Una cosa è certa: nessuno andrà a curarsi i denti al Maxxi, museo nazionale delle arti del XXI secolo. Il posto vacante da presidente che per Statuto avrebbe dovuto coprire (per una transitoria reggenza) la odontoiatra e docente Raffaella Docimo – è lei, infatti, la consigliera più anziana del Cda, quota Fratelli d’Italia, candidata alle ultime Europee – resta per il momento tale. Vacante.

Dopo gli sberleffi social, politici e culturali che l’hanno travolta, Docimo ha rinunciato all’incarico, lasciando il testimone «indiziario» – non c’è ancora una nomina ufficiale – alla seconda in lista, la giornalista Emanuela Bruni, da poco nel management del museo dopo una carriera nel campo della comunicazione istituzionale e l’adesione all’euro come missione. È stata lei anche la «traghettatrice» dell’incontro a Pratica di Mare fra Putin e Berlusconi (e Bush) del 2002 nonché la candidata a sindaca di Frascati per il centrodestra nel 2021.

Nel frattempo, decaduto il presidente Giuli divenuto ministro in un battibaleno grazie all’insostenibile affaire Sangiuliano, decadono pure le altre cariche, compresa la direzione artistica di Francesco Stocchi, arrivato dall’Olanda solo un anno fa, cui va il merito di aver portato al museo di Zaha Hadid una mostra come Ambienti 1956-2010.

Environments by Women Artists II (pare la rassegna più visitata della storia del Maxxi) e, in collaborazione con il Guggenheim di Bilbao, quella dedicata a Giovanni Anselmo. Nulla vieta comunque che si agisca in continuità, riconfermando Stocchi.

Baraonda del Cda a parte, il Maxxi, nonostante il suo magro bilancio e la sua presenza appannata degli ultimi anni, si trova al centro di una grande partita: potrebbe rappresentare – insieme alla Biennale – il luogo più in vista dove far vetrina, «mostrare» quella capacità di visione culturale sempre rivendicata a destra, in modo maniacale e poi, in realtà, mai condotta a buon fine, forse impraticabile. In più, il balletto delle poltrone governative non aiuta a conseguire gli sperati risultati: si rischia l’impasse per mancanza di figure, l’auto-asfissia politica.

I nomi che circolano sono sempre gli stessi – da Sgarbi a Beatrice (ma quest’ultimo è già presidente della Quadriennale), a Bruno Guerri fino a Veneziani. La coperta è troppo corta, qualcuno è improponibile e l’effetto boomerang è dietro l’angolo.

ARIANNA DI GENOVA

da il manifesto.it

foto: screenshot tv