Un cagnolino di appena dieci mesi di nome Grizz sfugge al proprio “referente umano”, un poliziotto neozelandese. Lo stanno facendo salire su un camioncino, ma in un attimo, come una saetta cerca la libertà, una via di fuga e la trova.
Grizz deve diventare un cane “anti-bomba”, uno di quelli che vengono addestrati a fiutare gli esplosivi negli aeroporti. Ma è piccolino ancora e deve ricevere il dovuto addestramento che gli umani hanno stabilito per lui…
Siamo ad Auckland in Nuova Zelanda, dall’altra parte del mondo, laggiù in basso, a più di seicento chilometri dalla costa australiana.
Grizz corre tra i corridoi dell’aeroporto, tra gli scali e gli imbarchi, forse è impaurito, forse si diverte solamente. Sfreccia via sulle piste di decollo e blocca così il traffico aereo. Gli aerei, questi enormi giganti dell’aria, non possono volare: il cagnolino ha sconfitto i giganti. Davide contro Golia ancora una volta.
Ma non per guerra, forse per gioco, forse per paura.
Così comincia la caccia a Grizz: tentano di riacciuffarlo alcune volte e poi qualcuno decide che non si può continuare a bloccare l’aeroporto per un cucciolo di cane. Bisogna eliminarlo. E così prendono un fucile col mirino e lo uccidono.
Ora gli aerei possono ripartire, la vita può tornare a scorrere tranquilla: nessun allarme, nessuna preoccupazione terroristica. Era solo un cucciolino di dieci mesi, bianco e nero, striato di grigio che era per sua sfortuna scappato dal suo “referente umano” e qualche altro “referente umano” lo ha centrato con una pallottola e ha messo fine alla sua vita.
Del resto era soltanto un cane.
E giustamente questa azione scriteriata, crudele e assassina ha gettato nello sconcerto i cittadini neozelandesi. E grazie ad Internet arriva anche qui da noi, la si può leggere sui quotidiani in rete e ci si può fare un semplicissima domanda: se al posto di Grizz ci fosse stato un bambino, sfuggito dalle mani della sua mamma o del suo papà, sfrecciante pure lui sulle piste di decollo e di atterraggio dell’aeroporto di Auckland, se invece di un cagnolino fosse stato un cucciolo d’uomo a girovagare per i corridoi e le zone di imbarco, avrebbe la polizia di frontiera adottato le stesse misure che ha messo in pratica con Grizz? Avrebbe, cioè, sparato ad un bambino? Certo che no.
Avrebbe anzi bloccato ogni volo per salvare una vita umana. La vita, invece, di un essere vivente non della nostra specie vale, dunque, di meno rispetto alla nostra.
E’ un metro di giudizio che si ripete dalla notte dei tempi: “Era soltanto un cane…”.
E si dice anche: “Sei un cane!” per insultare qualcuno e paragonarlo a qualcosa di terribilmente odioso e basso, strisciante quasi come il serpente della Bibbia.
Del resto, Zeus, per condannare Aracne, la trasforma in un ragno. La condanna spesso è essere mutati in un aninale, in qualcosa che detesteremmo essere perché sappiamo che l’uomo detiene il potere sulle specie altre che abitano questo pianeta.
E così, il povero Grizz, non essendo un cucciolo d’uomo ma un cucciolo di cane, è caduto anche lui nel corto circuito che interrompe le empatie e che mette prima di tutto davanti la salvaguardia della specie: quella umana. Anche se soltanto perde qualche minuto o qualche ora di volo.
Grizz, per fortuna, non sarà mai cosciente del fatto che lo hanno ucciso perché giocava o perché era spaventato e recava disagio ad una grande struttura aeroportuale umana. Del resto, come avrebbe potuto anche solo pensare di essere una minaccia quando gli esseri umani si uccidono gli uni contro gli altri dall’epoca di Caino e Abele per invidia, potere, gelosia, denaro, amore (ammesso che si possa uccidere davvero “per amore”…)…
Caro Grizz, come spesso m’è capitato di dire e scrivere davanti a tanto dolore e sofferenza, a tanta sopraffazione e spavalderia, a tanto voglia di dominazione e di controllo, davvero la terra sarebbe più bella senza noi esseri umani…
MARCO SFERINI
19 marzo 2017
foto tratta da Pixabay