Con la percentuale di affluenza così bassa, non è possibile nemmeno fare un esempio pratico per descrivere il fenomeno dell’astensionismo, perchè solo il 49,69% degli aventi diritto, ha votato. Bene, direbbe un qualsiasi politico (che vede il suo partito crescere in punti percentuali).
Male, dico da osservatore; il nostro è ormai un sistema semi-rappresentativo, ovvero un sistema in cui il parlamento rispecchia per meno della metà la condizione e lo schieramento elettorale del paese.
Nessuno dunque può dirsi vincitore in un paese del genere, che sia per un’elezione nazionale o europea. Persino chi evoca il potere assoluto del popolo, che è sovrano, non discute mai di questo problema, sottolineando e compiacendosi del fatto che l’Italia sta ridiventando un paese “bipolare”.
Il partito di Governo ha il consenso del 14% degli aventi diritto. Circa una persona su quattro ha scelto quel programma elettorale, quel partito, che continuerà ad identificarsi in un patriottismo retorico e fine a se stesso. Quella minima percentuale che vota, lo fa per il proprio schieramento, e questo è tutto ciò che serve per far pendere la bilancia a proprio favore.
Ma perchè? Cosa porta a questa disaffezione per la politica?
La scarsa determinazione e credibilità, per esempio, dei partiti di sinistra, ha portato ad un ragionamento consapevolmente autolesionista: non avendo rappresentato per nulla i propri ideali, un elettore rifiuta di andare alle urne anche per condannare gli stessi partiti, che non hanno rappresentato per nulla i propri ideali, ad un’eterna opposizione.
Nel corso degli ultimi trent’anni si è fatto di tutto per convincere i cittadini che il loro voto sia inutile di fronte agli interessi che ruotano attorno ai partiti. Si è distrutto il Partito Comunista Italiano, l’ultimo vero partito di massa della sinistra. Si è consentito a vari personaggi politici di governare evadendo le tasse, spesso con il supporto degli elettori.
La credibilità degli ‘eredi’ del PCI è andata man mano scomparendo, specialmente con i vari governi di alleanza con chi si definiva anticomunista dall’alba al tramonto. Il debito pubblico è esploso e la qualità dei servizi si è ridotta drasticamente. Ci sono state inchieste che hanno svelato il mondo buio del rapporto tra politica, criminalità e associazioni varie. Insomma, un bel lavoro di annientamento.
La politica, intesa come struttura partitica influenzata da lobby economiche, non ha nessun interesse a risolvere la questione alla radice; i gruppi di interesse economico potrebbero avere un impatto maggiore sulle decisioni politiche, in quanto possono concentrare risorse e sforzi per influenzare i partiti e i politici che sono eletti con una base elettorale meno ampia ma più motivata.
Ciò che emerge, ad esempio, nei vari casi giudiziari di mala gestione della campagna elettorale, e di voto di scambio, è che i limiti di un cittadino, ancor più un personaggio politico, non sono rappresentati solo dal codice penale, ma anche da un codice etico e morale che dovrebbe persistere in ogni associazione, movimento o partito politico, piccolo o grande che sia, e tutto ciò si converte anche in astensionismo di massa.
Nessuno ad oggi richiede un minimo di dignità etica e morale, che porterebbe ad una politica di maggiore qualità, ma di minore quantità.
E’ anche vero che un elettore, osservando un potere che non si dispiace di questa situazione, ma anzi ne gode, dovrebbe informarsi il più possibile, e adempiere ad un dovere in quanto cittadino, e non in quanto marionetta. Criticare il gioco politico è molto utile, se non necessario, ma non votando l’elettore rimane comunque una marionetta.
Cara questione morale, non appartieni a quest’epoca.
Caro astensionismo, sarai sempre il benvenuto in Italia.
SIMONE SANTANIELLO
15 giugno 2024
Foto di Karolina Kaboompics da Pexels