario “non tagliare i budget per la cooperazione” per risolvere in loco il problema della poverta’, Tsipras ha sottolineato che “gli europei partecipano alle operazioni in Libia o in Afghanistan e in tutti i posti da cui parte l’immigrazione: la politica del contrasto non dà risultati”. E Schulz ha promesso che “la mia Commissione fara’ assumere ai governi le responsabilita’ che hanno”.
FABRIZIO SALVATORI
da Contro la crisi.org