Levata di scudi unanime contro Ryanair, che stavolta l’ha davvero fatta grossa: numerosi ministri – da Calenda a Delrio, da Poletti a Orlando -, il Garante degli scioperi e i sindacati hanno condannato la lettera con cui la compagnia leader nei voli low cost ha intimato a piloti e assistenti di volo di non incrociare le braccia il prossimo 15 dicembre. Lo sciopero, indetto per ottenere il riconoscimento dei diritti sindacali, è stato proclamato anche in Irlanda e Germania, ma la multinazionale guidata da Michael O’Leary ha minacciato esplicitamente che chi aderirà avrà in futuro turni più duri e «potrebbe anche perdere aumenti di stipendio, i trasferimenti richiesti e promozioni».
La lettera, firmata dal capo del personale Eddie Wilson e indirizzata a tutti gli equipaggi di cabina italiani, si conclude con una formula ultimativa: «Per favore continuate a lavorare secondo i turni per voi già stabiliti». Una vera dichiarazione di guerra, che ieri ha generato reazioni accesissime.
«È indegno», ha commentato per primo dal governo il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, «Non è il mio ambito di responsabilità – ha spiegato – Ritengo si dovrebbe intervenire. Non si può stare su un mercato, prendere i vantaggi e non rispettare le regole».
Bocciatura netta anche da parte del Garante degli scioperi, Giuseppe Santoro Passerelli, tra l’altro non sempre tenero rispetto agli stop indetti nei trasporti: «Le dichiarazioni dei vertici di Ryanair appaiono non conformi ai principi del nostro ordinamento, nel quale lo sciopero, se esercitato legittimamente, è considerato un diritto costituzionale – dice in una nota – La stessa Ryanair, in occasione di scioperi dei controllori di volo italiani richiede all’Enac (e ottiene) la protezione dei propri voli monogiornalieri “da e per le isole”. Rammento, infine, che la legge 146 censura quei comportamenti aziendali che possano determinare l’insorgenza o l’aggravamento del conflitto».
La lettera inviata ai piloti di Ryanair «è una cosa gravissima, non si può intervenire in questa modalità», rincara il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ricordando che lo sciopero «è un diritto garantito dalla Costituzione».
Condanna anche da parte di Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e da parte del titolare del dicastero di Grazia e Giustizia, Andrea Orlando. Quella di Ryanair «è una inaccettabile minaccia ai lavoratori per un sacrosanto diritto di scioperare costituzionalmente garantito», dichiara il primo. Mentre Orlando twitta: «Il diritto di sciopero è una conquista delle società democratiche. Minacciare i lavoratori è una pratica intollerabile. Non può esserci sviluppo senza la libertà dei lavoratori. La nostra Costituzione vale anche per #ryanair».
L’adesione allo sciopero, però, come è facile immaginare, è tutt’altro che scontata: se i piloti, in forza del loro ruolo e di un mercato migliore fuori dalla compagnia, hanno più agio nell’incrociare le braccia, la vera cartina di tornasole sarà quella di steward e hostess, al debutto nella protesta. Se l’attenzione mediatica si è concentrata – comprensibilmente – più sulla lettera della multinazionale che sullo stop degli equipaggi – un vero inedito, minacciare esplicitamente gli scioperanti – dall’altro lato è importante segnalare che per questi lavoratori poter scioperare è una novità assoluta.
Per i dipendenti italiani di Ryanair infatti non si applica il contratto nazionale – i pagamenti avvengono perlopiù attraverso una partita Iva irlandese – i pieni contributi sono una chimera e lo stesso sindacato è esplicitamente bandito dalla multinazionale: «Prima che Ryanair venga sindacalizzata, si ghiaccerà l’inferno», ha tuonato soltanto qualche mese fa patron O’Leary.
E così lo sciopero, in Italia come in Germania e in Irlanda, prima ancora che per rivendicare aumenti di salario è indetto innanzitutto per ottenere diritti sindacali e un contratto collettivo. Beni preziosissimi con i tempi che corrono.
I piloti dell’Anpac confermano lo sciopero, previsto domani per quattro ore, dalle 13 alle 17: «Dopo quello che è successo, siamo ancora più motivati», afferma il coordinatore nazionale Riccardo Canestrari. Allo stesso modo sono determinati a procedere gli aderenti alla Fit Cisl: «La compagnia dimostra ancora una volta arroganza e spregiudicatezza».
Secondo Susanna Camusso, segretaria della Cgil, «uella di Ryanair «è una forma d’intimidazione e ricatto, intollerabile soprattutto sul piano democratico». La Cgil ha invitato il governo a intervenire «per difendere le leggi del nostro Paese: dovrebbe farlo ancora di più perché Ryanair riceve numerosi finanziamenti pubblici».
Condannano il comportamento di Ryanair anche diversi partiti, dal Pd a Liberi e Uguali, fino all’M5S. Per Michele Anzaldi (Pd) «si dovrebbe valutare se non sia il caso di togliere gli slot italiani alla compagnia». Per Nicola Fratoianni, di Lu, «il governo deve agire al di là dei pistolotti morali». Per Luigi Di Maio (M5S) «è il momento di rivedere i contratti» di lavoro.
ANTONIO SCIOTTO
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