A Mirafiori l’ultimo sciopero spontaneo con corteo interno degli operai risaliva a 14 anni fa, nel pieno del durissimo scontro tra Sergio Marchionne e una Fiom Cgil che per cinque anni, dal 2010 al 2015, fu letteralmente espulsa dagli stabilimenti Fiat. Basta questo dato per capire l’impatto della presa di posizione degli operai della linea 500 elettrica, che hanno incrociato le braccia per un’ora e sono usciti in corteo dalla porta 2 dello stabilimento torinese.
Una protesta avviata al termine della partecipatissima assemblea organizzata dalla Fiom – in contemporanea con quella a Pomigliano – come primo atto di una campagna di ascolto in tutto il gruppo Stellantis, dopo le parole dell’ad Carlos Tavares che non ha dato alcuna garanzia sull’occupazione e sulla tutela degli stabilimenti italiani, in particolare proprio Mirafiori e Pomigliano.
“Mobilitiamoci come gli agricoltori – hanno proposto alcuni operai – il nostro futuro è incerto e non ci danno risposte”. Per certo, come racconta il segretario nazionale responsabile automotive dei metalmeccanici Cgil, Samuele Lodi, “la partecipazione alle assemblee è stata straordinaria, perché c’è forte preoccupazione per le dichiarazioni di Tavares. Una preoccupazione da affrontare in modo solidale, senza distinzioni di sigle sindacali”.
Le rassicurazioni del presidente del gruppo John Elkann sugli impegni italiani di Stellantis non convincono affatto gli operai della fabbrica torinese, dove alla cig prevista inizialmente dal 12 febbraio al 4 marzo si è aggiunto lunedì un ulteriore mese, dal 4 al 30 marzo, di cassa integrazione per 2.260 addetti delle linee della 500 elettrica e della Maserati. Così in assemblea il segretario generale della Fiom torinese Edi Lazzi, il numero uno della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, e Gianni Mannori responsabile Fiom Mirafiori, hanno fatto il punto di una situazione più che allarmante.
“Per quanto sappiamo oggi – ha spiegato Airaudo – dal 2027 Mirafiori non avrà più prodotti. Se non arriveranno nuovi prodotti e non ci sarà un’inversione di tendenza sul mercato europeo, la fabbrica sarà ridotta al lumicino”. E questo in una realtà dove “sono 17 anni che dura la cig, l’occupazione complessiva è passata da 20mila a 12mila lavoratori, e negli ultimi anni 1.500 impiegati, tecnici e ingegneri hanno lasciato l’azienda. Ora basta, vogliamo un piano per Mirafiori che ci porti a 200mila vetture, come richiesto dalla piattaforma unitaria, e dia garanzie occupazionali per il prossimo decennio”.
“Non possiamo assistere al lento, inesorabile spegnimento degli stabilimenti – tira le somme Lodi – Stellantis non può continuare a non dare risposte. Dopo la richiesta congiunta di Fiom, Fim e Uilm di un incontro alla presidente del Consiglio e all’ad Tavares, le lavoratrici e i lavoratori chiedono di continuare a mettere in campo iniziative che spingano le istituzioni a tutelare produzione e lavoro. Anche perché al momento il tavolo al ministero non ha prodotto i risultati sperati”.
RICCARDO CHIARI
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