Non è che i sovranisti, i populisti e le destre di governo conservino nel loro DNA politico-amministrativo una propensione quasi istintiva, una idea innata volta all’eccesso, alla provocazione, ad una controtendenza rispetto al buon senso e alla creanza che deriva dalla tutela della salute pubblica.
Niente di tutto questo. Da Trump a Netanyahu, da Orbàn ai destroidi di casa nostra, il primato della libertà del mercato antecede quello del diritto universale alle salute. Per consentire che ciò possa avvenire nella più trasparente delle false normalità di questo mondo, il premier ungherese stringe la mano al suo collega ceco Andrej Babiš; il primo ministro di Israele invece, nonostante il risalire della curva dei contagi da coronavirus, cede alle pressioni dei ristoratori e degli alberghi: resteranno aperti.
Dal canto suo, l’imperatore del buon gusto istituzionale, nella sua “great America” non perde occasione per smentire virologi, governatori e quanti gli consiglino un cambio di rotta nella rovinosa gestione dell’emergenza sanitaria negli Stati Uniti: le mascherine? Meglio la libertà.
Il mettere in contrapposizione la tutela della salute con una presunzione di libertà che derivererebbe dal non usare la mascherina però oltrepassa la smargiassata, la copertura degli interessi economici con gesti provocatori e slogan con cui far riempire la pagine telematiche e cartacee dei grandi giornali.
Non si tratta solamente di questo. C’è anche una buona dose di imprudenza frutto di una endemica, internazionale vocazione alla presunzione. La stupidità che ne deriva è una logica, perfetta conseguenza. Se volete, anche politica.
(m.s.)
Foto di Tibor Janosi Mozes da Pixabay