Si scrive “Rifondazione Comunista”, si legge “comunismo libertario”

La parola che risuona più volte in interventi diversissimi, per provenienza di mozione e per provenienza anche storico-culturale delle compagne e dei compagni che si alternano alla tribuna, è...

La parola che risuona più volte in interventi diversissimi, per provenienza di mozione e per provenienza anche storico-culturale delle compagne e dei compagni che si alternano alla tribuna, è “libertaria”.
Rifondazione Comunista nel suo X Congresso nazionale appena trascorso abbraccia quell’umanesimo del XXI secolo che è la creazione di due necessità fortemente attuali: un partito comunista libertario e un movimento comunista che egualmente si proponga di “non affermare che la nostra storia, il passato ha messo fine al socialismo, ma che noi ne vogliamo ricostruire le basi e rilanciare il processo della ‘rifondazione comunista’ che crediamo l’unico possibile per mettere a frutto esperienze che già si fanno in altri continenti”.
Paolo Ferrero nelle sue conclusioni pone l’accento su questo tema di trasformazione sia materiale che culturale, sia civile che civico: tutto si innesta su un progetto di ampio respiro che fa del comunismo non la certezza del domani, “perché non esiste nessun meccanicismo: dalla fine di un capitalismo che, lui sì, ha esaurito oggi la sua spinta propulsiva e può perpetuarsi solo con una terza guerra mondiale, con un nuovo grande massacro di masse, dalla sua fine, appunto, non è affatto detto che nasca una società dell’eguaglianza, dove l’autorganizzazione della produzione, l’abolizione del profitto attraverso il superamento del sistema della concorrenza e delle merci e dello sfruttamento del lavoro e della natura, siano la logica conseguenza del domani.”.
Per creare queste condizioni di evoluzione storica del presente nel futuro bisogna rimettere al centro degli interrogativi non il concetto distorsivo del “come mai siamo ancora comunisti”, ma semmai del “come mai non siamo tutti comunisti”. O, se non proprio tutti, almeno la stragrande maggioranza dei proletari moderni che, però, Stefano Zuccherini invita, nel documento finale approvato dal congresso, a chiamare “classi soggette allo sfruttamento del sistema capitalistico”.
“E’ più corretto e più realisticamente comprensivo dei tanti soggetti che patiscono il lavoro precario, contratti praticamente inesistenti”, afferma Maurizio Acerbo.
E’ lui, il pacifista degli anni ’70, l’ecologista, il movimentista, un comunista libertario, come Paolo Ferrero che gli cede il testimone di segretario nazionale, ad essere eletto dal Comitato politico nazionale alla guida di Rifondazione Comunista.
Così anche Eleonora Forenza, “avversaria” della maggioranza in questo congresso, dà un segnale unitario nel rimanere comunque critica, e quindi fuori dalla proposta di gestione unitaria del Partito, e fa la foto con i pugni alzati tra i due segretari: l’uscente e l’entrante.

Una bella immagine che riassume lo spirito di un cammino di tre mesi che ha visto il nostro Partito non lacerarsi come tutte le altre volte in conte millesimali di voti, in molte mozioni, in asperità personali, contrapposizioni più dis-umane piuttosto che politiche. E’ stato un congresso combattuto, ma combattuto finalmente sul terreno della migliore ricerca per un rilancio concreto di tante lotte necessarie: a cominciare da quelle per il lavoro, per la casa, per l’ambiente, per la scuola pubblica, per i diritti civili, per l’egualità di genere, per la pace, per il ruolo internazionale dei comunisti tanto in Europa quanto nel resto del mondo.
Sono stati, infatti, tanti gli interventi esterni sia di organizzazioni no-profit, solidali italiane sia di partiti ed organizzazioni estere.
Lo spirito “libertario” di Rifondazione Comunista viene dunque affermato con decisione e non entra in contraddizione con nessun riconoscimento di sé medesimi nel passato di una grande storia del movimento operaio, del comunismo internazionale, perché “bisogna riconoscere che occorre separare il bambino dall’acqua sporca, ma non si possono buttare via entrami. Però – afferma in un suo ultimo passaggio Paolo Ferrero – l’acqua sporca, compagne e compagni, va buttata tutta!”. Una critica rivolta a chi vorrebbe ancora giustificare l’esperienza del sovietismo in particolari momenti della storia del secolo scorso quando, ormai, era evidente la deriva burocratica e staliniana.
Non c’è spazio per nessun autoritarismo, nessun “rossobrunismo”, nessuna confusione tra “patria” e “internazionalismo” nel comunismo di Rifondazione. C’è spazio per l’unità di una sinistra che riconosca la “nazione” come luogo di inclusione sociale per tutte e tutti coloro che vivono in un determinato territorio e che non percepiscono le frontiere come fenomeno divisivo. Una “nazione” che torna ad identificarsi, giacobinamente, col “popolo”, con la forza popolare che può sfuggire alle tentazioni di trovare soluzioni di destra a tutti quei problemi sociali che devono, invece, poter trovare una risposta da sinistra, una risposta dalle comuniste e dai comunisti.
Maurizio Acerbo, nel suo primo intervento dalla tribuna dell’Hotel Albornoz di Spoleto, chiudendo il X Congresso definisce così l’essere comuniste e comunisti oggi: “Tempo fa un giornalista mi era venuto incontro per intervistarmi su una delle lotte abruzzesi in difesa dell’ambiente. Una lotta che, poi, avevamo anche vinto. Nel corso dell’intervista mi ha chiesto: “Ma lei di che partito è?”. E io ho risposto: “Sono di Rifondazione Comunista”. E quello, sgranando gli occhi ha risposto: “Ma allora lei non fa politica. Lei è un poeta!”. Ecco, io credo – ha affermato il neo segretario nazionale del PRC – che questo sia il più bel complimento che ci si possa fare, che si possa fare ad un comunista.”.
Lidia Menapace ama la “via alcolica” (non alcolista) al comunismo, Maurizio Acerbo quella “poetica”.
E noi possiamo dire che tutte insieme, queste vie portano ad una reinvenzione di categorie che non sono del passato ma che sono del presente e che grazie alla generosa, disinteressata lotta di compagni come Paolo Ferrero, Eleonora Forenza, Lidia Menapace, Maurizio Acerbo e tutte e tutti gli altri, noi compresi, questa nostra comunità, la nostra Rifondazione Comunista andrà avanti nel suo cammino per provare ad essere utile all’Italia, alla sinistra, alla lotta contro il capitalismo. Semplicemente, per il comunismo.
Grazie a Paolo Ferrero per aver resistito e per aver fatto resistere tutto il Partito in questi difficili anni. Buon lavoro a Maurizio Acerbo. Non ti lasceremo solo in questa impresa. E ora… come si usava dire un tempo… “Al lavoro e alla lotta!”.

MARCO SFERINI

4 aprile 2017

foto tratta dalla pagina Facebook nazionale di Rifondazione Comunista

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