«Si sapeva che la Libia non rispetta i diritti umani»

Migranti. Minniti tira dritto nonostante l’Onu: «Tripoli non ha firmato la Convenzione di Ginevra»
Marco Minniti, ministro dell'Interno

L’Alto commissario Onu per i diritti umani martedì ha definito «disumana» la collaborazione tra Ue e Libia per fermare il flusso di migranti, mettendo sotto accusa soprattutto l’Italia e il suo appoggio alla Guardia costiera libica, attrezzata e sovvenzionata per riportare i migranti nei campi di prigionia. Il Viminale è rimasto in silenzio, la replica è arrivata ieri dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Dall’artefice degli accordi con Tripoli e con le milizie nessun passo indietro, visto anche il sostegno ottenuto dal segretario Pd, Matteo Renzi. «Il rispetto dei diritti umani in Libia non è questione di oggi – ha spiegato Minniti durante il question time alla Camera -, il paese non ha mai firmato la convenzione di Ginevra. Si tratta per noi di una questione irrinunciabile, su questo l’Italia sente l’assillo di agire».

L’Onu accusa l’Ue di non aver mosso un dito per difendere chi subisce le violenze dei trafficanti e poi di chi gestisce i campi di prigionia. Il ministro tira dritto: «Se oggi l’Unhcr ha potuto visitare 28 dei 29 centri di accoglienza presenti in Libia, individuando oltre mille soggetti a cui potrà essere riconosciuta la protezione internazionale, se l’Oim ha portato a termine dalla Libia oltre 9.353 rimpatri volontari assistiti, se c’è un piano italiano di aiuti ai sindaci libici, se stiamo procedendo a un bando per l’attività delle Ong in territorio libico, se i ministri dell’Interno dell’Europa e dell’Africa settentrionale hanno firmato un documento di impegni sui diritti dei migranti, lo si deve all’impegno del nostro paese e dell’Europa».

L’Onu chiede la cancellazione del reato di clandestinità, Minniti è prudente: «Per sconfiggere il traffico di essere umani bisogna aprire corridoi umanitari, con ingressi legali concordati con i paesi di provenienza». Ma sulla gestione delle frontiere punta sull’Agenzia Frontex in versione potenziata: «Si è proposto che il piano operativo 2018 abbia a oggetto la gestione complessiva dei flussi migratori del Mediterraneo, dal soccorso in mare sino al rimpatrio di coloro che non hanno diritto a permanere nel territorio europeo». E sul tema Minniti mostra i muscoli: nel 2017 sono stati rintracciati in Italia 39.634 migranti irregolari, più 15% rispetto al 2016, ne sono stati allontanati (tra rimpatri e riammissioni nei paesi d’origine) 17.405 (più 15,4%); sono stati espulsi in 93 (più 40%). Quanto ai Centri per i rimpatri, ne sono attivi 5, entro fine anno ne aprirà un sesto e «sono state già individuate altre 5 strutture».

Sulle responsabilità della Guardia costiera libica nessun accenno, tranne una salomonica dichiarazione sul naufragio del 6 novembre, costato la vita a 50 naufraghi perché la marina di Tripoli si rifiutò di cooperare con la Ong Sea Watch: «Le ricostruzioni dei fatti appaiono divergenti». Infine, sull’accusa di aver provocato morti in mare grazie all’allontanamento delle Ong per lasciare la gestione delle coste alla marina libica, il ministro squaderna i numeri: «L’Oim attesta che, dall’inizio dell’anno, risultano disperse 2.749 persone a fronte delle 3.793 del 2016. Tuttavia anche una sola morte è per noi inaccettabile».

La replica arriva dal deputato di Mdp, Arturo Scotto: «Serve un tagliando sulla missione che noi abbiamo sottoscritto con Tripoli, fin quando non sarà firmata la convenzione di Ginevra». Si fa sentire anche Emma Bonino, molto critica rispetto alle posizione di Minniti e Renzi sui migranti: «Bisogna aprire canali legali per l’accesso in Europa togliendo il reato di clandestinità e convincendo il governo della Libia ad approvare le convenzioni sui rifugiati».

ADRIANA POLLICE

da il manifesto.it

foto tratta da Wikimedia Commons

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