Tra un omaggio al «grande uomo» Umberto Bossi e un’ovazione della platea per il generale Vannacci, Matteo Salvini, da Pontida, abbraccia virtualmente Giorgia Meloni coprendola di elogi: «Sta facendo miracoli. Di più a livello internazionale è difficile fare. Dalla presidente Ursula von der Leyen otterrà il massimo». L’escursione di oggi a Lampedusa della premier accompagnata dalla presidente della commissione Ue, invitata perché «si renda conto di persona della situazione», e l’incontro nelle stesse ore del capo leghista con Marine Le Pen «sono parte dello stesso obiettivo».
Non è che Salvini abbia deciso di abbassare i toni. È che sa quando è il caso di incassare la vincita. Il proclama lanciato sui social la sera prima dalla premier è tutto spostato sulla sua linea. Verrà tradotto in pratica domani, non con un decreto ad hoc ma quasi con un maxiemendamento al dl Caivano. Il pezzo forte sarà la costruzione a passo di carica di centri di detenzione in zone poco popolate, blindati e sorvegliatissimi, con periodi di detenzione, pardon di soggiorno, portati al massimo consentito dalla Ue, 18 mesi.
Si aggiungeranno nuove regole per facilitare l’espulsione degli irregolari, e d’ora in poi, in caso di incertezza sull’età dei soggetti, saranno dichiarati maggiorenni d’ufficio. La guerra sui mari, competenza europea, sarà la proposta italiana rivolta all’Europa già nel prossimo Consiglio: una nuova missione Sophia, però irrobustita e irrigidita. Ovvio che il capo leghista brindi soddisfatto.
Semmai, a questo punto, si tratta di mettere in agenda i prossimi passi. La resurrezione dei decreti Salvini che «torneranno perché se ne sta occupando un collega e amico come Matteo Piantedosi». Un avvicinamento tra le due destre europee: «Sarebbe delittuoso perdere l’occasione per portare il centrodestra alla vittoria». Un rilancio secco della polemica contro l’Europa che negli ultimi mesi è stata «assente, lontana, distratta, sorda, arrogante». Conclusione: «Se il governo europeo si è voltato dall’altra parte dobbiamo attrezzarci».
Nell’Europa, a differenza del suo ringhioso alleato e rivale, la premier ancora ci spera. Considera un successo il fatto che ormai di accoglienza e ricollocamenti non parli più nessuno e i muri siano diventati ovunque l’unica ricetta in materia di migrazioni. Sul piano culturale e politico purtroppo ha ragione, ma nell’immediato l’involuzione dell’Europa non aiuta e anzi rischia di danneggiare.
Il primo obiettivo dell’incontro di oggi a Lampedusa con von der Leyen sarebbe sbloccare quei fondi per la Tunisia ancora fermi a Bruxelles, 150 milioni subito più altri 105 a breve. Nonostante l’accordo dalla Ue non è partito un euro e la premier non esita a parlare di boicottaggio delle sinistre, con tutte quelle fisime sui diritti umani. Ursula von der Leyen prometterà di impegnarsi ma uno sblocco dei fondi a breve, grazie alla pachidermica lentezza della burocrazia europea, è quasi fuori discussione.
La premier francese Borne, con tutta l’enfasi del caso, annuncia «l’ora della solidarietà con l’Italia». Però le truppe di Macron continuano a presidiare i confini a Ventimiglia. La Germania è vicinissima all’Italia. Però il meccanismo volontario di solidarietà, segnale politico affilato e preciso, resta sospeso. Per qualche ora, ieri, era sembrato che la Germania intendesse riattivarlo. Poi il ministero degli Interni tedesco ha puntualizzato che si trattava di «un fraintendimento».
I quattro ministri degli Interni dei principali Paesi, la tedesca Faeser, il francese Darmanin, Piantedosi e lo spagnolo Grande-Malaska, con la commissaria europea Johansson, si sono sentiti in un colloquio telefonico a cinque ma dal consesso non è uscito nulla di concreto, salvo la volontà di «affrontare in modo operativo la questione» al prossimo Consiglio Giustizia e Interni della Ue, il prossimo 28 settembre a Bruxelles.
Parte dell’opposizione, da Bonino ai 5S, è dunque tentata dal derubricare le prossime norme alla solita «propaganda», proprio come nei mesi scorsi avevano rinfacciato al governo il non essere riuscito a fermare gli sbarchi. Strategia miope. Certo l’emendamento di lunedì non risolverà nulla. In compenso la linea Meloni ha già reso la Ue molto più barbara e che un governo annunci la costruzione di centri di detenzione molto simili a campi di concentramento come se nulla fosse è un successo schiacciante della cultura politica, identica, di Salvini e Meloni.
ANDREA COLOMBO
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