Prima Stefano Fassina, poi Nichi Vendola. Entrambi gli esponenti autorevoli della nascente Sinistra Italiana aprono alla possibilità di un unico “listone” della sinistra alle prossime elezioni.
Se è vero che il congresso di SI è ancora tutto da giocare, è altrettanto vero che Vendola e Fassina non si sarebbero spinti così oltre in dichiarazioni pubbliche, ripetutamente, sapendo che già all’interno del nascente partito della modernità progressista senza aggettivi (se non quello nazionale) esistono spinte propulsive per la creazione di un nuovo Ulivo (D’Attorre in primis, coerente, l’ha sempre dichiarato fin dalla sua uscita dal PD).
Che cosa ci possiamo aspettare, dunque, da una sinistra che non smentisce il suo passato ondivago tra vicolo cieco dell’opposizione e opportunità di gestire fasi di governo?
Forse che continui così e che non sia smentita da un presente che, lo dico sinceramente, pensavo – e tutt’ora spero – potesse essere differente dal recente passato.
Di sicuro la costruzione dell’alternativa di sinistra non passa attraverso questi viatici di illusione di governo delle crisi del capitalismo, di freno alle politiche liberiste da posizioni di “non-forza” in governi dove a prevalere sono partiti che si appresteranno a fare delle larghe intese l’asse predominante della gestione delle tutele dei profitti. Così come è sempre stato. Così sarà … Magari scalceranno un po’ quelli che svolgono il ruolo di sinistra critica dentro queste alleanze moderate. Ma poi, alla fine, dovranno sempre allinearsi.
La stagione del centrosinistra, per quanto mi riguarda, è stata la stagione della consapevolezza che si poteva incidere nel ruolo di contenimento del pericolo delle destra. Ma è finita, chiusa, archiviata per sempre. Semplicemente perché non esiste più la concreta possibilità di dare vita, con un PD che finge di essere di sinistra, ad una alleanza di governo che metta insieme centro e sinistra. Quale centro? Quale sinistra? Non esiste nemmeno più l’alibi del voto utile contro le destre.
Oggi le destre sono tante e D’Alema non è certo quella sinistra che può mettere un freno a Renzi (che è una delle destre in campo) o che può pensare di battere Berlusconi-Salvini-Meloni e, tanto meno, Grillo.
Illusione, dolce chimera. Lo dicono del nostro essere comunisti; si guardassero allo specchio, si guardasserro addosso…
(m.s.)
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