Si allarga a molte compagnie aeree low cost lo sciopero di quattro ore di domani in Italia. Dopo la regina Ryanair (prima compagnia in Italia), tocca a Easyjet (seconda compagnia in Italia) e la rampante compagnia spagnola Volotea a conferma che le condizioni di lavoro insostenibili sono la regola nel post pandemia. «I lavoratori di EasyJet protesteranno contro la compressione dei diritti culminata in licenziamenti ingiustificati, la mancanza di solidità operativa a danno di passeggeri ed equipaggi e il totale degrado delle relazioni industriali».
Per quanto riguarda Volotea invece sciopero contro «una continua condotta antisindacale: richieste inaccettabili di riduzioni del salario e promozioni, contestazioni disciplinari in contrasto con la normativa italiana», annuncia la Uilt, unica sigla a scioperare in queste due compagnie.
Il modello comunque è quello fondato da Micheal O’Leary, un modello che inizia a scricchiolare e che lo sciopero di domani potrebbe iniziare a contrastare dall’interno. «Ryanair in Italia ha incredibilmente aumentato gli aerei durante la pandemia e ora sta tenendo ritmi di lavoro insostenibili», spiega Nicholas Dormia del dipartimento nazionale trasporto aereo della Filt Cgil che oggi terrà l’assemblea con i lavoratori a Orio al Serio, base principale della compagnia in Italia.
Dopo aver dovuto accettare gli odiati sindacati, Ryanair in Italia è comunque riuscita a dividerli, sfruttando le aperture di Fit Cisl (che difatti domani non sciopera) e di Anpac. Ma a testimoniare l’opacità della situazione c’è il fatto che nessuno sa quanti sono i dipendenti Ryanair e ancor meno si sa quanti hanno votato a favore dell’accordo del 2019 e del nuovo aggiornamento approvato con «ballot» pochi giorni fa.
Si stimano circa duemila assistenti di volo e 800 piloti. Qualcosa di più si sa sul contenuto dell’accordo, sulle modalità di assunzione e sulla stanchezza dei lavoratori. «Ryanair l’altro giorno ha festeggiato i 3 mila voli un giorno – continua Dormia – ma in pratica non assume più nessuno, spreme di più i propri lavoratori che si dividono in tre categorie: quelli di MaltaAir, la nuova compagnia con sede a Malta per pagare meno tasse; quelli dell’agenzia interinale Crewlink e i piloti sempre più a partita Iva: in pratica Ryanair in Italia non ha dipendenti diretti.
Il contratto firmato da Fit Cisl e Anpac prevede il prolungamento del Contingent agreement: durante la pandemia i salari sono stati ridotti per evitare licenziamenti ma ora questi sindacati accettano di prolungare le decurtazioni Covid fino al 2027 nonostante ora si lavori molto più che prima della pandemia».
La turnazione base degli assistenti di volo infatti è il cosiddetto 5-3: «Cinque giorni di lavoro consecutivo con quasi sempre quattro voli al giorno per un totale di 20 e soli tre giorni di riposo», spiega Dormia. Ritmi da Non si uccidono così anche i cavalli. «Ma diversamente dalle compagnie di bandiera dove un assistente può accampare la cosiddetta fatigue – “Sono troppo stanco e non posso assicurare la sicurezza in volo dunque non lavoro” – in Ryanair nessuno lo fa».
Ma qui, secondo i sindacati, la situazione sta diventando esplosiva e le cose potrebbero presto cambiare. «Siamo riusciti a far compilare un questionario dai lavoratori con un numero di risposte inaspettato – continua Dormia – . I racconti sono incredibili: diversamente da prima gli equipaggi si ritrovano sull’aereo e non a terra a lavorano per 12-13 ore senza sosta e l’azienda non fornisce neanche l’acqua che gli assistenti si devono pagare come i passeggeri o “riempire le borracce nei bagni”; negati i congedi parentali e l’uso della legge 104 per tutto il periodo estivo.
Una grave lesione dei diritti che abbiamo denunciato ma Ryanair con noi non parla, manda i suoi avvocati quando è costretta a partecipare ai tavoli di raffreddamento al ministero e ci dicono che non hanno interesse a rispondere alle nostre osservazioni. Così l’unica strada è lo sciopero», continua Dormia ma con un’importante novità.
«Rispetto a qualche anno fa, quando la minaccia di licenziamento era reale perché tanto il personale da assumere era molto, ora Ryanair non potrebbe sostituire i lavoratori, ancor di più nel pieno del periodo estivo, dunque il potere contrattuale dei lavoratori è altissimo e se realmente si mettessero assieme e scioperassero bloccherebbero i voli e Ryanair sarebbe costretta a fare molte concessioni», conclude Dormia.
Vedremo se domani le cose inizieranno veramente a cambiare.
MASSIMO FRANCHI
Foto di Marc Linder