Sputa fuori l’omofobia e ogni pregiudizio

Recita uno slogan di oggi, su un bel manifesto anti omofobico, che “L’essere gay non è una scelta”. Infatti è una percezione naturale dell’individuo, una percezione dell’essere e non...

Recita uno slogan di oggi, su un bel manifesto anti omofobico, che “L’essere gay non è una scelta”. Infatti è una percezione naturale dell’individuo, una percezione dell’essere e non dell’apparire: non è un epifenomeno, ma una immanenza umana, per dirla con il filosofo di Königsberg.
Di contro, recita sempre il manifesto di cui sopra, “L’omofobia invece è una scelta”.
Un amico su Facebook mi obietta: “Non sono d’ accordo, anche l’omofobia non è una scelta, altrimenti anche la stupidità sarebbe una scelta.”.

Premesso che la stupidità non è una scelta ma una situazione in cui si sceglie di vivere evitando di informarsi, di approfondire ciò che intorno ci accade, di conoscere a fondo situazioni, persone, eventi, se si parla della stupidità in quanto erede di una malevola ignoranza.
Premesso che se la stupidità viene intesa, invece, come appellativo di una malattia che rende deficitario il comprendere, allora è improprio parlare di “stupidità” ed è anche offensivo… e si dovrebbe invece parlare di “handicap” che, qualunque sia, non lede e non deve ledere la dignità di chiunque viva in situazioni di “differenza” rispetto alla tanto santa e sacra “normalità”…
Premesso tutto ciò, facendomi perdonare lo stile da verbale di questura con cui scrivo tutto questo, vi dico che:
siccome non è una immanenza umana, quindi non è una necessità correlata all’essere umano, ma è una idea (nemmeno platonicamente innata) come può esserlo una opinione qualunque, l’omofobia è la scelta libera di una opinione e quindi è una scelta.
Brutta e cattiva. Non bella e buona. Ma è una scelta, tanto quanto qualunque altra idea che conduce a giudizi sulla vita che ogni giorno conduciamo.
Senza scendere nei sofismi classici greci, se l’omofobia non fosse una scelta, come potrebbe essere classificata? Come una caratteristica “culturale” tipica di alcuni esseri umani piuttosto che altri?
Non mi risulta che i bambini facciano differenze sulla sessualità proprio perché non la conoscono. Non appena diventano adulti, iniziano a conoscere le pregiudizialità umane e quindi scelgono quale condividere di più.
Indubbiamente contano le influenze esterne, ma anche queste sono forti in menti che non riescono a formulare un pensiero critico, quindi a leggere criticamente, con la lente quanto meno necessaria del dubbio, tutto ciò che li circonda.
Dando per scontate troppe cose si formano ambiguità di pensieri e convinzioni che sembrano essere consuetudinarie e sempre esistite. E ciò che è sempre esistito non può che essere “normale”, “naturale”.
I ribelli alla staticità della vita, alle convenzionalità e al conformismo sono sempre “brutti, sporchi e cattivi”. Per antonomasia.
Quindi, che Iddio ci scampi dal ritenere possibile che l’omofobia sia qualcosa di immanente, di generato da una morale umana innata, incontrovertibile. Si può scegliere se essere omofobi o meno. E se si può scegliere, vuol dire che si può avere una opinione e quindi ne discende che, essendo ogni opinione una scelta che adottiamo, anche l’omofobia, in quanto pregiudizio (quindi opinione pregiudiziale, quindi “non-opinione” alla fine della fiera), è una stupida scelta.
Stupidità e omofobia sono opinioni, sono scelte. Speriamo che sempre più esseri umani scelgano di essere intelligenti, concretamente critici e, quindi, avversari tenaci di ogni discriminazione tra simili e dissimili.

(m.s.)

foto tratta da Pixabay

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