Dodici ore di assedio, poi lo sgombero. La linea di Matteo Salvini passa a Roma, dove il Viminale ha censito quasi cento occupazioni di case nelle quali abitano circa 10 mila persone. Ne fa le spese una scuola del quartiere Primavalle, in via Cardinale Capranica, alla periferia settentrionale. Dal 2003 era diventata una casa per 78 nuclei, trecento persone tra le quali un’ottantina di minorenni. Lo sgombero era atteso, per questo era scattato il mutuo soccorso dei movimenti sociali e convocato un presidio: appuntamento all’alba. Le operazioni della polizia hanno cercato di anticipare la mobilitazione. Già nel corso della notte il quartiere era militarizzato e la zona accerchiata. «Abbiamo contato 45 camionette», racconta uno degli occupanti.
Quando il sole ha incominciato a illuminare il panorama urbano delle palazzine popolari, ai giornalisti era già impedito l’accesso e centinaia di uomini e donne solidali con gli occupanti tenuti a distanza. A quel punto si sono attivati flebilissimi canali diplomatici. È intervenuta l’assessora alle politiche sociali del comune di Roma, Laura Baldassarre, che ha promesso assistenza per le persone in emergenza abitativa. Solo che questa gente, che da quasi vent’anni vive da queste parti, qui vicino manda i figli a scuola e qui ha costruito la propria esistenza, non vuole andare in strutture destinate alle povertà estreme. È lo schema che si propone da quando governa Virginia Raggi: la lotta per il diritto all’abitare, che ha una storia decennale e tradizioni radicate, viene depoliticizzato e considerato una forma di marginalità. È un modo per non riconoscere legittimità a queste rivendicazioni, intenzione che la sindaca ha già dimostrato nei mesi scorsi, quando ha rifiutato di recepire una delibera regionale per le politiche della casa soltanto perché, oltre a stanziare 200 milioni di euro, disponeva che agli occupanti di case venisse riservato un posto nelle graduatorie per l’edilizia popolare.
Dunque, gli abitanti cercavano di resistere, una flebile trattativa veniva intavolata e intanto, al di fuori del cordone sanitario delle divise blu, un corteo non autorizzato protestava per le vie del quartiere. Verso le 10, una delle barricate allestite davanti all’occupazione per rallentare lo sgombero veniva data alle fiamme. Era il segnale che qualsiasi tentativo di strappare una collocazione alternativa era saltata. «Ci siamo trovati nella stessa situazione in cui eravamo finiti a piazza Santi Apostoli», raccontano gli occupanti. Il riferimento è all’accampamento di protesta allestito due anni fa al centro di Roma da un gruppo di persone sgomberate dal quartiere di Cinecittà. Anche allora, l’amministrazione decise che era affare per i servizi sociali e non di chi dovrebbe pianificare le politiche abitative.
Esattamente nel luglio di un anno fa, Salvini aveva risposto a un documento di Confedilizia, associazione di categoria degli imprenditori immobiliari, per affermare la sacralità e il diritto alla proprietà. È un principio che non coincide con quello affermato dalla Costituzione, che vincola l’esercizio dell’iniziativa privata ai fini sociali, ma che il ministro dell’interno ha imposto alla città di Roma e alla sua amministrazione, che ieri non ha preso parola rispetto a quanto accaduto. Davanti ai cancelli della scuola di via Cardinale Capranica si sono presentati i consiglieri regionali Marta Bonafoni, Paolo Ciani e Alessandro Capriccioli, il consigliere comunale e deputato Stefano Fassina, l’assessore alla cultura del municipio III Christian Raimo e il presidente del municipio VIII Amedeo Ciaccheri. Anche loro hanno preso atto dell’impossibilità di intavolare un dialogo. Non era servito neanche l’appello sottoscritto da una ventina di consiglieri regionali di centrosinistra e 5 Stelle che chiedeva di fermare gli sgomberi in assenza di alternative. Un funzionario di polizia parlando ad un megafono intimava agli occupanti: «Alla vostra situazione alloggiativa ci si penserà in un secondo momento». Dal comune assicurano che 145 persone hanno accettato la soluzione proposta loro dai servizi sociali, ma alle associazioni che seguono la vicenda risultano altri numeri. «Le offerte di soluzioni non si fanno con centinaia di poliziotti schierati. Altrimenti non è una trattativa: si chiama ricatto», lamenta Giuseppe De Marzo di Libera. La sua presenza testimonia la larghezza del campo sociale che si sta raccogliendo attorno alle occupazioni. Verso le 12.30 nello stabile occupato è entrato anche don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma.
Nel pomeriggio, gli occupanti e i movimenti si sono ritrovati a piazza Montecitorio, dove era convocato un presidio contro il decreto sicurezza bis. Resta l’immagine di genitori in lacrime e di ragazzini con pile di libri sottobraccio che passano davanti ai poliziotti in tenuta antisommossa. Restano tre arresti e diverse denunce, con Salvini che esulta e invoca «Galera per questi delinquenti». Adesso le forze dell’ordine potrebbero presentarsi dall’altra parte della città. La mannaia salviniana potrebbe cadere a Tor Marancia, in via del Caravaggio, dove vivono altre trecento persone.
GIULIANO SANTORO
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