La manovra non c’è ancora, la controfinanziaria sì. Il Pos, lo Spid e le altre cialtronate che hanno fatto capolino nella legge di bilancio sono state usate per occultare i contenuti reali di una manovra che attacca i poveri, favorisce l’evasione e aumenta le ingiustizie fiscali tra lavoratori dipendenti e autonomi, accentua la precarizzazione della forza lavoro e dà solo le briciole a sanità, istruzione e Welfare.
Il senso dell’azione del governo dell’estrema destra leghista e postfascista, e della sua maggioranza, può essere compreso da oggi leggendo online le 74 proposte avanzate dalle 51 associazioni che compongono la campagna Sbilanciamoci. La «Controfinanziaria» da quasi 54 miliardi di euro sarà presentata stamattina alla Camera e contiene una legge di bilancio sostenibile ed equa fondata sull’ambiente, i diritti e la pace.
L’opposto del governo Meloni che invece ha aumentato le spese militari (800 miliardi), fa sconti fiscali (con la «flat tax»), attacca i poveri (massacrando quella misura di Workfare chiamata impropriamente «reddito di cittadinanza») e estende l’uso del contante fino a 5 mila euro. La rottamazione delle cartelle fiscali sotto i mille euro è definita come un «atto indiscriminato» che favorisce sia coloro che non possono pagare, sia coloro che sono in condizione di farlo. Segna «l’abdicazione del ruolo dello Stato nell’assicurare la legalità e il rispetto del patto tra contribuenti e cittadini».
E poi c’è il sempre verde sogno degli speculatori cari alle destre sul Ponte sullo Stretto; il ritorno dei voucher e l’innalzamento del limite delle prestazioni occasionali da 5mila a 10mila euro; la riduzione dei fondi al servizio civile e alla cooperazione allo sviluppo dell’8%. Oggi il finanziamento è di poco superiore ai 150 milioni nel 2023 e nel 2024, somma che non è sufficiente a far svolgere il servizio civile a tutti i ragazzi e le ragazze la cui domanda è stata accolta: quest’anno 71 mila.
Sono interessanti le osservazioni di Sbilanciamoci sulla voce più «pesante» della manovra di quest’anno: le misure contro il caro-energia per 21 miliardi sui 35 complessivi. Questi fondi scadranno tra tre mesi. Dopo i quali, in assenza di un cambiamento del quadro macro e geo-economico della guerra e dell’inflazione, sarà necessario recuperare altre risorse, probabilmente dai tagli allo Stato sociale, alla sanità e dai salari.
Queste misure sono la continuazione di quelle adottata dal governo Draghi e non affrontano in modo strutturale il problema dei costi dell’energia, limitandosi a una misura parziale per la tassazione degli extra-profitti per di più limitata rispetto a quella fallimentare decisa da Draghi. La «Melonomics» non fa nulla sulle energie rinnovabili e conferma la dipendenza dal capitalismo fossile evocando trivellazioni, rigassificatori e dipendenze dagli imperialismi economici dei paesi del Golfo.
Oltre alla cancellazione della «flat tax» Sbilanciamoci propone una imposta patrimoniale progressiva a partire dallo 0,5% sui patrimoni sopra il milione e di euro e un’imposta di successione ispirata allo stesso principio. Prevista anche una riforma delle aliquote Irpef con l’aumento dell’imposizione fiscale dei redditi sopra i 100 mila euro (almeno al 50%) e la riduzione sotto i 28 mila.
In controtendenza con il militarismo egemone Sbilanciamoci propone la riduzione di 5,05 miliardi della spesa militare con risparmi sia sul personale che sulla produzione e acquisto di nuovi sistemi d’arma e riduzione delle missioni militari. E chiede di destinare almeno un miliardo di euro alla cooperazione allo sviluppo, rafforzando i finanziamenti per il servizio civile, i corpi civili di pace, la riconversione dell’industria bellica, la valorizzazione dei territori liberati dalle servitù militari.
Sull’istruzione la proposta è destinare almeno due miliardi di euro all’edilizia scolastica e ai livelli essenziali delle prestazioni. Si chiede l’introduzione di un reddito di formazione, la gratuità dell’università e il trasporto pubblico gratuito per gli studenti. E il rilancio della ricerca nel momento in cui rischiano di saltare 5 mila assegnisti di ricerca.
Sullo stato sociale Sbilanciamoci ipotizza un aumento al 7% del Pil destinato alla spesa per la sanità pubblica, l’aumento di 500 milioni per la non autosufficienza e per le politiche sociali, per il sostegno agli enti locali e per il diritto all’abitare che rischia di essere negato dalla mancanza di finanziamenti per il fondo per gli sfratti causati dalla morosità incolpevole. Sulle politiche migratorie è stata inoltre avanzata un’altra proposta in controtendenza: chiudere i Centri di permanenza per i rimpatri e destinare i conseguenti fondi a favore del soccorso in mare e di politiche di accoglienza diffusa.
Sul lavoro e sulle imprese è prospettato un aumento del fondo per l’occupazione e la formazione, un altro da 35 milioni per la sicurezza sui posti di lavoro. Strettamente legata è la proposta sull’ambiente: usare 4 miliardi di riduzione dei «sussidi ambientalmente dannosi» a favore di un fondo nazionale per la decarbonizzazione. Sarebbe questo un primo passo verso un’altra economia, la grande assente dal dibattito politico.
ROBERTO CICCARELLI
Foto di cottonbro studio