L’ennesima tornata elettorale si è conclusa. Quella delle amministrative. Tornata importante per il futuro scenario politico italiano: cedimento del renzismo e rafforzamento del MoVimento 5 Stelle che si accredita come vera alternativa a centrosinistra e centrodestra. Questo, salvo rare eccezioni, è ciò che il cittadino italiano nota dai risultati elettorali. Perché, conviene dirlo chiaramente, al di sotto del terzo contendente – esclusi noi, “addetti ai lavori” – nessuno guarda. Eppure, lì sotto, sotto i renziani, sotto i 5Stelle, sotto le destre, sotto i finti civici sostenuti dal Cavaliere, c’è un mondo, un mondo intero, compresso e strizzato in un 4%. È il mondo della Sinistra, quella Sinistra che vuole rimanere tale, ovvero baluardo a difesa degli sfruttati, dei diseredati, dei precari, dei disoccupati, dei giovani senza futuro, dell’ambiente, della cultura, della democrazia, del diverso, contro lo storytelling di chi provoca la “guerra tra poveri”. Un mondo ormai irriconoscibile, a partire dall’immagine, dal simbolo. Uno diverso ad ogni tornata elettorale, uno diverso in ogni regione, in ogni comune, deciso qualche mese – o settimana – prima delle elezioni. Il non-simbolo diventa simbolo di un’identità compromessa, scissa in partiti, correnti e movimenti che non riescono ad incontrarsi. A costruire un soggetto unitario e plurale, senza imporre condizioni gli uni agli altri, se non quella di chiudere definitivamente l’esperienza del centrosinistra, con un programma e delle regole chiari, stabiliti con il metodo “una testa, un voto” e garantiti da coordinamenti nazionale e locali. Una forza politica e un simbolo che possano diventare la speranza degli ultimi, che possano riaccendere la gioia della lotta in chi è ormai – non ingiustamente – deluso dalla politica di rappresentanza. E invece no: a due anni dalla svolta della Lista Tsipras – che sembrava segnare un inizio, sia per la cooperazione delle varie forze di Sinistra, sia per il risultato ottenuto in una totale assenza dai media – siamo ancora inchiodati su quel 4% (o ancora meno) – con simboli che tra due settimane nessuno ricorderà più. Ci sono state, ovviamente, delle eccezioni: i comuni in cui le liste di Sinistra hanno raggiunto risultati migliori.
È un esempio il caso di Savona, in cui la lista “Rete a Sinistra” (composta da PRC, SEL, PCdI e Possibile), a sostegno di Marco Ravera, ha ottenuto il 4,97%. E non è un caso: prima di tutto, l’intera Sinistra era coesa. E poi il progetto che ha dato vita alla lista non è una delle classiche “coalizioni usa-e-getta” a cui siamo abituati, bensì un soggetto ben riconoscibile tra gli elettori liguri: “Rete a Sinistra” è il progetto che nel 2015 sostenne la candidatura di Luca Pastorino a presidente della regione. Uno dei pochi successi (4% la lista, 9% il candidato) – insieme a quello di Tommaso Fattori in Toscana – della Sinistra alle regionali.
Successo simile, quello di “La Città in Comune” (4,63%), che sosteneva la candidatura di Luigi Rodini al comune di Novara.
Un altro bel risultato si è avuto con “Ravenna in Comune”, guidata da Raffaella Sutter – che ha ottenuto il 6% e in cui troviamo tutte le forze di Sinistra unite – e con la “Coalizione Civica Bologna”, con la candidatura di Federico Martelloni, che nonostante i problemi sorti durante e dopo le primarie, riesce ad ottenere un 7%, merito di una proposta ben riconoscibile.
Il più grande successo resta indubbiamente quello ottenuto nel comune di Napoli, con il trionfo del sindaco uscente Luigi De Magistris (42,8% contro il 27,5% del 2011) e l’incremento della forza della Sinistra napoletana, presente nelle liste “DemA” e “Napoli in Comune”, che ottengono complessivamente il 12,9% (contro il 3,7% della Federazione della Sinistra nel 2011).
Discorso a parte andrebbe fatto per l’esperienza di “Salerno di Tutti” che, con il 3,7%, riesce ad eleggere Gianpaolo Lambiase al consiglio comunale, restituendo una rappresentanza di Sinistra esterna alla coalizione di centrosinistra dopo 15 anni, nonostante lo strapotere della coalizione del PD – che elegge il sindaco al primo turno con il 70%.
Vanno bene anche i candidati di Sinistra a Brindisi – Riccardo Rossi (14%) – e a Caserta – Francesco Apperti (16,95%).
Pessimo esito per le liste negli altri grandi comuni – “Sinistra X Roma”, con Stefano Fassina candidato, al 3,9% e “Torino in Comune” e “Ambiente Torino”, con Giorgio Airaudo candidato, al 3,4%.
“Milano in Comune”, a sostegno di Basilio Rizzo, invece, riesce ad ottenere un 3,5%, nonostante parte di SI-SEL abbia sostenuto il candidato renziano, Giuseppe Sala, costituendo “Sinistra X Milano” (3,8%).
Nei comuni in cui la Sinistra si è presentata divisa si sono verificati dei veri e propri disastri: a Grosseto – “Insieme, a Sinistra” (2,68%) e PCdI (1,17%) –, a Rimini – “Rimini in Comune” (2,20%) e “Rimini People” (2,16%) –, a Trieste – “Sinistra Unita” (1,79%), “Sinistra per Trieste” (1,01%) e, addirittura, SEL (2,4%), che era alleato del PD – e Pordenone – “Pordenone in Comune” (1,53%) e “Insieme per Pordenone” (1,51%). Superfluo aggiungere che in tutti questi comuni, presentandosi unita la Sinistra avrebbe superato lo sbarramento e eletto dei consiglieri.
La Sinistra deve incontrare se stessa e poi, questione ben più importante, incontrare il suo popolo. Quel popolo che si è adagiato sul Movimento 5 Stelle, quel popolo che rifugia nell’astensionismo, quel popolo che, seppur a malincuore, continua a votare il centrosinistra in quanto non vede un’alternativa credibile e quel popolo che si lascia abbindolare dal finto antisistemismo della Destra sociale. E – per favore – smettiamola di andare verso l’elettorato autoproclamandoci come “la Sinistra”. “Sinistra” non significa nulla per chi non si interessa costantemente di politica. “Sinistra”, per la gente, è il PD. Parliamo di “lavoro”, “popolo”, “progresso”, “giustizia sociale”, “equità”, “legalità”, “lotta alla povertà”, “lotta ai privilegi”, “redistribuzione della ricchezza”, “difesa dell’ambiente”, “lotta per i diritti sociali e civili”. Il popolo c’è. Ci aspetta e non ci riconosce. Basta rendersi riconoscibili, come avvenuto a Napoli, e il popolo tornerà con noi. E noi torneremo con il popolo.
PIETRO MARINO
redazionale
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