In fondo nessuno vive veramente. Tutti sopravviviamo nella vita stessa, senza accorgercene. Per vivere davvero, dopo aver imparato – più o meno – il non senso della vita, occorrerebbe una seconda vita per affermare di godersi davvero l’esistenza.
Invece noi passiamo questa stranezza chiamata “vita” a cercare di capirla, a cercarne un senso.
Un senso non c’è nella cosmogonia tanto dei sentimenti quanto in quella scientifica.
Un senso si può dare nel microcosmo terrestre cercando di migliorare l’esistente, rispettando tutto e tutti, abbandonando ogni istinto “proprietario“, di prevaricazione, padronale. Tra noi esseri umani, tra noi e gli altri esseri viventi, tra noi e il resto della natura.
Perdonate questa riflessione brutale. Ma dopo 47 anni di vita o parla il morto o se parla ancora il vivo, ecco cosa ne esce…
(m.s.)