Steve Bannon, ex alleato e principale stratega di Donald Trump appena si insediò alla Casa bianca , è stato arrestato per frode. L’accusa, in concorso con altre tre persone, è raccolta in 24 pagine nelle quali si dimostrerebbe che il fondatore del sito di estrema destra Breitbart News (una sorta di università per i social media manager dei sovranisti nostrani come Matteo Salvini) avrebbe truffato centinaia di migliaia di donatori utilizzando una campagna di crowdfunding online, «We build the wall», pubblicizzata come raccolta fondi per costruire il muro al confine tra gli Usa e il Messico.
Secondo i procuratori Steve Bannon avrebbe ricevuto più di 1 milione di dollari attraverso un’organizzazione no profit sotto il suo controllo, inviando centinaia di migliaia di dollari a un altro organizzatore della campagna, il veterano dell’Air Force Brian Kolfage, pur mantenendo una «parte sostanziale» per sé, per garantirsi il suo stile di vita.
Kolfage, secondo le accuse, ha speso più di 350.000 dollari delle donazioni per spese personali, tra cui interventi di chirurgia estetica, un Suv di lusso, un carrello da golf. Ci avrebbe anche pagato una barca, alcune ristrutturazioni di appartamenti, gioielli, tasse personali, oltre a ripianare parecchi debiti contratti con sua la carta di credito. Tutti e quattro sono stati arrestati dalla polizia postale giovedì e dovrebbero fare la prima apparizione in tribunale nel corso della giornata, troppo tardi per il fuso orario italiano.
La notizia dell’arresto non poteva che portare l’attenzione su Trump, uno degli esperimenti di successo di Bannon, frutto delle sue manovre effettuate tra fake news, calunnie e politiche di estrema destra suprematista e razzista. Alyssa Farah, direttore delle comunicazioni strategiche della Casa Bianca, si è limitata a dichiarare: «Rivolgetevi al ministero della Giustizia, non è una questione della Casa Bianca».
Steve Bannon, nonostante il suo licenziamento da capo stratega della Casa Bianca nel 2017 non ha perso di vista il suo obiettivo. Per un anno era tornato a dirigere Breitbart News, per poi dedicarsi a tempo pieno a sostenere e promuovere molti movimenti di estrema destra e populisti europei, come il Rassemblement National francese, il Partito per la Libertà olandese, Alternative for Deutschland in Germania.
Ma è in Italia che Bannon ha investito più energie e ha trovato terreno più fertile, sia con la Lega – Bannon aveva definito Salvini «Little Trump» sia con Fratelli d’Italia. Scopo dichiarato, conquistare i governi nazionali e frantumare la Ue.
Nel 2018 era stato ospite del festival del partito di Giorgia Meloni – dove era stato accolto come una star – inneggiando alla rivoluzione sovranista italiana e dove aveva annunciato il suo The Movement. Per portare a buon fine il suo progetto di creare una sorta di internazionale delle nuove destre aveva scelto come sede il monastero di Trisulti, in Italia, per farne un’accademia politica populista e xenofoba. Il governo italiano dapprima aveva concesso l’abbazia, poi era tornato sui suoi passi, ma il Tar aveva dato infine ragione a Bannon (si tratta di una contesa giudiziaria ancora aperta).
Bannon non si è fatto mancare niente nella sua attività di disturbatore delle democrazie, perché era stato anche il vice-presidente della società di consulenza Cambridge Analytica, chiusa per bancarotta nel 2018 e accusata di avere utilizzato i dati di Facebook per la campagna elettorale di Donald Trump.
MARINA CATUCCI
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