Tre operai erano nella vasca della fogna, in mezzo alla melma. I corpi esanimi di altri due, nel solaio in cemento. Un sesto operaio è riuscito a risalire in superficie, ma è in coma al Policlinico di Palermo. Nell’aria un odore nauseabondo. Si sentiva anche a 40 metri di distanza.

Una strage sul lavoro. L’ennesima. Tutto è avvenuto a Casteldaccia, piccola cittadina a 25 chilometri da Palermo. La Procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta. Si aspetta l’autopsia sui cadaveri, ma pare non ci siano dubbi: i 5 operai sono morti per intossicazione.

Hanno respirato, in quello spazio confinato, idrogeno solforato, un gas provocato dalla fermentazione dei residui organici. «Era dieci volte superiore al limite consentito», dice Girolamo Bentivoglio Fiandre, comandante provinciale dei vigili del fuoco che ha coordinato 4 squadre intervenute per i soccorsi.

Quando i sommozzatori sono entrati nella vasca, con 80 centimetri di melma, hanno trovato i corpi di tre lavoratori, gli altri due erano a una manciata di metri sopra la loro testa. «I sanitari del 118 hanno tentato di rianimarli, ma senza esito», afferma l’ispettore dei pompieri Francesco Cruciata, in prima linea nelle operazioni di recupero dei corpi. Nessuno degli operai avrebbe indossato mascherine e dispositivi di protezione, obbligatori per legge.

Le vittime sono Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl, che aveva vinto l’appalto dell’Amap, l’azienda di Palermo, per i lavori di manutenzione della vasca fognaria; Giuseppe Miraglia di 47 anni originario di San Cipirrello (Palermo), Roberto Raneri di 51 anni di Alcamo (Trapani), Ignazio Giordano di 59 anni e Giuseppe La Barbera, 26 anni, lavoratore interinale dell’Amap, la stazione appaltante. Un sesto operaio, Domenico Viola, 62 anni, è grave al Policlinico.

Altri tre operai l’hanno scampata, non si sono calati nel tunnel col gas killer: Giovanni D’Aleo, di 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, di 39 anni, e Paolo Sciortino, di 35 anni, sono stati portati nell’ospedale di Termini Imerese per precauzione, sotto shock. Secondo la ricostruzione dei pompieri, i tre operai si erano calati sollevando un tombino lungo la statale 113 che collega Casteldaccia a Palermo (una strada larga appena una decina di metri con villette su entrambi i lati) scendendo nel locale della fogna.

Ma subito dopo avere fatto i primi scalini, con la pompa ancora in mano, hanno perso i sensi. Non sentendoli, altri due colleghi hanno raggiunto il solaio in cemento per capire cosa stesse succedendo ma sono rimasti intrappolati: l’idrogeno solforato li ha storditi subito.

Il sesto operaio, che si trovava all’esterno, s’è precipitato per soccorrerli: subito dopo avere inalato il gas killer è riuscito a risalire in superficie, ora è in coma. Tra le vittime c’è l’interinale: aveva sentito le urla dei colleghi ed era accorso. Non ce l’ha fatta. «L’ennesima inaccettabile strage sul lavoro deve riproporre con forza la necessità di un impegno comune che deve riguardare le forze sociali, gli imprenditori e le istituzioni», il monito del presidente Mattarella da New York.

I vigili del fuoco sono intervenuti dopo la chiamata al 112 arrivata alle 13.48, raggiungendo Casteldaccia dopo una quindicina di minuti. Ma un operaio che stava facendo lavori di giardinaggio nell’azienda vinicola Duca di Salaparuta, che si trova a pochi metri, sostiene di avere sentito le urla intorno a mezzogiorno.

Tra l’orario indicato dal testimone e la chiamata al 112 ci sarebbe un vuoto di 1 ora e 48 minuti. La Procura di Termini Imerese, che ha aperti una inchiesta, sta indagando per risalire alla dinamica anche attraverso le testimonianze dei 4 scampati alla strage. I vigili del fuoco hanno escluso l’ipotesi del cedimento strutturale del solaio.

Dopo avere visto alcuni dei cadaveri, Nuccia Albano, assessore al Lavoro in Sicilia con una lunga esperienza di medico legale, non ha avuto dubbi: «Ho visto i volti, il colore mi ha fatto pensare a un’intossicazione». Rimane un grande punto interrogativo: perché operai considerati esperti si sarebbero calati senza dispositivi di protezione?

«È una cosa assurda, l’odore era tale che non è comprensibile perché non si siano protetti», commenta il presidente dell’Amap Alessandro Di Martino. Non è chiaro se gli operai avessero le formazione necessaria e obbligatoria per legge sulla sicurezza. Uno degli elementi che gli investigatori stanno approfondendo.

Straziante il dolore dei parenti. Quando supera il nastro di protezione, sistemato per isolare la zona, una donna si blocca. Guarda alla sua destra. Parcheggiata, radente al marciapiede, c’è un auto: è un Alfa Romeo Stelvio: «L’auto di papà», piange e si dispera. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per oggi lo sciopero generale di 4 ore nella provincia di Palermo e di 8 ore per gli edili.

ALFREDO MARSALA

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube