«Sembravano sopravvissuti ai lager nazisti», ha sbottato il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna dopo lo sbarco nel porto siciliano di 26 migranti, disidratati e ustionati, soccorsi dal mercantile Arizona e poi trasbordati su una motovedetta della guardia costiera. È andata peggio ai sei che non ce l’hanno fatta: due bambini di uno e due anni, un 12enne e tre adulti, tra cui la madre e la nonna di alcuni dei piccoli sopravvissuti. Le vittime sono tutte siriane.
La strage è stata ricostruita dall’Unhcr raccogliendo le testimonianze all’arrivo sul molo. I corpi privi di vita sarebbero stati gettati in mare. Lo spazio era ridotto e non c’era riparo dal sole. L’equipaggio della nave battente bandiera liberiana non li ha trovati né a bordo, né in acqua.
Il barchino su cui viaggiavano siriani e afghani, comunica l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), era partito il 30 agosto dalla Turchia. Ha finito il carburante ed è andato alla deriva, in direzione delle coste della Libia orientale. Decine di miglia lontano dalla rotta che avrebbe dovuto seguire per raggiungere l’Italia. A bordo c’era anche una bambina evacuata d’urgenza domenica, insieme alla madre, con un elicottero maltese. Era in stato di grave disidratazione.
La guardia costiera italiana ha diffuso nel tardo pomeriggio di ieri un brevissimo comunicato in cui fa sapere che nei giorni scorsi la piccola imbarcazione in difficoltà era stata avvistata da un assetto aereo. La centrale operativa di Roma ha dirottato l’Arizona, che navigava nelle vicinanze, e un mercantile italiano. La prima nave ha salvato le 28 persone presenti a bordo. Nel comunicato ufficiale mancano informazioni importanti per chiarire la vicenda. La richiesta di maggiori dettagli avanzata dal manifesto non ha avuto risposta.
Non è specificato quando e dove è avvenuto il soccorso. Dalla ricostruzione dei tracciati dell’Arizona sembrerebbe che l’operazione si sia svolta intorno alle 23 di sabato scorso in acque internazionali, una cinquantina di miglia nautiche a nord-ovest delle coste libiche.
Inusuale il coordinamento italiano dell’operazione, che si è svolta nell’area di ricerca e soccorso (Sar) libica. Negli ultimi anni Roma tende a non intervenire in quella vasta porzione di mare, nonostante le note problematicità: scarsa capacità operativa di Tripoli e mancanza di un porto sicuro di sbarco. La decisione potrebbe dipendere dall’aereo che ha segnalato l’imbarcazione, ma sono ipotesi: nel comunicato non è nominato.
Lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono attivi i droni di Frontex ma anche i velivoli dell’operazione Irini-EunavforMed. Il comandante è il contrammiraglio della marina italiana Stefano Turchetto e il quartier generale è la base militare di Centocelle, a Roma.
La rappresentante Unhcr Chiara Cardoletti e il portavoce Oim Flavio Di Giacomo hanno definito «inaccettabile» questa nuova tragedia e sono tornati a ribadire l’urgenza di «ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente, guidato dagli stati nel Mediterraneo». Ieri il centralino Alarm Phone, che raccoglie e diffonde le richieste d’aiuto dei migranti, ha lanciato un altro allarme per un barcone con 250 persone partito una settimana prima dal Libano. «Chi ha chiamato ha detto che sua figlia di tre mesi è morta di sete», twitta Ap.
L’imbarcazione avrebbe terminato benzina, cibo e acqua. La nave umanitaria Sos Humanity ha cambiato rotta nel pomeriggio per tentare di raggiungerla, perché le autorità non avrebbero risposto all’Sos. Al momento della segnalazione i migranti erano nell’area Sar maltese ma più vicini alle coste greche. L’ultima posizione li dà alla deriva verso sud.
La situazione è simile a quella del barcone partito il 29 agosto dal Libano con 57 persone. Avrebbero iniziato a chiedere aiuto il 31 agosto nella Sar greca. Quattro giorni dopo, ormai nell’area di ricerca e soccorso maltese, hanno finito cibo e acqua. Sono stati soccorsi da un mercantile solo il 6 settembre. Una bambina di quattro anni, Loujin, è morta di sete. Due ragazzi risultano dispersi.
Intanto si è allungata la lista dei morti nel naufragio di venerdì scorso al largo della Tunisia: le autorità hanno comunicato il ritrovamento di altri sei cadaveri, che portano a 14 le vittime confermate. Altri nove restano dispersi ma non ci sono speranze di trovarli in vita. Nel 2022 il Mediterraneo centrale ha inghiottito 1.280 persone. Molte altre mancano all’appello.
GIANSANDRO MERLI
Il comunicato della guardia costiera
28 migranti sono stati tratti in salvo nei giorni scorsi ad opera di un mercantile battente bandiera liberiana a largo delle coste orientali libiche. La nave, che si trovava in navigazione in prossimità della piccola imbarcazione alla deriva, procedeva al recupero di tutte le persone presenti a bordo.
La nave liberiana, a seguito di un avvistamento aereo dell’unità in difficoltà, era stata appositamente dirottata in zona, per prestare assistenza, dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera italiana, unitamente ad un altro mercantile di bandiera italiana.
Dalla nave, diretta verso nord, nella giornata di ieri veniva evacuata per motivi sanitari, una bambina in grave stato di disidratazione, e trasportata urgentemente, insieme alla madre, a La Valletta tramite un elicottero maltese.
I restanti naufraghi – a circa 80 miglia a largo di Siracusa – venivano trasbordati sulla motovedetta CP 325 della Guardia Costiera italiana e condotti in salvo a Pozzallo.
Il Comando di bordo della nave liberiana riferiva di non aver rinvenuto corpi privi di vita né a bordo né in mare in prossimità dell’imbarcazione.
Foto di Ahmed akacha