Si parla troppo di “sinistra” e troppo poco di “comunismo”. La sinistra è un luogo della politica e della società così ampio da contenere tutto e quasi il contrario di tutto.
Forse, dovremmo ripartire da un ambito culturale più definito, non interpretabile.
Se vogliamo superare tutte le ambiguità, dobbiamo prima di tutto riconoscerci in un percorso comune dagli obiettivi chiari.
Per quanto mi riguarda, quel percorso si chiama comunismo ed è la costruzione del “movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”.
Quindi, senza negare la necessità di una rinascita della sinistra in Italia, affermiamo anche il rilancio della parte comunista che non può non esistere.
Senza una riorganizzazione dei comunisti in Italia e senza, soprattutto, una rinascita della coscienza di classe, quindi di una consapevolezza del proprio essere sociale, non potrà esservi nessun movimento per una alternativa di società.
Io non propongo lo scioglimento di Rifondazione Comunista. Tutt’altro. Propongo un rilancio del movimento comunista nel suo insieme e penso che Rifondazione Comunista possa farne parte a pieno titolo con una storia ed una cultura che derivano anche dal PCI, ma che si sono evolute in senso libertario e che quindi hanno aperto le porte ad una nuova idea di comunismo.
Lasciamo che i giovani studino liberamente il pensiero critico dell’800 e del ‘900, ma evitiamo di ipotecare ciò che può rinascere a ciò che è morto.
Un processo di “rifondazione comunista” c’è in forma di partito e un altro si avvia con una costituente. Vanno seguiti attentamente e va dato valore ad ogni esperienza che vuole ricreare una coscienza critica all’interno di una società che ne è fortemente priva e privata.
(m.s.)