Il primo investimento Stellantis per l’elettrico in Italia viene posticipato sine die. A Termoli i 2.080 lavoratori attuali si sentivano fortunati nel 2021: lo stabilimento Fca che produceva motori e trasmissioni, in crisi da anni, era stato scelto da Tavares per essere la «gigafactory di batterie» in Italia.

Naturalmente il manager franco-portoghese aveva chiesto aiuto allo stato e agli enti locali – 350 milioni su un totale mai chiarito di 2 miliardi – e naturalmente l’Italia veniva dopo la Francia e la Germania, dove le gigafactory sono già partite.

Proprio a Douvrin, vicino Calais, il 30 maggio 2023 all’inaugurazione della gigafactory francese si sono visti pubblicamente l’ultima volta il ministro Adolfo Urso e Tavares.

E proprio a casa di Urso, al ministero ribattezzato pomposamente delle imprese e del made in Italy (Mimit), ieri è andata in scena l’impietosa retromarcia di Stellantis. Non paga della mancata conferma dei livelli occupazionali a Termoli, ieri l’azienda – sotto le insegne della joint venture con Mercedes e Total – ha comunicato lo lo stop al progetto, motivandolo con il rallentamento della domanda di veicoli elettrici e la necessità di un aggiornamento tecnologico sulle batterie da produrre, camuffato da un improbabile ritorno alla produzione di motori endotermici.

«Dall’atteggiamento assai sfuggente tenuto oggi da Acc al ministero si evince che il progetto di costruzione della gigafactory a Termoli non è semplicemente rinviato di qualche mese, ma sospeso per lo meno fino alla fine dell’anno senza alcuna certezza per il futuro – attaccano in una nota Fim, Fiom, Uilm – . Acc si è detta indisponibile difatti a portare avanti qualsiasi discussione fino a fine anno e di conseguenza ha interrotto il negoziato che pareva fino a poche settimane prossimo ad una intesa».

Il ministro Urso, come al solito, non sapeva niente: «abbiamo ricevuto solo ieri da Acc la descrizione delle modifiche sulle nuove tecnologie che intende apportare al progetto di gigafactory a Termoli, già approvato nella programmazione del Pnrr», scrive il Mimit che «si riserva di valutare, anche con la Commissione Europea, se esse siano compatibili con tempi e modalità del finanziamento stanziato».

Infine le solite minacce spuntate: il ministero richiede «precise garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali», annunciando che nei prossimi giorni convocherà un tavolo Stellantis specifico per il Molise con i rappresentanti dell’azienda, della Regione, della filiera e dei sindacati.

Risposte che però sono insufficienti per i sindacati che chiedono al governo «di aiutarci a forzare la mano su Acc, affinché sveli le sue strategie, anche perché sono in ballo quasi quattrocento milioni di incentivi pubblici».

Allo stesso tempo Stellantis deve «assumersi fino in fondo le sue responsabilità, di chiarire quali motori produrrà a Termoli e per quanti anni, giacché non ci possono bastare rassicurazioni di principio come quello oggi ricevute non corroborate da precise assegnazioni produttive» e deve «assumersi le sue responsabilità anche verso Acc, di cui al contempo è sia il principale azionista sia il principale cliente», ammoniscono i metalmeccanici.

E concludono rivolgendosi direttamente ad Adolfo Urso: «Il Mimit parla di rincontrarci a settembre, ma per noi Termoli è uno degli stabilimenti su cui fare chiarezza al tavolo generale automotive che ci aspettiamo venga assunto dalla Presidenza del Consiglio nelle prossime settimane».

La reazione dei sindacati ha portato l’azienda a cercare di parare il colpo. Stellantis ha deciso – facendo finta di non conoscere l’annuncio di Acc – di «potenziare la produzione di componenti nello stabilimento di Termoli grazie alla decisione di sviluppare una nuova Fiat 500 ibrida per l’avvio commerciale a fine 2025, inizio 2026 e di estendere la vita della Fiat Panda ibrida fino al 2029».

Un portavoce dell’azienda ribadisce «l’importanza dello stabilimento di Termoli per la produzione di motori endotermici per i veicoli del gruppo, portando avanti la strategia di riduzione della CO2 e garantendo la transizione», ma dopo l’annuncio sulla 500 ibrida a Mirafiori, siamo di nuovo al disimpegno in Italia.

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube