Quattro ore al Mise per l’ennesimo nulla di fatto. Ogni giorno che passa diventa sempre più surreale la storia della reindustrializzazione dell’ex Gkn di Campi Bisenzio.
L’ex advisor Francesco Borgomeo, attuale proprietario del grande stabilimento dove si producevano semiassi per auto, non si è nemmeno degnato di presentarsi al ministero per parlare faccia a faccia con la Rsu, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali. Un comportamento che ha ulteriormente fatto salire la temperatura, facendo arrabbiare perfino il responsabile crisi industriali del Mise, Luca Annibaletti.
“L’imprenditore non ha fornito elementi che rispondessero adeguatamente alle domande poste da istituzioni, organizzazioni sindacali e lavoratori – ha tirato le somme Valerio Fabiani della Regione Toscana – e appare irrisolta anche la richiesta degli ammortizzatori sociali: come già era stato chiarito dal ministero del lavoro, per averli è necessario il piano industriale”. Un piano industriale che ancora non c’è.
Sul punto Borgomeo, pressato da tutti i partecipanti al tavolo, ha assicurato che che entro lunedì, giorno in cui è stato nuovamente fissato un incontro al Mise, presenterà una bozza di piano.
Ma sia gli operai che i sindacati restano a dir poco scettici: “Borgomeo ha sostenuto che il piano è stato presentato ma è da aggiornare”, annotano Simone Marinelli, Stefano Angelini e Silvia Spera: “Slides – puntualizzano i sindacalisti – di questo si tratta, più volte contestate dalla Fiom e dalle istituzioni, e sulle quali in questi mesi sono stati chiesti chiarimenti sugli accordi commerciali, sui volumi produttivi, sulla finanziabilità e sostenibilità. Chiarimenti mai forniti”.
Finale al veleno, quello dei metalmeccanici Cgil: “Anche oggi c’è stato un tentativo di attribuire la responsabilità dei mancati avanzamenti alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni, per non aver concesso di svuotare lo stabilimento e di concedere ammortizzatori sociali. Ma le lavoratrici e i lavoratori hanno bisogno di risposte per il loro futuro, non di racconti e tentativi di spostare responsabilità”. “In gioco c’è il destino di 300 famiglie”, ricorda la Uilm.
Ancora più dura, e dopo più di un anno di presidio in fabbrica è più che giustificata, la posizione degli operai: “La Rsu ha preso atto, e non concorda con il rinvio del tavolo, soprattutto su queste basi. Oggi Qf è diventato il soggetto reindustrializzatore dell’ex Gkn ma lo fa senza fornire un piano industriale, finanziabilità del progetto e altre evidenze. Il gioco ci pare evidente ed è quello di portare la società di fatto sull’orlo del baratro e del fallimento, per poi costringere Inps e ministero a concedere fondi pubblici, che siano ammortizzatori o altri incentivi”.
Senza la presentazione di un piano concreto e sostenibile, ripetono per l’ennesima volta gli operai e i loro rappresentanti sindacali, non può esserci la condivisione di strumenti normativi e di percorso per lo svuotamento della fabbrica, che comunque rimane agibile e a disposizione dell’azienda.
“Come Collettivo di fabbrica – chiudono le tute blu – non viviamo sotto ricatto e mai ci vivremo. Sapremo prenderci le nostre responsabilità e salvaguardare il futuro industriale del nostro stabilimento: da subito assemblee dei lavoratori per stabilire il da farsi”. “E’ grave l’indifferenza della proprietà nei confronti dei lavoratori, delle lavoratrici e della città”, chiosa a sua volta Yana Ehm di Unione Popolare, e Dario Salvetti rincara: “Borgomeo ha fatto perdere otto mesi a 300 famiglie che oggi vengono gettate in uno degli autunni peggiori degli ultimi trent’anni”.
RICCARDO CHIARI
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