Una notizia che si è fatta attendere per 34 anni, tanti quanti ne sono passati dall’omicidio di Thomas Sankara, il leader rivoluzionario che guidò il Burkina Faso tra il 1983 e il 1987. Il tribunale militare di Ouagadougou ha comunicato ieri la sua decisione di incriminare l’ex presidente Blaise Compaoré, con l’accusa di attentato alla sicurezza dello Stato, concorso in omicidio e occultamento di cadavere.
Con Compaoré, che in seguito al golpe e all’eliminazione di Sankara ha regnato sul «paese degli uomini integri» per i successivi 27 anni, sono in tutto 14 le persone chiamate a comparire davanti al tribunale per affrontare il processo. Che nel caso dell’ex presidente avverrà con tutta probabilità in contumacia, perché Compaoré si trova in esilio nella vicina Costa d’Avorio da quando una sollevazione popolare lo ha costretto a lasciare il potere. Era il 31 ottobre 2014, L’anno successivo veniva eletto Roch Marc Christian Kaboré e il caso Sankara veniva ufficialmente riaperto.
Si vedrà quali passi il governo burkinabè vorrà ora intraprendere per convincere il presidente ivoriano Alassane Ouattara a ritirare la sua protezione a Compaoré. Per ora l’emergenza jihadista con cui entrambi i paesi sono costretti a fare i conti li obbliga a serrare le fila, con una cooperazione transfrontaliera «anti-terrorismo» che nei giorni scorsi è stato deciso di rafforzare al termine del vertice che si è svolto a Banfora, in Burkina Faso.
RED. ESTERI
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