Trump scatenato: attacca Ue, Merkel, Nato e salva la Brexit

Stati uniti. E nel «Martin Luther King day» riesce a polemizzare anche con John Lewis, eroe di Selma

E il quinto giorno Trump si occupò dell’Europa. A quattro giorni dall’insediamento, il 45mo presidente degli Usa ha lanciato una serie di esplosivi ordigni politici all’indirizzo del vecchio continente tramite intervista rilasciata al Times e al tedesco Bild, delineando con caratteristica nonchalance la decostruzione dell’allineamento transatlantico.

«IL REGNO UNITO ha fatto troppo bene a uscire dall’Unione europea», ha sostenuto Trump, descrivendo la Ue come un «veicolo della Germania» e prefigurando altre prossime scissioni da parte di paesi desiderosi di ritrovare una propria identità nazionale. All’assioma nazional-populista Trump ha aggiunto una ulteriore doccia fredda sulla Nato qualificata come «obsoleta, in quanto creata molti e molti anni fa e perché i paesi membri non pagano la loro equa parte». «Allo stesso tempo per me rimane un organizzazione importante». Le affermazioni in simultanea alla loro apparente negazione sono una caratteristica ormai assodata del neoeletto iconoclasta, ma l’elogio del Brexit e la velata minaccia all’alleanza atlantica hanno gettato lo scompiglio nelle capitali europee.

TRUMP HA POI RINCARATO la dose anticipando restrizioni ai viaggi di Europei in America ed evocando lo spettro di dazi di importazione imposti alla Bmw se darà seguito alla costruzione di auto nella fabbrica messicana di San Luis Potosì. «Sarebbe invece molto meglio» se decidesse di aprire un impianto negli Stati uniti, ha infine suggerito alla casa tedesca che in America impiega già una forza lavoro di 70.000 persone fra rete di vendite e assistenza e 8.000 operai nella fabbrica di Spartansburg in South Carolina.
Un intervento che conferma la rotta di collisione fra i continenti esplicitato il giorno stesso del summit mediorientale convocato a Parigi. Quella conferenza è stata aperta da François Hollande con l’auspicio di un continuato processo di pace imbastito sulla creazione di uno stato palestinese. Diametricalmente opposto quindi all’asse Trump/Netanyahu predicato sullo spostamento della ambasciata americana a Gerusalemme. E l’affondo di Trump è avvenuto anche nello stesso giorno della ultima visita di Joe Biden in Ucraina. Mentre il vicepresidente uscente si incontrava con Petro Poroshenko, Trump ha ribadito l’asse russo col consueto, laconico «vediamo se riusciamo a fare un po’ di affari con i russi».

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LUCA CELADA

da il manifesto.info

foto tratta da Pixabay

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