Non c’è niente di più urgente che dare rappresentanza al popolo della pace. Eppure la guerra in Ucraina, che sta ridisegnando il mondo, è il tema che i principali partiti preferiscono evitare o seppellire nella retorica». Michele Santoro lancia via social l’appuntamento di sabato sera alla Versiliana, dal titolo «E se spuntasse un arcobaleno?», dove lancerà un appello ultrapacifista insieme a Luigi de Magistris, Raniero La Valle e Ginevra Bompiani.
Il suo post è tutt’altro che ambiguo: «La Versiliana sarà un piccolo test per capire se quello mio e di Raniero è un sogno condiviso da molti. In quella occasione sarà chiaro se e in quale forma può cominciare ad esistere “il partito che non c’è”, se vale la pena presentare una lista alle elezioni europee».
L’obiettivo dunque è chiaro: sondare il terreno per capire se ci sono le potenzialità per dar vita a una lista che potrebbe creare problemi nell’area del centrosinistra, soprattutto ai 5 stelle e ai rossoverdi, che hanno votato contro l’invio di armi ma che, secondo Santoro, «non hanno messo il tema della pace in testa alla loro agenda politica», spiega al manifesto. «Il voto potrebbe essere un’occasione per segnalare l’esistenza di una opinione pubblica che si sente mortificata dai media e dalla politica del “così come stiamo, stiamo bene”. Riuscire a darle voce sarebbe un invito per tutti i partiti a tenerla veramente in conto».
Il popolare giornalista rispolvera una definizione degli anni Novanta, «il partito che non c’è», che fu lo slogan delle sue piazze tv negli anni Novanta, quando con Samarcanda combatteva le malefatte del pentapartito e sosteneva i giudici di Mani pulite.
Ora diventa l’evocazione di un soggetto pacifista tout court che, ancor prima di nascere, vuole scuotere i partiti dell’opposizione con «un grido di dolore». «Non sono contro i 5 stelle e apprezzo i passi avanti fatti da Schlein sul tema della pace. Ma nei partiti non c’è la consapevolezza della gravità di questa guerra, che sta distruggendo l’Europa, e delle conseguenze che sta già determinando in campo economico e sociale», il suo ragionamento.
«Che senso ha parlare di salario minimo se la guerra rischia di cancellare qualunque possibilità di fare politiche espansive e favore dei più deboli?» . Il suo obiettivo dunque è dare la scossa al centrosinistra: «Inutile soffermarsi sulle stupidaggini che scrive un generale se non si coglie la dimensione militare che sta assumendo la politica in Europa». E invita i partiti di area a «mettere da parte egoismi di bottega e personalismi», a evitare «reazioni aggressive» al suo progetto o «dare lezioncine».
Santoro sferza Sinistra italiani e Verdi, che hanno lanciato a inizio agosto un appello per allargare le loro liste per l e europee costruendo un’«Alleanza eco-sociale per il clima, la democrazia e l’uguaglianza». «Nel loro appello non compare la parola guerra, bisogna chiedersi perché», dice il conduttore. «Forse perché i Verdi tedeschi sono tra i più convinti nell’invio di armi a Kiev?». «Io non sono minoritario», dice il giornalista, «vorrei che riuscissimo a coinvolgere un grande numero di persone, dentro e fuori i partiti».
A fine settembre si tireranno le somme. «Valuteremo se ci sono le condizioni per fare una lista, vorrei che fossimo in grado di smuovere una parte del popolo che non vota, almeno il 2%. Dare rappresentanza a queste persone avrebbe conseguenze su tutto il sistema politico, rompere una cortina di indifferenza e rassegnazione». Lui sarà tra i candidati? «Non ho obiettivi personali, ho già fatto l’europarlamentare e dopo pochi mesi me ne sono andato. Ma farò quello che serve al progetto», dice Santoro.
De Magistris è convintamente della partita. «I ragionamenti di Michele sono in linea con il percorso che ha portato alla nascita di Unione popolare, che ha messo la pace in cima all’agenda fin dall’inizio. È fondamentale portare il fronte pacifista dentro le istituzioni di una Europa totalmente subalterna alla Nato». L’ex sindaco di Napoli frena sul nuovo soggetto politico: «Sabato non nascono liste, l’obiettivo è far capire che tutti gli altri temi, dall’inflazione al caro-energia, non si risolvono senza la fine della guerra. Noi siamo isolati tra i partiti, ma non nel sentire delle persone».
Arriva subito il via libera di Rifondazione, che è socio fondatore di Unione popolare e denuncia la «rimozione» del tema della guerra. «C’è un palese accordo tra un governo subalterno alla Nato e un’opposizione che fa finta che la guerra non ci sia». Di qui il plauso all’iniziativa di Santoro e La Valle che «rilancia la necessità di una presa di posizione politica e di un impegno chiaro per il cessate il fuoco, la trattativa, il disarmo, la pace», dice il segretario Maurizio Acerbo.
A 72 anni, dopo aver evocato per decenni l’idea di un impegno diretto in politica (già sfiorato nel 2004 con la candidatura europea nelle liste dell’Ulivo), stavolta il «partito di Santoro» sembra più vicino che mai.
ANDREA CARUGATI
foto: screenshot tv